Il bacio del duca
di VIRGINIA HEATH
Londra, 1812. |
17
Peter e Toby aiutarono Dorothea a svignarsela di soppiatto dal giardino e l’accompagnarono dall’altro lato di Berkeley Square, dove Freddie aveva parcheggiato la sua carrozza aperta.
«Sei sicuro che non vuoi che ti assista quando dovrai dare la brutta notizia?» Preoccupata, Dorothea strinse la mano del suo ex fidanzato. «Non mi sembra giusto lasciare tutta la responsabilità sulle tue spalle, quando la colpa del disastro di stasera è mia in uguale misura, se non di più.»
«Mi addosserò le conseguenze più che volentieri. Dopotutto subito dopo l’annuncio del fidanzamento ti ho abbandonata in balia delle nostre madri impiccione durante la stagione mondana, perciò è il minimo che possa fare.» Peter l’aiutò a issarsi in carrozza e a sedersi accanto a Freddie, poi gli strinse la mano. «Mi raccomando, abbi cura di lei. Ti avverto che se la tratterai con lo stesso scarso riguardo con cui l’ho trattata io, dovrai risponderne a me.»
«Ricevuto il messaggio.» Freddie non era sicuro del motivo per cui Peter l’avesse presa tanto bene, ma non era il momento di mettersi ad approfondire la cosa. L’importante era che Dot non l’avrebbe sposato, perciò la sua avventata sortita lì non era stata vana. Era tutto ciò che contava per lui.
«DOROTHEA!» Dagli scalini della porta d’ingresso di Claremont House provenne il grido indignato della madre di Dot. «Vieni qui immediatamente!» Alle sue spalle si andavano riversando fuori dal salone gli invitati curiosi che volevano assistere allo scandalo con i loro occhi.
«Andate!» li incitò Peter. Dot si aggrappò forte alla coscia di Freddie. «Via, veloci come il vento!»
Freddie non se lo fece ripetere due volte. Schioccò le redini per spronare i due cavalli che filarono via al galoppo ancora prima di uscire da Berkeley Square. Il resto del quartiere di Mayfair passò in un turbinio indistinto di strade e palazzi, e per prudenza Freddie mantenne un’andatura sostenuta senza rallentare finché non ebbero passato abbondantemente i limiti della città.
«E ora dove si va?» le chiese, perché non ne aveva idea.
«Che differenza fa, visto che ormai sono irrimediabilmente compromessa?» sorrise Dot, maliziosa, guardandolo con i begli occhi scintillanti, come se essere disonorata agli occhi di tutti fosse di gran lunga preferibile all’alternativa. «Dovunque mi porterai, sarò comunque seguita dallo scandalo.»
«Ma almeno avremo dato scandalo insieme.»
«Insomma, siamo scappati ma non sappiamo dove andare e non abbiamo programmi.» Però Dot lo prese sottobraccio, a indicare che la situazione non la turbava minimamente.
«Quando una cosa è giusta non c’è altro da fare che seguire il cuore, Dot. Tu sei il mio colpo di fulmine.»
«E tu non sei assolutamente un paio di scarpe strette che fanno male.» Si accoccolò contro la sua spalla e gli diede un bacio sulla guancia. «E’ una follia, Freddie! Una vera follia!»
«Ma l’amore è una follia, non l’avevamo detto? Perciò è giusto così.»
«Sì» confermò lei con un sorriso raggiante, che lui ricambiò.
«Allora che ne diresti di tuffarci a capofitto in questa pazzia e fare qualcosa di assolutamente folle e scandaloso?»
Dot scrollò le spalle, per nulla agitata, e lo guardò con l'amore che le faceva brillare gli occhi. «Già che siamo in ballo, balliamo!»
«Bene.» E finalmente Freddie la baciò. Le diede un lungo bacio ardente, terribilmente perfetto, poi fece schioccare di nuovo le redini. «Quindi andiamo a sposarci a Gretna Green.»