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di JACKIE ASHENDEN

Da tre anni Lincoln e Grace hanno una storia basata unicamente sul piacere.

Concorrenti nel mondo degli affari di giorno, di notte hanno trovato il modo di sfogare lo stress incontrandosi ogni tre mesi nelle salette appartate del Club dei Milionari.

Ma ora Linc vuole qualcosa di più da Grace, e intende rischiare il tutto per tutto per averlo. Sa che lei stenta a fidarsi, perciò per raggiungere il suo scopo dovrà dimostrarle che può fidarsi di lui… e per cominciare dovrà convincerla a mettersi completamente nelle sue mani e ad abbandonarsi al suo seducente dominio.

 

 

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Lincoln

Ci saremmo incontrati al Club dei Milionari a Parigi, uno dei club privati più esclusivi del mondo. Per diventarne socio bisognava avere un conto in banca con pa-recchi zeri, ed era un criterio che soddisfacevamo entrambi. Ci eravamo iscritti casualmente nello stesso momento. In ognuno dei club sparsi nelle varie città c’erano quelle che venivano chiamate suite private, dove i soci potevano appartarsi insieme, e io e Grace ne avevamo approfittato abbondantemente negli ultimi tre anni.

Per quella sera avevo prenotato la più bella suite del club di Parigi. Perché non volevo distrazioni.

Mi accertai che ci fosse lo champagne in fresco nel secchiello, poi esaminai la stanza. Sul cuscino bianco era poggiata la benda di seta nera, e sul copriletto di velluto blu erano stesi diversi foulard colorati. Il pavimento era coperto da una folta moquette color panna, e a sinistra del letto c’era una vetrata che dava su Parigi. Anche se avevo tirato le tende di velluto blu.

Era tutto pronto per il suo arrivo, ed ero pronto anch’io.

Lo ero da quando ci eravamo conosciuti tre anni addietro a New York. Entrambi a capo delle rispettive aziende, e in concorrenza per aggiudicarci lo stesso contratto. L’avevo osservata mentre usciva dalla sala riunioni dopo la sua presentazione, fasciata in un elegante tailleur e con il rossetto scarlatto, i capelli biondi raccolti in un sobrio chignon. Sembrava spigolosa, inavvicinabile, ma io vedevo in lei curve e morbidezza: seni sodi, fianchi tondi, labbra carnose, carnagione lattea.

I suoi occhi grigi si erano puntati sui miei colpendoli con la forza di un proiettile. Un luogo comune, forse, ma vero. L’avevo desiderata all’istante. La volevo lì, subito, e al diavolo la mia presentazione.

Naturalmente non era andata così. Avevo fatto la presentazione, mi ero aggiudicato il contratto e dimenticato Grace Anderson, Amministratore Delegato della Anderson Tech, una delle aziende tecnologiche più grandi e in maggiore espansione degli Stati Uniti.

Tre mesi dopo ci eravamo rivisti in Germania. Stessa situazione, città diversa. Stavolta io uscivo e lei entrava. Ci eravamo guardati e si era abbattuto un fulmine tra noi. Quella sera stessa l’avevo vista al Club dei Milionari di Berlino, e le avevo offerto da bere. Dieci secondi dopo eravamo di sopra in una suite privata, a strapparci i vestiti di dosso a vicenda appena varcata la porta.

Doveva essere una botta e via. Non avremmo dovuto rivederci. Invece da allora ci eravamo incontrati ogni tre mesi, per tre anni. Eravamo insaziabili. Era la perfetta avventura senza impegno né legami, giacché eravamo in città diverse, io a Londra e lei a New York. E nessuno dei due voleva qualcosa di più.

Mi andava bene. Finché un giorno non mi è andata più bene. Un giorno mi sono accorto che, la mattina dopo, non volevo salutarla e vederla andare via.

Quel giorno volevo che rimanesse.

Ma lei no. Non l’aveva mai voluto. Mi teneva a distanza di sicurezza; mi dava il suo corpo e niente più.

Ma quella sera sarebbe cambiato tutto.

Quella sera volevo il suo cuore, e non mi sarei accontentato di niente di meno.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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