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Il ritratto del duca

di ANNA SCHMIDT

Dopo la perdita del patrimonio di famiglia e la rottura del fidanzamento senza amore con un magnate di affari di Boston, Jeanne Witherspoon è fuggita a Parigi per dipingere e frequentare solo anime a lei affini. Quando fa la conoscenza di un duca inglese che condivide il suo amore per l’arte le basta avere la sua amicizia, nonostante sia sempre più attratta da lui.

Ma un tragico segreto ha seguito il duca August Groton-Hames fino a Parigi, e i pettegolezzi si diffondono a macchia d’olio quando commissiona il proprio ritratto a Jeanne. E’ possibile che le sue intenzioni nei confronti di Jeanne non siano del tutto onorevoli?

9

Jeanne arrivò a casa del duca armata di album da disegno e una riserva più che abbondante di carboncini. Seguì Charles nel giardino d’inverno, dove il maggiordomo l’aiutò a sistemare la sedia in ferro battuto nella posizione giusta per avere la luce migliore. E poi Jeanne aspettò. E aspettò…

Dopo mezz’ora cominciò a perdere la pazienza. Arrivò Charles con il vassoio del tè e le scuse del duca per il ritardo. Tre quarti d’ora dopo Jeanne era tentata di prendere le sue cose e andarsene. «Un minimo di educazione, suvvia!» brontolò, fremente di rabbia mentre ficcava gli attrezzi nella cartella e si strappava di dosso il camice che indossava sempre per evitare di sporcare gli abiti con i pastelli o il carboncino.

«Avete ragione, Miss Witherspoon.»

Jeanne si girò di scatto. E c’era lui, vestito da cavallerizzo, con i capelli scompigliati dal vento e la carnagione arrossata perché era stato all’aria aperta.

«Siete stato a cavallo?» Non riuscì a controllare la collera. Duca o no, se l’era presa comoda, dando per scontato che l’avrebbe trovata ad aspettarlo.

«Ci vado ogni mattina» rispose, avvicinandosi come per impedirle di andarsene. Con quegli abiti informali era ancora più attraente che quando era elegante. Era veramente l’uomo più bello che avesse mai visto.

«Forse dovreste tenere a mente i vostri impegni ippici prima di prendere un altro appuntamento» borbottò.

«E se vi dicessi che il cavallo della mia accompagnatrice è scappato e ho dovuto inseguirlo?»

Accompagnatrice. Aveva un’accompagnatrice? «Possiamo vederci un’altra volta, Vostra Grazia. Chiaramente la vostra mattinata ha preso una piega inaspettata. Ora vado, non disturbatevi.»

«Avete un altro impegno prima di pranzo?»

«No, ma…»

«Neppure io.» Si sedette sulla sedia. «Sembrerebbe che abbiamo il resto della mattina per noi, Miss Witherspoon. Come vogliamo cominciare?»

Jeanne era ammutolita. Gli uomini erano tutti così autoritari? Così noncuranti del fatto che il tempo di una donna potesse avere valore anche se non aveva programmi precisi? Gabriel Hunter era stato così presuntuoso, e ora anche quest’uomo, il duca…

Lui sollevò un sopracciglio e sorrise. «Vi ho fatto inquietare, e me ne scuso.»

Jeanne valutò le alternative. Avrebbe potuto uscire sdegnata e rinunciare alla possibilità di farsi un nome come vera artista, oppure rimanere, disegnare qualche schizzo e sperare che lui apprezzasse abbastanza da incaricarla di dipingergli un ritratto.

«Niente affatto» disse, soave, aprendo l’album su un foglio bianco prima di posarlo per mettersi il grembiule.

«Che avete qui?» Il duca aveva preso il blocco e l’aveva riaperto alla prima pagina, poi l’aveva sfogliato lentamente, guardando i disegni che Jeanne aveva fatto la sera prima. «E questi? Quando li avete fatti?»

«Li ho disegnati a memoria. È una mia abitudine, prima di una seduta di posa. Vi prego, sono solo per me, non per farli vedere. Faccio pratica, come un musicista che si esercita nelle scale.»

«Eppure, sono notevoli. È come guardarsi allo specchio.»

«Oh, no, Vostra Grazia. Sono fatti male.» Si chinò sulla sua spalla e indicò. «Vedete, la fronte è troppo pronunciata e…» Lui si girò e alzò lo sguardo verso di lei; Jeanne si accorse che avevano i visi troppo vicini. Indietreggiò e finì di abbottonare il grembiule. «Non sono giusti» concluse.

«Non sminuite il vostro talento, Jeanne. Dio vi ha fatto un dono speciale e non va bene denigrare una tale benedizione.»

Jeanne. Pensò che nessuno aveva mai pronunciato il suo nome con tale rispetto e sincera ammirazione.

«Siete molto gentile a dirlo, Vostra Grazia.»

«August» la corresse lui. «A quanto pare siamo destinati a trascorrere molte ore insieme, Jeanne, e spero che la nostra conoscenza possa evolversi in un’amicizia più stretta. Non facciamo cerimonie, se non vi dispiace.»

«Va bene. Come desiderate… August.»

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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