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Passione sotto la neve

di CAITLIN CREWS

Lucy Qaderi ha sposato suo marito perché lo amava. Non perché era il cugino del futuro regnante di Alakkul, né perché era ricco, ma perché Rafi Qaderi le infiammava i sensi come nessuno.

Però Rafi non crede al suo amore, perciò Lucy lo fa andare nel palazzo reale di Alakkul per dirgli una volta per tutte che intende lasciarlo… Tuttavia il destino ci mette lo zampino, e una tormenta di neve li blocca, mettendo alla prova la determinazione di Lucy e dimostrando tutta la potenza della loro passione.

E’ stata quella passione a unirli, ma dopo tanto dolore, sensi di colpa e accuse, sarà sufficiente per farli rimanere insieme per sempre?

 

 

2

«Non m’interessa se pensi che ti abbia mentito» disse Lucy, spavalda.

Rafi provò quasi un moto di ammirazione. Quasi.

«E comunque non fa differenza, perché ti lascerò comunque» continuò. «Avrei dovuto farlo tanto tempo fa.»

Gli sembrava tanto piccola. Fragile. Teneva le braccia incrociate sul petto come per sorreggersi con la pura forza di volontà. I suoi occhi color caffè erano enormi e scuri come pozzi senza fondo, incorniciati dai riccioli biondi che le conferivano un’aria angelica.

Quello era il suo inganno più subdolo, l’innocenza a cui Rafi aveva creduto strenuamente, senza dare ascolto a quello che gli avevano detto i suoi collaboratori e le persone a lui più vicine, compreso Safir, quando era rimasto vittima del suo incantesimo. Aveva ignorato le prove che sostenevano di avere sui modi manipolatori di Lucy.

Fino alla telefonata che aveva ricevuto tre mesi prima, in cui Lucy aveva rivelato la verità spudoratamente, e Rafi ne era stato più sconvolto di quanto fosse mai stato in vita sua.

A volte gli sembrava di esserlo ancora.

Si staccò da sua moglie prima di fare qualcosa di cui si sarebbe pentito. Come baciarla di nuovo. Non era stato un bacio la causa iniziale di tutti i suoi problemi?

Rafi era fiero della sua moralità inflessibile, del suo impegno incrollabile nei confronti dei suoi doveri. Viveva per il suo nome, il suo onore, la sua famiglia e le responsabilità che gli spettavano perché era il primo maschio dei Qaderi della sua generazione. Anche se suo cugino Adel era stato scelto come successore dell’attuale re, Rafi aveva il compito di assicurare che la famiglia del futuro re mantenesse ricchezze e potere, per poter servire e sostenere al meglio Adel quando fosse salito al trono. Rafi lo considerava un onore.

Ma, soprattutto, Rafi era scolpito nella pietra delle stesse montagne di Alakkul, come i suoi avi prima di lui. Molti imperi avevano tentato invano di conquistare quella piccola valle per usarla per i loro scopi. Ma gli abitanti di Alakkul non si piegavano. Non si spezzavano. Rafi sentiva quella forza indomita nel sangue che gli scorreva nelle vene. Lo segnava. Lo definiva come uomo.

E poi, un giorno, aveva posato lo sguardo su una cameriera in un locale di Manchester, in Inghilterra, e aveva perso la testa. Si era perso. Tutta colpa di quei dannati occhi, così dolci e vulnerabili, e della bocca che lo eccitava ogni volta che la guardava. Anche in quel momento.

E come l’aveva ridotto quella donna…!

«So che hai bisogno di credere il peggio su di me» disse seccamente Lucy, con le guance di porcellana arrossate per la collera. «Dopotutto, così puoi giustificare il tuo comportamento inqualificabile.»

«Il mio comportamento?» Fremeva d’ira, ma anche per il desiderio che non lo abbandonava mai, indipendentemente da quanta distanza frapponeva tra loro. Fece una risata aspra. «Sono certo che, per te, il tuo inganno e il tuo tradimento non contino nulla.» Sostenne il suo sguardo finché Lucy non avvampò ancora più violentemente. «Purtroppo per te, vivo nel mondo reale.»

Rafi si accorse che erano troppo vicini quando le sue mani si mossero spontaneamente per posarsi sulle braccia di Lucy e tenerla ferma. Ma le staccò subito come se avesse preso la scossa, interrompendo il contatto, anche se non poté bloccare con la stessa facilità la sensazione che gli trasmetteva la sua seducente pelle vellutata.

La guardò da capo a piedi. Impiegò qualche istante, ma poi notò le differenze nel suo aspetto. Sembrava… inappuntabile. I riccioli scompigliati erano raccolti in uno chignon, e il viso scoperto metteva ancora più in mostra la sua bocca. Indossava un abito elegante, fatto su misura per valorizzare la sua femminilità senza sottolineare la sua sensualità.

Rafi avvertì una stretta al cuore, che cercò d’ignorare. Quando l’aveva portata lì Lucy aveva un debole per i colori accesi, vistosi. Non era stato quel dettaglio ad attirarlo quando l’aveva conosciuta, quella nota di colore in mezzo al grigiore inglese? Il suo naturale splendore. La sua semplicità.

