Emergenza: ex in corsia!
di CAROL MARINELLI
Ogni medico del Pronto Soccorso trema all'idea di poter riconoscere qualche paziente in questo reparto, persino il razionale ed efficiente dottor James Morrell. Rimane quindi doppiamente scioccato quando si imbatte in una donna priva di sensi identica alla sua ex moglie! Lorna McClelland non sopporta di essere bloccata in un letto d'ospedale e di dover dipendere proprio dall'uomo che l'ha ferita di più. Tuttavia, una volta guarita, si rende conto che la passione che la lega a James è tutt'altro che sbiadita.
|
«Un momento, mia cara» disse May, accennando a Rita, tornata in ospedale per un pap-test.
Un Pronto Soccorso non è il luogo destinato per quel tipo di analisi, pensò Lorna, e Abby non aveva esitato a sottolinearlo. Ma per una volta chiuse un occhio. Lorna era contenta di vedere che Rita cominciava a prendersi cura di sé, e la ragazza aveva chiesto proprio della "dottoressa scozzese".
Rita rispose a qualche domanda precisa, e saltò fuori un paio di problemi che Lorna aveva previsto.
«Chiamo un ginecologo» disse a Rita. «Le spiegherà le cure adatte.»
«È un uomo, o una donna?»
«In ogni caso assistenti di Lowther» precisò May.
«C'è una specializzanda. La chiamo, e le chiedo di scendere subito.»
Rita esitava. «Semmai posso prendere un appuntamento» propose.
Lorna sapeva che, una volta fuori, Rita non sarebbe più tornata. «Un attimo solo, provo a parlarle.»
«Io vado alla mensa» disse May. «Cosa ti porto?»
«Roast beef, spinaci, pane al rafano, e succo d'arancia, per favore.»
«Brava» approvò May. Prese il denaro, e rispose al telefono che squillava in quel momento. «È Lowther, vuole parlare con te.»
«Non lo avevo ancora chiamato» mormorò Lorna. «E poi cercavo la specializzanda» aggiunse, prendendo il ricevitore. Ascoltò la voce calma e decisa del primario. La mano le tremava al punto di non riuscire a rimettere a posto il telefono. «Vuole vedermi» disse, smarrita, guardando May.
«E non sei contenta?»
«No. Ha i risultati delle analisi.»
«Scommetto che il ferro è aumentato. Volevo dirtelo, basta guardarti.»
«Uno specialista non ti convoca per questo» replicò Lorna, terrorizzata all'idea che Lowther dovesse comunicarle di aver trovato qualcosa di grave.
«Sei un dottore, una collega» puntualizzò May, calma. «Forse pensa di farti una cortesia, non di spaventarti a morte. In ogni caso» aggiunse, risolvendo la situazione con il solito spirito pratico, «adesso chiama la specializzanda per Rita, e dopo ti accompagno nello studio di Lowther.»
Meno male che James non era in servizio, pensò Lorna. Meglio affrontare qualunque novità da sola, invece di preoccuparlo. Le gambe pesanti, avanzò nel corridoio. May le parlava, cercando di distrarla, ovviamente senza riuscirvi.
Sedettero fuori dello studio, in attesa. «Resterai a lavorare da noi?» chiese May. «Ormai sembri a tuo agio, in questo Pronto Soccorso.»
«Non lo so...» mormorò Lorna, la mente altrove. Non aveva una risposta. James glielo aveva già proposto, ma entrambi dovevano ancora stabilire un possibile equilibrio tra lavorare e vivere insieme.
Vivere insieme. Lorna chiuse gli occhi. Non voglio che Lowther distrugga il fragile sogno di felicità che io e James abbiamo appena ritrovato.
Prese dalla tasca le chiavi di casa. James gliene aveva dato una copia, il portachiavi con la elle d'argento, identica all'altra. Lorna la sfiorò. Non si era mai sentita così triste. Doveva parlare con qualcuno.
«May, presto subirò un'isterectomia» mormorò, guardandola, lo sguardo disperato. «Ho tanti di quei problemi, e una paura terribile, forse dovrei chiamare James» disse, senza pensare, e subito dopo si mise una mano sulla bocca, perché avevano deciso di non dire nulla, per il momento. James mi perdonerà, pensava, finché lo dico a May. «Insomma, forse torniamo insieme...» cercò di rimediare.
«Ah, io non so niente» disse May sorridendo. «Adesso senti cosa dice Lowther, prima di preoccuparti e fare inutili congetture. È un dottore eccezionale, meticoloso, io stessa sono ricorsa alle sue cure, qualche volta. Vuoi che entri nello studio con te?»
Lorna scosse il capo, lasciando prevalere la sua innata riservatezza. Ma quando la segretaria la chiamò, e May le strinse la mano, cambiò idea. «Sì, accompagnami, per favore.»
Pochi passi, dalla sedia alla porta. La strada più lunga della sua vita.