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Il ritratto del duca

di ANNA SCHMIDT

Dopo la perdita del patrimonio di famiglia e la rottura del fidanzamento senza amore con un magnate di affari di Boston, Jeanne Witherspoon è fuggita a Parigi per dipingere e frequentare solo anime a lei affini. Quando fa la conoscenza di un duca inglese che condivide il suo amore per l’arte le basta avere la sua amicizia, nonostante sia sempre più attratta da lui.

Ma un tragico segreto ha seguito il duca August Groton-Hames fino a Parigi, e i pettegolezzi si diffondono a macchia d’olio quando commissiona il proprio ritratto a Jeanne. E’ possibile che le sue intenzioni nei confronti di Jeanne non siano del tutto onorevoli?

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August la condusse verso una panchina sotto un albero e aspettò che si sedesse, poi fece un respiro profondo mentre guardava uno scoiattolo che scappava via. «Da dove cominciare…» mormorò.

«Dal ritratto» rispose Jeanne, rendendosi conto che non voleva rendergli difficile la situazione, per motivi che non comprendeva appieno.

«Il dipinto dovrà essere esposto in una galleria del Musée d’Orsay per la mostra celebrativa d’inizio secolo. Donerò tutta la mia collezione al museo.»

«Oh, August, che gesto generoso! A maggior ragione dovreste farvi fare il ritratto da un bravo artista.»

«Per questo ho scelto voi. Quel giorno al caffè ho notato come avevate catturato lo spirito più intimo di LeClercq oltre alle sue fattezze esteriori. Dal vostro semplice schizzo traspariva la sua delicatezza quasi da elfo.»

«E quale caratteristica intima volete far vedere a tutti nel vostro ritratto?»

«L’innocenza» rispose lui, sedendosi sulla panchina, rivolto verso di lei. «Jeanne, vorrei che, guardando il ritratto, tutti capissero che non ho avuto niente a che vedere con la morte di Gerta.»

«Ma Yves ha detto che c’è stata un’inchiesta e che siete stato prosciolto.»

«Forse ufficialmente, ma non nella mente degli altri. Tanti credono che siano state la mia ricchezza e la mia posizione sociale a influenzare il verdetto.»

Jeanne gli prese il volto tra i palmi e lo costrinse a guardarla, poi lo fissò negli occhi per qualche secondo. «Ditemi che cosa è accaduto quel giorno.»

«Gerta mi ha proposto di fare una gita in barca a vela. Aveva preparato un picnic e mi ha chiesto di non portare nessuno come equipaggio perché mi voleva tutto per sé. Le ho detto che, secondo le previsioni, il tempo sarebbe peggiorato nel pomeriggio, ma lei ha insistito.»

«Ed era insolito per lei?»

«Con il senno di poi, sì. A volte Gerta aveva momenti di tristezza e depressione, ma quel giorno era particolarmente allegra. Forse ero così contento di vederla tanto serena e vivace da volerla accontentare.»

«E siete andati in barca.»

«All’inizio era bel tempo, m poi si è levato il vento e il cielo si è rabbuiato. Le ho detto che sarebbe stato meglio rientrare ma lei mi ha pregato di continuare. A ripensarci, in seguito ho notato cose di cui non mi ero accorto in quel momento.» Gli si riempirono gli occhi di lacrime e Jeanne le asciugò con i pollici.

«Continuate.»   

«È andata a preparare il picnic. Le ho detto di fare attenzione, e che avrei cercato un punto riparato in cui fermarci per fare il picnic e aspettare che il tempo migliorasse. Lei si è girata e ha alzato una mano. Credevo che fosse un cenno di assenso, invece era un addio.»

«E si è buttata?»

«Sì, mentre governavo la barca. Non ho sentito il tuffo e non mi ero reso conto che non ci fosse più. Poi ho pensato che fosse caduta in acqua. Ero pazzo di angoscia. Ho ancorato la barca più in fretta possibile e mi sono tuffato per cercarla, ma il vento aveva smosso la melma nell’acqua e non si vedeva niente. Mi hanno aiutato dei pescatori della zona ma è stato inutile.»

«Come sapete che non sia caduta e che non sia stato un tragico incidente?»

«Perché…» Gli si spezzò la voce. «Perché quando sono risalito a bordo ho visto che il cestino da picnic era aperto e vuoto. Intorno non c’erano cibarie, ma ero stato io a portarlo in barca ed era pesante, tanto che avevo scherzato con lei sul fatto che avesse portato troppo da mangiare. Poi il suo corpo è stato rinvenuto con sacchetti di pietre legati alla vita e nelle tasche.»

Spinta dall’istinto, Jeanne abbracciò August. «Dovevate amarla tanto!»

«Il problema è proprio questo, Jeanne. Io non l’amavo affatto.»

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