Però, naturalmente, anche quello era un inganno. O no? Non avrebbe dovuto rammaricarsi per la sua scomparsa. Avrebbe dovuto essere contento del fatto che sua moglie si era elevata, migliorandosi in sua assenza, e ora era più adeguata all’immagine di come avrebbe dovuto essere sua moglie. Allora perché aveva voglia d’infilare le dita tra i suoi capelli per scioglierli e liberarli?

«È un travestimento?» disse istintivamente, indicando il suo abbigliamento con un cenno del mento. «Sembri quasi quella che non sei. Una moglie disciplinata e chic, adatta al mio rango.»

Lucy sussultò come se l’avesse schiaffeggiata, e a lui parve di averle dato veramente un colpo basso. Lucy arrossì di nuovo e le tremò il labbro inferiore, ma non chinò il capo. Non distolse lo sguardo, malgrado l’espressione ferita dei suoi occhi. Rafi si detestò. Però non fu sufficiente per frenare il veleno dell’amarezza che gli ribolliva dentro, della rabbia per quello che gli aveva fatto. Temeva di non potersene liberare.

«Ti diverti a essere crudele» osservò lei lentamente, come se le costasse dirlo. «Però non resterò qui a farmi colpire. Volevo solo dirti in faccia che ti lascio, sempre se ti avessi rivisto, e ora l’ho fatto.» Inspirò e storse la bocca. «Addio, Rafi.»

La lasciò allontanarsi. Badava appena alla stanza in cui si trovavano, tanto era abituato agli orpelli della ricchezza e dell’importanza dei Qaderi. Non notava affatto gli antichi arazzi sontuosi appesi alle pareti. Servivano solo a incorniciare d’oro e rosso Lucy mentre camminava sulla folta moquette, passando davanti al magnifico letto a baldacchino che si ergeva come un palazzo in mezzo alla stanza.

Seguì con lo sguardo l’ancheggiare ipnotico dei suoi fianchi, e non poté fare a meno di ammirare la perfezione del suo fisico a clessidra, le sue curve voluttuose. L’aveva stregato a Manchester, e lo faceva ancora.

Quella donna era una maga, e lui aveva perso tutto per causa sua. La sua autostima. Il matrimonio politicamente vantaggioso a cui mirava da anni. La sua posizione nella cerchia ristretta dei ministri di alto rango e dei potenti di Alakkul, che si aspettavano tutti qualcosa di meglio da Rafi Qaderi di un matrimonio lampo con una come Lucy. Alcune parti di Alakkul sembravano essersi fermate al Medioevo, e per i suoi concittadini più tradizionalisti, alcun dei quali avevano in pugno il potere, cameriera di night club era un sinonimo di sgualdrina. Anche i suoi collaboratori erano scandalizzati dal fatto che fosse caduto tanto in basso.

Lucy l’aveva rovinato. E il peggio era che lui gliel’aveva permesso.

«Applaudo la teatralità della tua esibizione drammatica, Lucy, davvero.» Non si curò di alzare la voce. Lucy si fermò, ma non si voltò. «Però con me è fatica sprecata. Domattina ripartirò per la Germania.» Scosse la testa. «Sempre presumendo che la tua emergenza impellente non si presenti per convenienza nel cuore della notte, naturalmente.»

Fu allora che Lucy si girò. Per un attimo Rafi ebbe l’assurda impressione che fosse un’altra – la donna che fingeva di essere, raffinata e indignata, che lo fissava dall’altra parte della sala sontuosa come se l’avesse delusa immensamente. Di nuovo. Senza dubbio fu quel controsenso a fargli provare quasi vergogna, paradossalmente.

«Non faccio giochetti, Rafi» disse lei con voce sommessa, leggermente tremante.

Perché avrebbe dovuto colpirlo con quelle parole? Eppure Rafi sentì in bocca un gusto acido che sembrava dispiacere.

«Il mio volo per Manchester parte domani» continuò lei con quel tono freddo e distaccato. «Ho noleggiato un’auto che verrà a prendermi per portarmi in aeroporto. Ben presto sarà come se non fossi mai stata qui.»

«È troppo tardi, per quanto possiamo desiderare altrimenti» replicò lui. Si pentì quasi del proprio tono gelido, vedendola irrigidirsi come se non si aspettasse da lui altro che quella freddezza. «Però non ho intenzione di lasciarti andare via, Lucy.»

«Non hai scelta…» cominciò lei, di nuovo rossa in viso, e Rafi pensò che non avrebbe dovuto provarne soddisfazione.

«Non ci sarà alcuna separazione, né un divorzio. Niente scandalo» disse con voce pacata, vedendola resistere a ogni parola come se fosse stata un colpo. «Questo è il matrimonio che volevi, che hai tanto faticato per ottenere. Ti consiglio di godertelo, perché ci siamo dentro fino al collo per tutto il resto della nostra vita.»

Lei si limitò a fissarlo per un istante, con un’espressione indecifrabile, poi si voltò e uscì dalla stanza.

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