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Seduzione al castello

di BLYTHE GIFFORD

La dama di compagnia Mary Betoun sa benissimo che non deve fidarsi del proprio giudizio in fatto di uomini; il suo futuro non dipende da un marito, ma dalla sua capacità di accontentare la regina. Perciò quando la regina le affida il compito di approntare per la sua visita un castello in una località remota al confine con la Scozia, Mary sa che tutto deve risultare perfetto.

L’affascinante capitano del castello, Jamie Davison, è ben lieto di darle una mano se Mary lo aiuterà a sua volta… a diventare un pretendente più attraente per poter trovare moglie. La sua richiesta sembra del tutto innocente, anche se la vicinanza di Jamie ispira a Mary pensieri tutt'altro che innocenti. Ma potrà fidarsi di lui e delle sue mire? E di se stessa?

4

Jamie si sforzò di non sorridere. Allora non era troppo tardi. Chiunque avesse amato, Mary non stava più con lui.

«Non prendermi in giro, Mary. Sei piccolina, sì, e hai una bella lingua tagliente, ma sicuramente ci sarà un uomo che ti vuole.»

Lei gli sottrasse la mano di scatto. «E ci sarà anche una sciocca priva di buonsenso che vorrà te.»

Ma sei tu quella che voglio, Mary.

Ebbene sì, il ricordo del sorriso della sua dolce Mary lo aveva accompagnato in tutti i giorni e per tutte le lunghe miglia percorse da quando l’aveva vista l’ultima volta. Ora, come se si fosse risvegliato da un sogno, sapeva perché.

Perché era destinata a diventare sua moglie.

Gli era sfuggita una volta e non l’avrebbe persa di nuovo.

Mary sorrise e lui vide comparire sulla guancia destra la fossetta che aveva sognato per lunghi anni. L’avrebbe baciata lì, prima, e poi…

Pazienza. Abbi pazienza. «Dovrò trovare una donna adatta a me così come sono, mi sembra» dichiarò, contento di non udire un tremolio nella propria voce. «Chiaramente dovrà essere più alta di te, piccolina.»

Lei atteggiò le labbra a un piccolo broncio adorabile e Jamie si sforzò di non sorridere. Un po’ di gelosia non le avrebbe fatto male.

Jamie non era paziente per natura, ma sapeva già che avrebbe dovuto fare appello a tutta la sua perseveranza per convincere Mary a cadergli tra le braccia.

«Vieni, fammi vedere» la incitò. «Senza la cuffia, la testa ti arriva qui…» Le mise una mano sopra la sommità del capo, urtando il copricapo che finì di sghimbescio.

«Fermo!» Mary fece per raddrizzarlo e invece gli toccò la mano.

Lui le strinse le dita poi, con un gesto repentino, interruppe il contatto e le tolse il copricapo. «Non mi faccio ingannare da una cuffia.»

Lei glielo strappò di mano, raddrizzò le spalle e sollevò il mento. «Non è una cuffia, è un tipico copricapo francese.»

La stava confondendo. Bene. «E le scarpe, invece?»

Lei abbassò lo sguardo, ma l’orlo della gonna le copriva i piedi. «Le scarpe?»

«Quel coso in testa ti fa sembrare più alta, ma potresti avere dei rialzi nella scarpe» le fece notare.

Mary sollevò la gonna e fece sporgere la punta del piede. «Vedi? Ho le scarpe piatte.»

Jamie deglutì, cercando d’ignorare la vista della sua caviglia e l’idea di esplorare più su… «Allora vediamo quanto dev’essere alta una donna per andare bene a uno come me.»

Prima che Mary potesse protestare, prese un secchio vuoto e lo capovolse.

«Sali qui.»

Lei batté il piede con stizza. «Ti fai beffe di me perché sono bassa!»

«E tu mi prendi in giro perché sono alto!» Jamie cercò di sembrarle offeso. «Ti chiedo aiuto e tu che cosa fai? Ti lamenti di ciò che non posso cambiare.» L’agguantò alla vita e la mise sul secchio rovesciato. «Ora vediamo… Potrei baciare una donna alta così?»

Si protese verso di lei. La bocca di Mary era quasi alla sua portata. Ancora un soffio e…

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