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Passione sotto la neve

di CAITLIN CREWS

Lucy Qaderi ha sposato suo marito perché lo amava. Non perché era il cugino del futuro regnante di Alakkul, né perché era ricco, ma perché Rafi Qaderi le infiammava i sensi come nessuno.

Però Rafi non crede al suo amore, perciò Lucy lo fa andare nel palazzo reale di Alakkul per dirgli una volta per tutte che intende lasciarlo… Tuttavia il destino ci mette lo zampino, e una tormenta di neve li blocca, mettendo alla prova la determinazione di Lucy e dimostrando tutta la potenza della loro passione.

E’ stata quella passione a unirli, ma dopo tanto dolore, sensi di colpa e accuse, sarà sufficiente per farli rimanere insieme per sempre?

 

 

Capitolo 4

4

 

Lucy lo fissò esterrefatta. Come se le avesse inferto una pugnalata inattesa, profonda e ingiusta. Ma come faceva? Come riusciva a comportarsi come se la verità fosse un’arma minacciosa che lui le brandiva contro?
E’ brava in quello che fa, gli aveva detto mesi prima il suo assistente, Safir, quando Rafi aveva avuto uno sfogo, per lui inconsueto, e si era lasciato sfuggire un commento da cui traspariva il suo dolore per l’inganno di Lucy. Ci ha costruito sopra un futuro, aveva detto.

Era veramente brava, pensò Rafi. Si era assicurata in maniera subdola quello che considerava un matrimonio da favola. Era stato lui a subirne tutte le conseguenze, però.

«Quindi è per questo che sei scomparso ed è la prima volta che ti vedo dopo più di tre mesi» disse infine Lucy. «Sei convinto che ti abbia mentito sulla gravidanza e l’aborto.» Aveva gli occhi bruni sbarrati per l’orrore, e aveva portato alla gola una delicata mano tremante. Da così vicino Rafi poteva percepire il suo profumo inebriante, inconfondibile. Un vago sentore di gelsomino, una nota calda che lo portava a pensare al suo corpo morbido. Avrebbe voluto stringerla tra le braccia, perdersi di nuovo in lei.

«Malgrado ogni prova del contrario, non volevo sospettare che fosse vero» disse lui, in tono volontariamente tagliente, fissandola negli occhi.

«Volevo credere che fossi quella che dicevi di essere. Una donna che, come me, era stata travolta dalla passione.»

Gli doleva ammetterlo, ma era vero. L’avevano avvertito tutti, ma all’inizio lui si era ostinatamente rifiutato di crederlo possibile. E invece era proprio così. Quello che non aveva mai ammesso era che una parte di lui era sollevata; se Lucy era così infida, avida e calcolatrice, lui non aveva alcuna responsabilità, giusto? Tutti avevano una debolezza, persino lui. E avrebbe dovuto sopportare per tutta la vita le conseguenze della sua.

«Volevi crederci» puntualizzò lei, ripetendo le sue parole, scrutandolo come se cercasse qualcosa nel suo viso. «Ma poi non l’hai fatto» concluse, con le labbra tremanti come se lottasse contro un intenso turbamento.

«Il mio investigatore non ha faticato a scoprire che quella sera non eri di turno al locale. Quello che mi chiedo è come facevi a sapere che ci sarei andato. Puntavi espressamente me, o hai semplicemente gettato una rete per vedere chi vi sarebbe rimasto impigliato? Devo farti i complimenti, Lucy, perché mi hai catturato.»

Fece una risata aspra, ma si avvicinò automaticamente a lei, come se fosse stato attratto da una forza magnetica. E Lucy non si spostò.

«Il tuo investigatore? Vuoi dire il tuo assistente, Safir.» Lucy deglutì, quasi schifata.

«E’ un collaboratore fidato» replicò Rafi, cupo. «Più leale di quanto io meriti. Ha avuto il coraggio di dirmi la verità su di te quando io negavo l’evidenza.»

«Fammi indovinare» sbottò lei in tono indecifrabile, con amarezza ma anche quasi divertita, in netto contrasto con la tempesta che faceva ribollire le sue iridi color caffè. «A una cameriera che lavora in un locale notturno fa gola un marito ricco, e va bene un pollo qualsiasi.»

Ignorando le sue parole sarcastiche, Rafi stese un dito per seguire il contorno della sua clavicola, e provò una soddisfazione perversa nel vederla rabbrividire per reazione. Lucy si strinse addosso la stola come se avesse freddo, ma lui sapeva la verità. Poteva avere escogitato qualsiasi piano, qualsiasi inganno, ma anche lei era stata colta impreparata quando erano stati investiti da quell’uragano di passione folle.

