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Quando arriva Natale

di AMY VASTINE

Mancano pochi giorni a Natale ma, invece di pensare ai dolcetti delle feste, nella mente di Josie Peters aleggiano visioni apocalittiche.
Proprietaria di un bar ristorante, il Sundown, sa che deluderà tutta la città se non terminerà i lavori di ristrutturazione in tempo per riaprire per il concerto di Natale di Boone Williams, famosissimo cantante country.
Deve concentrarsi.
E non dovrebbe essere difficile, con un tuttofare taciturno come Clint. Però per ogni minuto che trascorre ad appendere festoni, ne passa un altro a guardare lui. Il misterioso, ombroso Clint che pensa solo al lavoro, e a nient’altro.
Josie sa che scapperebbe a gambe levate se lei tentasse di approfondire la conoscenza.
E’ iniziato il conto alla rovescia per il Natale, e Josie non può permettersi di perdere l’uomo che deve costruirle il palco… e ha anche conquistato il suo cuore.
 
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1

Era quasi Natale e non c’era modo di rimandarlo, per quanto Josie Peters desiderasse rallentare lo scorrere del tempo. Sarebbe stato Natale di lì a dieci giorni, che fosse pronta o no.

«Viene bene, Clint.» Si sforzò di sorridere e sollevò il pollice verso il tuttofare. A Natale tutti erano allegri e gioiosi, no?

Purtroppo, ogni volta che Clint McBride scatenava la sega circolare, che faceva un rumore che trapanava il cervello, per tagliare una tavola, a Josie veniva da piangere. Tra il frastuono infernale e lo stress dei lavori di ristrutturazione, Josie aveva un mal di testa che avrebbe abbattuto una donna meno tosta.

Clint annuì. Era un tipo poco loquace, con una faccia cupa, per nulla contagiato dallo spirito natalizio. Le persone erano intimidite da lui, anche per la cicatrice sulla faccia, ma Clint aveva gli occhi buoni che le provocavano sempre un piccolo fremito.

Non ci sono guadagni senza dolori, sentenziò mentalmente Josie mentre saliva la scala a pioli dopo averla spostata. Il dolore c’era, questo sì, ma il suo ristorante ne guadagnava. Ben presto il Sundown Bar and Grill avrebbe avuto un palco. Un palco vero, grande e, si sperava, calcato da qualche persona famosa.

Il fidanzato della migliore amica di Josie era il comproprietario della Grace Note Records. Grazie a quel collegamento con la casa discografica, Josie si era trovata a faccia a faccia con una superstar, Boone Williams, un cantante country, quando era passato in città l’estate prima. Okay, per la precisione l’aveva guardato da lontano mentre faceva esercitare un cavallo alla fattoria di Faith, ma di lì a dieci giorni l’avrebbe conosciuto di persona. Boone aveva accettato di esibirsi all’inaugurazione del Sundown la Vigilia di Natale. Sempre che i lavori fossero finiti in tempo.

Josie si allungò per agganciare il festone al chiodo piantato nella trave del soffitto. Almeno avrebbe appeso gli addobbi natalizi, una delle poche voci dell’interminabile elenco di cose da fare che avrebbe potuto spuntare senza l’aiuto del tuttofare. La scala oscillò. Josie si sporse. La scala traballò. Jose riuscì ad arrivare al chiodo ma perse l’equilibro.

«Sono qua io.» Clint sorresse la scala… e Josie. La tenne per i fianchi finché non arrivò sana e salva a terra.

Josie si voltò verso il suo salvatore. «Grazie» disse, senza fiato.

Clint odorava di pino e menta. I suoi occhi di un marrone dorato irradiavano calore. Appena lo sguardo di Josie si posò sulla cicatrice sulla sua guancia, lui indietreggiò.

«Di nulla» borbottò.

Con perfetto tempismo, Faith Stratton entrò con le braccia piene di scatole. «Duecento biscotti rum e cannella!» annunciò, posando le sue squisite creazioni sul bancone del bar.

Clint tornò subito al lavoro, e Josie si sentì ancora più instabile che sulla scala. Cercò di recuperare la lucidità. «I miei preferiti.»

Faith si tolse la sciarpa che aveva avvolto intorno al collo. Il tempo era peggiorato ora che si avvicinava l’inverno. «Lo so. Li ho usati come scusa per passare, e sapere com’è andata con Luke.»

Luke era l’ultima aggiunta all’elenco di uomini con cui Josie era uscita un’unica volta, e basta. E l’elenco si allungava sempre più. Essendo rimasta vedova giovane, aveva davanti a sé troppi anni da trascorrere sola. Purtroppo, trovare l’uomo della sua vita una seconda volta era più difficile di quanto avesse sperato.

«Depennato.»

«No!» esclamò Faith. «Credevo di avertene trovato uno buono stavolta.»

«Ehi, non potevi sapere che avrebbe passato tutta la serata a parlare di sé e di tutti i canestri che aveva fatto alle superiori.»

«Be’, magari era nervoso» azzardò Faith, cercando di perorare una causa persa.

«Oppure che è avaro con le mance.» Luke era finito sull’elenco subito dopo avere pagato il conto della cena.

«Forse non aveva apprezzato il servizio.»

«Non è quello giusto, Faith. Fidati.»

«Quello giusto? Dai! Se continui ad aspettare che si presenti l’uomo perfetto, rimarrai in attesa per sempre.»

Josie sapeva che l’uomo perfetto non esisteva. Però aveva dei criteri da soddisfare. «Non è neppure un tifoso dei Tar Heels. E continuava a chiamare mia figlia Lyla. Luke non va bene.»

«Okay.» Faith si arrese. «Luke non è l’uomo giusto. Però a volte penso che tu abbia meno intenzione di trovare l’amore di quanto vuoi farmi credere.»

Josie sbuffò. Invece voleva trovare di nuovo l’amore. Però non aveva ancora conosciuto l’uomo giusto. Spostò l’attenzione verso il tuttofare. Incrociò il suo sguardo per una frazione di secondo, poi lui fece un passo indietro. Non notò il cavo teso della sega circolare, ma Josie sì.

«Clint!»

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