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Il ritratto del duca

di ANNA SCHMIDT

Dopo la perdita del patrimonio di famiglia e la rottura del fidanzamento senza amore con un magnate di affari di Boston, Jeanne Witherspoon è fuggita a Parigi per dipingere e frequentare solo anime a lei affini. Quando fa la conoscenza di un duca inglese che condivide il suo amore per l’arte le basta avere la sua amicizia, nonostante sia sempre più attratta da lui.

Ma un tragico segreto ha seguito il duca August Groton-Hames fino a Parigi, e i pettegolezzi si diffondono a macchia d’olio quando commissiona il proprio ritratto a Jeanne. E’ possibile che le sue intenzioni nei confronti di Jeanne non siano del tutto onorevoli?

14

La mattina dopo Jeanne arrivò presto e passò oltre il sentierino del giardino che portava al piccolo atelier che August le aveva sistemato nella serra. Invece puntò direttamente verso la porta d’ingresso e bussò energicamente diverse volte con il batacchio riccamente ornato.

«Miss Witherspoon» l’accolse Charles, impassibile come sempre, ma chiaramente incuriosito dal suo arrivo improvviso alla porta. «Temo che Sua Signoria sia impegnato. Non vi ha informato che questa mattina non potrà posare per voi?»

In effetti Jeanne l’aveva dimenticato. «No… Sì… Aspetterò.» Posò la borsa di tela e l’album da disegno su una delle due panche di pelle imbottita all’ingresso, poi si sedette.

Charles cominciò a perdere il suo abituale sussiego. «Potrebbe volerci del tempo prima che Sua Signoria…»

«Aspetterò» ripeté Jeanne. «Grazie, Charles.»

«Benissimo, miss.» Charles lanciò un’occhiata verso la porta chiusa della biblioteca di August. «Gradite una tazza di tè mentre aspettate?»

«Grazie, molto volentieri.»

Visibilmente sollevato dal fatto di avere un’incombenza, Charles si allontanò, diretto verso la cucina. Mentre una pendola sottolineava ticchettando i secondi che passavano, Jeanne vide due cameriere che lucidavano i mobili e i candelabri di ottone sul pianerottolo.

«È molto graziosa» disse una. Jeanne tese l’orecchio per ascoltare, contenta del fatto che i domestici di August fossero in buona parte inglesi.

«Credi che la sposerà?»

«Mah, ho sentito dire che la famiglia ha perso tutto e ora è spiantata, e lei è venuta a Parigi a trovarsi un marito ricco. Il duca farebbe certamente al caso suo.»

Jeanne s’irrigidì, irritata. Era possibile? C’era davvero chi credeva che cercasse di sedurre il duca per farsi sposare? Si alzò e si avvicinò rapidamente ai piedi delle scale, ma le domestiche si erano spostate.

Si udì un tonfo che proveniva dalla biblioteca, seguito da risatine infantili e poi da uno schianto e da un grido. Jeanne si avvicinò in punta di piedi alla porta e la socchiuse appena. Vide tre bambini rannicchiati tutti insieme sotto un massiccio tavolo al centro della stanza. Il leggio su cui poggiava un voluminoso dizionario si era rovesciato, e sul pavimento erano sparse pile di mappe e libri. Jeanne decise d’intervenire per porre fine a quello scempio: i bambini rischiavano di distruggere cose di valore.

Entrò nella stanza e chiuse la porta facendola sbattere minacciosamente. I bambini che ridacchiavano trasalirono per il colpo. «Insomma, bambini!» cominciò, ma prima che potesse rimproverarli si sentì afferrare e sollevare di peso da dietro.

«Mettetemi giù immediatamente!» intimò, divincolandosi per voltarsi verso la persona che l’aveva catturata. «August?»

Il duca non portava il colletto inamidato e aveva le maniche della camicia arrotolate e una benda sugli occhi. Mise giù Jeanne poi si sollevò la benda sulla fronte.

«Zio Augie, così sembri un pirata!» esclamò una bimba.

«Ha ragione» annuì Jeanne, sforzandosi di non ridere anche lei.

«Sei venuta a giocare con noi?» le chiese un altro, tirandole la gonna. Jeanne abbassò lo sguardo e vide un bambino di sei o sette anni.

«A che cosa giocate?»

«A moscacieca» rispose la bambina, che era la più grandicella. «Ora che lo zio ti ha fatto prigioniera, tocca a te bendarti.»

Sorridendo sornione, August le porse la benda di seta e Jeanne non poté esimersi dal prenderla e metterla sugli occhi, sorridendo. I bimbi si diedero alla fuga in tutte le direzioni strillando contenti mentre August la prendeva per le spalle e la faceva girare diverse volte su se stessa per farle perdere l’orientamento.

Quando si staccò da lei, Jeanne si voltò di scatto, sicura di trovarlo ancora dietro di sé e agguantarlo. Però le sue mani strinsero solo l’aria. Avanzò lentamente nella stanza, sbattendo contro i mobili e sentendo che rovesciava qualcosa passando. Avrebbe potuto catturare con facilità uno dei bambini seguendo la direzione delle loro risatine, ma aveva in mente una preda più grossa.

Quando strinse la mano su una massa solida che sembrava un braccio muscoloso, esclamò in tono trionfante: «A-ha!».

Si strappò la benda dagli occhi e vide che aveva fatto prigioniera un’armatura antica.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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