Si era tenuto lontano da lei perché non riusciva a non toccarla quando le era vicino. Lucy era la tentazione fatta persona. Quella sera era stupenda, con i riccioli biondi raccolti in alto, a scoprire il collo flessuoso su cui lui moriva dalla voglia di poggiare le labbra. Non desiderava altro che spogliare il suo corpo magnifico e affondare in lei, più e più volte. Quando la sfiorava, non pensava che lui era Rafi Qaderi e lei era una qualunque, che però aveva alterato il corso della sua vita.

Pensava solo che la desiderava. Lì, subito.

E, quando era così vicino a Lucy, non gli veniva in mente neppure un motivo per cui poteva essere una cattiva idea.

«Mi hai stregato» mugugnò, aspro, nella propria lingua, sapendo che lei non avrebbe capito.

Poi, cedendo allo stesso impulso irrefrenabile che li aveva uniti all’inizio, le catturò la bocca con la sua.

 

Il bacio di Rafi era ardente, appassionato.

Perfetto.

Avrebbe dovuto respingerlo, smentire le cose orribili che pensava sul suo conto dicendogli la verità.

Però non ne aveva la forza. Era travolta dalle sensazioni. Inebriata dal modo in cui lui l’abbracciava, facendola aderire al suo busto così solido e virile, da come inclinava la testa per baciarla meglio, e la provocava divorando la sua bocca fino a farla vibrare tutta di eccitazione.

Lo amava.

Era semplice e innegabile, ma disastroso. Lo amava, e lui la odiava. E anche lei avrebbe odiato se stessa alla fine, quando si fosse trovata sola a riflettere sulla sua debolezza, sulla sua remissività, perché poteva sentirgli vomitare frasi offensive e poi farsi baciare come se Rafi ne avesse tutto il diritto.

Però non lo baciava da tanto e… oh, quanto lo desiderava! Le giornate e le notti lunghe e solitarie svanirono come fumo tra le sue braccia. E anche la tristezza, la sofferenza e la terribile verità di ciò che le era accaduto si stemperavano e sembravano meno dolorose quando lui la baciava così.

Come se fosse sopraffatto anche lui da quella passione intensa e incontrollabile, che divampava tra loro come un incendio indomabile.

Come se anche lui avesse sentito la sua mancanza.

Fu quell’ultimo pensiero che penetrò infine nella nebbia dell’eccitazione e la spinse a fare un passo indietro. Lucy si portò una mano alla bocca e lo fissò muta, mentre il suo corpo protestava per quel distacco improvviso. Aveva i seni dolenti, smaniosi di carezze, il cuore in gola e un calore al ventre che la faceva palpitare di desiderio.

Ma Rafi non aveva sentito la sua mancanza, in realtà. Aveva creduto alle insinuazioni velenose di Safir. Sarebbe stato più che lieto di protrarre la sua assenza e continuare a oltranza i suoi interminabili viaggi di lavoro, se lei non l’avesse chiamato con urgenza lì a palazzo, per un’emergenza. Altrimenti Rafi non avrebbe avuto alcuna intenzione di porre fine a quei mesi di punizione e tornare da lei.

«Pensi davvero di potermi baciare come se non fosse successo niente?» gli chiese. Avrebbe voluto apostrofarlo in tono deciso, con fermezza, ma la sua voce era un sussurro flebile.

«Non è possibile fingere che non sia successo niente» osservò lui in tono grave. Le fissava la bocca e Lucy non poté evitare un fremito di eccitazione. «Ma perché non abbandonarci all’unica cosa in cui c’è sempre stata sintonia tra noi? Secondo me dovremmo concederci quello che possiamo. Ci è rimasto ben poco d’altro.»

«Non è rimasto niente» obiettò lei, sorpresa dalla fermezza improvvisa della sua voce. «Domattina ripartirai e chissà quando tornerai. Fra sei mesi? Un anno?» Scosse la testa con fare sprezzante. «Non puoi abbandonarmi, con scarsa considerazione nei miei confronti, e poi pretendere che venga a letto con te appena schiocchi le dita!»

«Pretendere? No.» Rafi le sfiorò la guancia e il contorno della bocca. «Ma perché negare la passione che ci unisce?»

«Perché è la bugia più grande di tutte!» gridò Lucy. Gli sottrasse il volto con uno scatto e si allontanò da lui, dirigendosi verso la porta. «Comunque non ha importanza. Stavolta sarò io ad andarmene, e non tornerò più. Contaci.»

«Lucy…»

Lucy non sapeva se avesse pronunciato il suo nome per supplicarla o con ostilità. Ma non faceva alcuna differenza, si disse con forza. Avrebbe dovuto solo superare quella notte. L’indomani mattina Rafi sarebbe andato via e lei sarebbe stato in volo, diretta verso una nuova vita. Non sarebbe più tornata e finalmente avrebbe potuto respirare.

Doveva solo resistere fino all’alba.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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