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Seduzione al castello

di BLYTHE GIFFORD

La dama di compagnia Mary Betoun sa benissimo che non deve fidarsi del proprio giudizio in fatto di uomini; il suo futuro non dipende da un marito, ma dalla sua capacità di accontentare la regina. Perciò quando la regina le affida il compito di approntare per la sua visita un castello in una località remota al confine con la Scozia, Mary sa che tutto deve risultare perfetto.

L’affascinante capitano del castello, Jamie Davison, è ben lieto di darle una mano se Mary lo aiuterà a sua volta… a diventare un pretendente più attraente per poter trovare moglie. La sua richiesta sembra del tutto innocente, anche se la vicinanza di Jamie ispira a Mary pensieri tutt'altro che innocenti. Ma potrà fidarsi di lui e delle sue mire? E di se stessa?

3

Mary scrutò Jamie in volto, chiedendosi che cosa stesse tramando ai suoi danni. «Mi prendevi sempre in giro.» Senza pietà. «Lo stai facendo anche adesso?»

«No», rispose lui senza sorridere.

Il vento portò una nuvola a coprire il sole; nel passaggio dalla luce all’ombra nel cortile, sembrava che Jamie stesse pensando a qualcuno. Mary si disse che dovesse avere la stessa espressione quando pensava a Oliver.

Chi era la donna a cui teneva Jamie? Mary avvertì una fitta di gelosia.

«Dunque?» Jamie allargò le mani, offrendosi al suo esame in cerca di approvazione. «Che cosa devo cambiare?»

Lei si schiarì la voce e si accorse che aveva il batticuore. «Niente.»

«Niente?» Di nuovo quel sorriso. «Allora sono perfetto così.» Incrociò le braccia, come se la questione fosse sistemata.

«No!» Non poteva permettergli di pensarlo. «Non sei assolutamente parfait

«Allora che cosa devo cambiare?»

Improvvisamente non le venne in mente nulla da cambiare in lui.

Lo fissò, facendo appello alla sua irritazione. «Anche se t’insegnassi il ballo e la poesia, le donne non ti troverebbero attraente.»

Però, se pensava di mortificarlo aveva torto marcio. «Perché no?»

«Prendi i tuoi occhi, per esempio. Alle donne piacciono gli occhi azzurri.»

«Ah, davvero?» Jamie fece gli occhi strabici.

Le sfuggì una risatina che non riuscì a trattenere. «Be’, ad alcune sì.»

«E a te?» Ora non rideva. La fissava con i suoi occhi castani.

Mary esitò. Un tempo si era illanguidita al pensiero degli occhi azzurri di Johnnie Brunson. Poi aveva preferito quelli verdi di Oliver Sinclair. Ma ora quelli castani le sembravano infinitamente più attraenti. Gli occhi di Jamie avevano un bagliore incandescente e torbido, come se guardandola pensasse…

Dio, a che cosa pensava?

Si affrettò a distogliere lo sguardo. «Suppongo che ad alcune piacciano quelli castani.»

Le sue parole gli fecero tornare il sorriso, ma Mary non sopportava quell’espressione compiaciuta.

«Però sei troppo alto! Su questo non posso fare niente.»

«Troppo alto?» Jamie piegò il collo per guardarla negli occhi.

«Oui.» Mary sperò di avere un tono convinto.

Lui inclinò la testa, come se riflettesse, poi le mise le mani sulle spalle. «Vieni vicino a me.»

L’attirò a sé; più si avvicinava e più le sembrava alto. Gli arrivava all’altezza del cuore e doveva rovesciare la nuca all’indietro per guardarlo in faccia.

E il suo cuore ora era tanto vicino che poteva sentirlo battere.

E anche il proprio.

«Sì.» Mascherò il tremore della voce con l’irritazione. «Sei decisamente troppo alto.» Fece un passo indietro. «Non si può rimediare.»

«Quasi tutte le altre donne non sono basse quanto te. Forse potrei sposare una donna più alta.»

Lei lottò contro una fitta di dispiacere. Che sposasse pure chi voleva. Non le importava. «No. Non posso farci niente. Rien

Lui le prese la mano, alla portata del suo braccio lungo. «E mi costringeresti a vivere per sempre da solo?»

«Perché no?» Mary cercò di non pensare a Oliver, o le sarebbe venuto da piangere. «Io vivrò così.»

Si morse il labbro. Era troppo tardi per rimangiarsi quelle parole.

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