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Chiudi gli occhi

di JACKIE ASHENDEN

Da tre anni Lincoln e Grace hanno una storia basata unicamente sul piacere.

Concorrenti nel mondo degli affari di giorno, di notte hanno trovato il modo di sfogare lo stress incontrandosi ogni tre mesi nelle salette appartate del Club dei Milionari.

Ma ora Linc vuole qualcosa di più da Grace, e intende rischiare il tutto per tutto per averlo. Sa che lei stenta a fidarsi, perciò per raggiungere il suo scopo dovrà dimostrarle che può fidarsi di lui… e per cominciare dovrà convincerla a mettersi completamente nelle sue mani e ad abbandonarsi al suo seducente dominio.

 

 

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Lincoln

Grace entrò, puntuale come al solito. E… Dio, se era bella! Anche quello come al solito. Aveva i capelli raccolti con qualche ciocca sottile che le incorniciava la fronte. Indossava un tailleur grigio antracite con la giacca avvitata che valorizzava il suo fisico a clessidra, e scarpe dai tacchi a spillo scarlatte come il rossetto. La combinazione di donna manager e maliarda sexy m’infiammò il sangue.
Era forte, e mi piaceva per quello. La stimavo per il suo acume negli affari e per la sua bravura d’imprenditrice. Non aveva nulla che non mi piacesse.
Tranne il fatto che era decisa a tenermi a distanza. Ma quella sera intendevo eliminare quella distanza.
I suoi occhi grigi s’illuminarono quando li puntò sui miei e sorrise. Mi voleva, oh, sì! «Ciao, Linc» disse con calore, leggermente senza fiato. Bene, la volevo emozionata. «Come stai?»
«Meglio, ora che ti vedo.» Mi diressi verso il secchiello del ghiaccio. «Beviamo?» Senza aspettare la sua risposta, presi la bottiglia e la stappai.
«Sì, volentieri.» Avanzò nella stanza, posò la valigetta portadocumenti e portò le mani ai capelli per togliersi le forcine.
«Eh, no, quello tocca a me» le ricordai.
Lei abbozzò un sorrisetto e riabbassò le mani. «Certo.» Si avvicinò. «Scusa tanto, ma la Anderson Tech ha ottenuto il contratto che volevi tu.»
«Che?Ancora?» Versai lo champagne in un calce e glielo porsi. «Sei una donna pericolosa, Gracie.»Arrossì. Le piaceva quando la chiamavo Gracie. «E
tu sei un cretino. Pensavi che avrebbero accettato quello che fai pagare?»
Naturalmente sapevo che non avrebbero mai acconsentito a pagare quella cifra. Però l’avevo fatto di proposito. Perché la volevo di buonumore per avere vinto. Ne avrebbe avuto bisogno. «Giusto.» Feci cin cin con lei. «Avrei dovuto prevederlo, suppongo.»
«Sì.» Bevve un sorso di champagne, con gli occhi scintillanti. «Di solito sei sul pezzo.»
«Ero distratto» ammisi. Era la verità.
«Ah, sì? Da che cosa?»
«Dai miei pensieri sconci.» Bevvi anch’io, guardandola negli occhi.  «Su di te.»
Il rossore di Grace s’intensificò. «Racconta, non essere timido. Sono qui per questo, dopotutto.»
Sogghignai, lasciai che bevesse un altro sorso, poi le tolsi di mano il bicchiere.
Lei mi guardò sorpresa. «Ma mi piaceva!» protestò.
«Peccato.»Feci spallucce. «E ora spogliati.»

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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