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La strada del desiderio

di MEGAN HART

Un viaggio in macchina.
Per Molly rappresenta la libertà.
La libertà di essere la persona che vuole essere. La libertà di fare le sue scelte. La capacità di apprezzare le cose di suo gusto.
Non ci sono limiti né imposizioni o regole. Solo possibilità. Occasioni. Immaginazione.
Perciò quando un uomo imponente, un bel tenebroso, le passa accanto come se fosse il padrone del mondo, accende il desiderio di Molly, potente e ardente come il motore della sua Impala. E lei può lasciar scorrere sfrenato quel desiderio in tutti i modi che vuole.
Tutti.

 

3

Le ricordò quando era al ballo della scuola con le amiche e aveva notato un bel ragazzo che seguiva il corso di matematica con lei. L’aveva visto di sfuggita in un angolo, poi era andata a sbattere con lui al tavolo del buffet, e l’aveva cercato con ansia tra le coppie che ballavano in pita. E infine… finalmente! Aveva sentito battere su una spalla, si era girata ed eccolo là, a invitarla a ballare insieme l’ultima canzone della festa. Era sempre Stairway to Heaven.

Da cinquanta chilometri giocava a rincorrersi con il tizio al volante della Impala. Lui accelerava e la sorpassava, poi lei lo raggiungeva e lo superava. A volte procedevano affiancati per un paio di minuti. Era una corsa automobilistica, ma senza il traguardo.
Mentre guidava, Molly lo scorgeva a tratti, e ogni volta le sembrava più bello. Con quei capelli, quel sorriso, un’ombra di barba, gli occhiali da sole. Il giubbotto di pelle marrone. L’auto potente e sexy. Era la perfezione avvolta in una confezione di rude cuoio, e più lo guardava e più le sue fantasie diventavano bollenti.

Aveva mani grandi. Non era la sua immaginazione, le vedeva bene mentre stringevano il volante. Mani così potevano facilmente stringerle entrambi i polsi in un pugno solo – e un uomo come lui l’avrebbe fatto, oltretutto. L’avrebbe sbattuta contro il muro, le avrebbe allargato le gambe con un ginocchio e le avrebbe bloccato le mani sopra la testa. La barba corta le avrebbe graffiato la pelle tenera del collo quando l’avesse baciato, affondandovi i denti con la pressione giusta, tanto per farla trasalire.

L’avrebbe presa lì, in piedi contro il muro, con la stessa facilità che se fossero stati sul letto, sorreggendole il sedere con una mano. Lei gli avrebbe cinto i fianchi con le gambe e avrebbe potuto guardarlo negli occhi, e avrebbe sentito il suo respiro sul volto quando lui avesse invocato il suo nome ansimando.

Quell’immagine svanì quando furono rallentati dal traffico che incontrarono. La Impala rimase indietro, lasciando parecchio spazio tra sé e le auto incolonnate davanti. Molly poteva vederlo allo specchietto, che tamburellava sul volante al ritmo di una musica che però lei non poteva sentire perché aveva alzato il finestrino. Non poté fare a meno di lanciargli un’occhiata quando lo superò a sinistra. Appena lui ebbe spazio, s’immise nella sua corsia, dietro di lei.

Dietro. Era come le piaceva. Molly immaginò di essere a quattro zampe mentre lui la penetrava da dietro, riempiendola tutta, e le passava una mano davanti per massaggiarle il clitoride che pulsava. Lei avrebbe stretto spasmodicamente le lenzuola nei pugni, spiegazzandole, e si sarebbe spinta all’indietro verso di lui, per spronarlo ad affondare più profondamente. Con più forza. L’avrebbe sfondata, accarezzandola fino a farla venire.

«Dio…» mugugnò. Al suono della sua voce, quella fantasia erotica si dissolse. Molly si sforzò di concentrarsi sulla strada. Però non riusciva a liberarsi da quel pensiero… «Scommetto che ci dà dentro come un martello pneumatico.»

Dirlo ad alta voce la fece arrossire… e le infiammò anche altre parti del corpo. Però non voleva essere ipocrita e fingere di non pensarlo. Da troppo tempo non si concedeva neppure di notare un altro uomo. Aveva avuto troppa paura. Ammettere, anche solo con sé stessa, di cercare qualcosa di nuovo equivaleva a confessare che non le bastava quello che aveva.

Quello che aveva avuto.

Be’, ora non aveva più nulla. Niente Peter, niente casa, niente preparativi per le nozze. Niente luna di miele alle Bahamas. E niente lavoro. Aveva solo quella macchina, con tutto ciò che possedeva ammassato nel portabagagli e sul sedile posteriore, e abbastanza soldi per tornare a Philadelphia dove forse aveva ancora un lavoro e un appartamento ad attenderla, o forse no.

Be’, non aveva solo quello, si disse mentre toccò a lei di essere sorpassata dalla Impala. Ora aveva anche una fantasia. Ed era ora di concretizzarla…

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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