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La strada del desiderio

di MEGAN HART

Un viaggio in macchina.
Per Molly rappresenta la libertà.
La libertà di essere la persona che vuole essere. La libertà di fare le sue scelte. La capacità di apprezzare le cose di suo gusto.
Non ci sono limiti né imposizioni o regole. Solo possibilità. Occasioni. Immaginazione.
Perciò quando un uomo imponente, un bel tenebroso, le passa accanto come se fosse il padrone del mondo, accende il desiderio di Molly, potente e ardente come il motore della sua Impala. E lei può lasciar scorrere sfrenato quel desiderio in tutti i modi che vuole.
Tutti.

 

12

A un certo punto lungo la strada aveva cominciato a piovere. Quell’acquazzone fastidioso e incessante che faceva venire voglia di tagliarsi le vene. Il buio aveva peggiorato la situazione; i tergicristalli erano al massimo ma la visuale della strada si offuscava di nuovo a ogni passata.

Alla fin Molly si arrese. Per quella sera non poteva più proseguire, anche a costo di essere in ritardo rispetto alla tabella di marcia che si era imposta. Non era esausta, ma stanca sì. Tra la pioggia scorse appena il cartello che indicava la destinazione della sua sosta. Bedford, Città dei Motel.

Era passata per città che avevano meno attrattive di cui vantarsi. Non perse tempo a fare raffronti, e si fermò davanti al primo motel che incontrò. Era un motel vecchio stampo, non uno di quelle nuove catene che offrivano WiFi gratuito e a colazione muffin che sapevano di cartone, ma era del genere che faceva la felicità dei serial killer.

«Cazzo.» Quella parola parve particolarmente dura con la pioggia che batteva sul tettuccio dell’auto. Sarebbe stata fortunata se non fosse stata assassinata nel sonno.

Prese la borsetta e il borsone dal sedile posteriore e corse verso l’ufficio del motel, coprendosi la testa alla buona con una vecchia cartina stradale. Fu inutile, perché quando entrò era bagnata fradicia. Per fortuna, l’impiegato la tranquillizzò; non sembrava un tipo che voleva emulare Norman Bates. Le porse la chiave di una stanza in fondo e le indicò la direzione del distributore automatico e di quello del ghiaccio, poi si girò con scarso interesse verso il reality che stava guardando alla TV a basso volume.

La stanza la sorprese piacevolmente. L’arredamento era vecchiotto, ma almeno era tutto pulito. Un letto a una piazza e mezza occupava la maggior parte dello spazio, ma il televisore era nuovo e la camera non aveva un odore troppo sgradevole.

Il letto la chiamava, ma prima Molly voleva fare una doccia. Quando fosse stata sotto il getto d’acqua non avrebbe potuto ignorare quello che era accaduto, ma non importava. Avrebbe versato qualche lacrima. La giornata era andata così. Cavoli, tutta la settimana era andata così… tutto il mese, l’anno, a dire il vero.

Non era una donna respinta, né un’amante piantata. Era stata lei a lasciare Peter, un uomo che qualsiasi donna sarebbe stata felice di avere. Mentre si piazzava sotto il getto potente dell’acqua meravigliosamente calda, pensò che il problema fosse che non era stata disposta a rinunciare a niente per avere Peter.

Le lacrime che si aspettava di versare non arrivarono. Forse era veramente una stronza senza cuore, come l’aveva accusata Peter.

A occhi chiusi, si protese sotto il getto d’acqua, sperando che facesse scorrere via tutti i dubbi. Aveva commesso un errore? Si era rovinata la vita? Aveva buttato via tutto quello che contava per cercare di soddisfare un desiderio tanto vago e indistinto da non potergli dare un nome?

No, non poteva pensare alla sua decisione da quel punto di vista, e ignorare i motivi per cui era stata costretta ad andarsene. Ogni giorno con Peter aveva perso un po’ di sé stessa. Ogni notte in cui aveva dormito al suo fianco sul letto che lui aveva scelto, tra le lenzuola che lui preferiva, nella casa che lui aveva comprato, Molly aveva sognato persone e posti che non aveva mai visto.

Però aveva represso quelle insoddisfazioni; erano fantasie che tutti avevano, ma non concretizzavano. Però quei sogni avevano smesso di essere ridicoli l’ultimo giorno in cui aveva provato l’abito da sposa. Non le stava bene, per quanto la sarta si affannasse a sistemarlo, appuntandolo e facendo orli. Le maniche erano strette e il pizzo alla gola la soffocava.

Ma, soprattutto, Molly non aveva riconosciuto la donna che vedeva allo specchio. Non sorrideva, e i solchi ai lati della bocca erano profondi, con una piega amara. Era una donna che non sorrideva da tantissimo tempo. E lei la detestava.

Perciò si era tolta il vestito, l’aveva dato alla sarta ed era tornata a casa. Aveva fatto i bagagli, raccogliendo le poche cose che aveva portato a casa di Peter, e gli aveva detto che lo lasciava.

Non era stato bello.

A ripensarci ora, Molly avrebbe voluto pentirsi di averlo ferito. Era stato buono con lei, nei limiti di quello che era. Non era colpa sua se qualsiasi cosa Peter facesse non era mai abbastanza per lei.

«Pretendi che ti legga nel pensiero!» l’aveva accusata Peter, mentre lei si dirigeva verso la porta. «Ti aspetti che sappia quello che vuoi!»

Sentendo quel commento, Molly si era bloccata sulla soglia, urtando lo stipite con la valigia mentre si girava. «No, Peter» aveva obiettato con tutta la gentilezza possibile. «Non pretendo che tu mi legga nella mente, ma che tu mi conosca.»

Peter non aveva potuto replicare a quello, ma Molly non si aspettava una risposta. Come poteva conoscerla, se neppure lei conosceva sé stessa?

Però ora ne aveva la possibilità, un’occasione di creare la persona che voleva essere.

Anche una che appannava i finestrini della Impala di uno sconosciuto sexy.

Mentre era sotto la doccia, sentiva ancora la pelle ipersensibile sotto le dita, e i capezzoli s’inturgidirono mentre passava sui seni le mani scivolose per il sapone. Ricordava sin troppo bene quanto erano caldi i palmi di Sam sul suo ventre, e come si era protesa verso di lui, per incalzarlo a muoverle sul suo corpo. Avrebbe fatto sesso con lui sul sedile della Impala, anche dopo l’interruzione del poliziotto, ma lui se n’era andato. Ma quale razza di uomo l’avrebbe mai fatto?

Uno intelligente, pensò, accigliandosi.

Uscita dalla doccia, si avvolse in un asciugamano e si ripromise di mangiare una barretta al cioccolato e una bibita dal distributore, a di guardare un film con la pay per view prima di andare a dormire. Aveva appena premuto il pulsante del telecomando per accendere il televisore quando sentì bussare alla porta.

Non era una sprovveduta, perciò prima guardò dallo spioncino. Pioveva ancora, e le luci del motel gettavano strane ombre fuori. La persona davanti alla porta si era messa di lato perciò Molly poteva scorgere solo una spalla, però non aveva bisogno di vedere altro, perché il parcheggio era ben visibile.

E poteva vedere l’automobile.

 

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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