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Il ritratto del duca

di ANNA SCHMIDT

Dopo la perdita del patrimonio di famiglia e la rottura del fidanzamento senza amore con un magnate di affari di Boston, Jeanne Witherspoon è fuggita a Parigi per dipingere e frequentare solo anime a lei affini. Quando fa la conoscenza di un duca inglese che condivide il suo amore per l’arte le basta avere la sua amicizia, nonostante sia sempre più attratta da lui.

Ma un tragico segreto ha seguito il duca August Groton-Hames fino a Parigi, e i pettegolezzi si diffondono a macchia d’olio quando commissiona il proprio ritratto a Jeanne. E’ possibile che le sue intenzioni nei confronti di Jeanne non siano del tutto onorevoli?

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«Miss Witherspoon, questa tinta vi si addice alla perfezione.» Il duca la fece accomodare su una delle due poltroncine libere, poi indicò l’altra a Yves. «Vi auguro buona serata.»

«Non vi trattenete con noi?» sbottò Jeanne.

«Ho altri programmi. Ripasserò a salutarvi all’intervallo.»

«Ci avete dato i vostri biglietti» intuì Jeanne. «Ma…» Lui le sorrise. «Ci rivedremo all’intervallo.» Poi scomparve oltre le pesanti tende di velluto che la maschera stava chiudendo all’ingresso del palco.

«Sei un’incorreggibile civetta!» la rimbrottò scherzosamente Yves.

«Che male faccio? E poi devi ammettere che il duca è molto attraente.»

Yves le prese la mano. «Fai attenzione, chérie. Lord Groton-Hames non è uno sciocco. Non puoi irretirlo con le tue grazie e invischiarlo nella tela che può avere tessuto la tua mente maliziosa…»

«Mi fai sembrare una perfida calcolatrice! Sto semplicemente…»

«Facendo quello che ti riesce bene quando hai a che fare con un bell’uomo» la interruppe lui. «Ma il duca non ti ammira solo per la tua bellezza, e forse dovresti considerarlo un complimento ancora più importante.»

Malgrado amasse il balletto, Jeanne non riuscì a concentrarsi. Seguì con lo sguardo il duca che percorreva il corridoio centrale della platea, attirandosi sguardi e commenti sussurrati, per poi andare a sedersi all’ultimo posto di una fila. Le luci in sala si abbassarono e si alzò il sipario ma Jeanne seguì distrattamente lo spettacolo perché era molto più attenta al fatto che, quando spostava lo sguardo, vedeva che il duca guardava lei e non il palcoscenico.

Pensò al commento di Yves. Era assurdo pensare che quell’uomo potesse diventare il suo benefattore. Su quali basi? Un complimento per un suo disegno? Difficile. Non poteva negare di essere lusingata dalle sue attenzioni, ma per esperienza sapeva che certe premure erano solitamente segno di un interesse romantico. E non era proprio quello che aveva giurato di evitare quando era fuggita a Parigi?

Vedendo che il duca la guardava, si girò per non dare adito al dubbio che anche lei lo stesse osservando. Erano come due contendenti che si studiavano per valutare ognuno l’abilità del proprio avversario in vista di chissà quale premio. Non sapeva come né perché, ma Jeanne era sicurissima che Lord Groton-Hames fosse destinato a entrare nella sua vita.

Quando si accesero le luci e il pubblico si alzò per defluire nei corridoi e nel foyer, Jeanne vide che il duca non era l’unico a guardarla. Diversi occupanti dei palchi vicini si chiedevano evidentemente chi fosse, e perché il duca le avesse ceduto il palco per quella serata di gala. Jeanne detestava essere al centro di pettegolezzi e scandali. Ne aveva avuti più che a sufficienza quando suo padre aveva mandato in rovina la famiglia. Si alzò di colpo e passò davanti a Yves. «De… devo…» balbettò.

Yves balzò subito in piedi. «Ti senti male?»

«No, ma ho bisogno di aria. Scusami.» Si precipitò verso l’uscita e andò a sbattere direttamente contro il candido panciotto inamidato di Lord Groton-Hames.

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