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Petali d'amore

di MAGGIE COX

Serena Hammond ha partecipato a un’asta londinese per acquistare Rosa, un dipinto che ha un significato sentimentale per il suo gentile dolce e anziano datore di lavoro. All'ultimo momento, però, la sua offerta è stata superata da quella di Ethan Galbraith, bellissimo e arrogante milionario. Ora Serena dovrà escogitare un piano per convincerlo a cederle il quadro, ma il suo intuito le ha instillato un dubbio: rischia di recuperare il ritratto e di perdere il cuore

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Certamente Ethan Galbraith doveva aver saputo che lei non aveva una sola possibilità di ottenere un appuntamento per almeno i successivi tre mesi! Gli impegni di lavoro dell'uomo erano fitti almeno quanto quelli della regina di Inghilterra. Ma la cosa che la faceva infuriare di più, pensò Serena, era che lui le aveva dato quel suggerimento subdolamente, un modo per alimentare le sue speranze e nello stesso tempo la sua delusione.

Bene, ma se il signor Galbraith credeva di averla dissuasa dal cercare di convincerlo a venderle il ritratto, si sbagliava, e di grosso!

Serena era tornata a casa di sua cugina, e si era arrovellata le meningi in cerca di una nuova strategia. "Perché non provi con l'antica arte della seduzione?" aveva proposto a un certo punto Jenny. "E' un uomo, giusto? Non importa quanto denaro abbia o quanto sia affermato, non resterà indifferente, fidati di me."

E così, alle cinque e trenta del pomeriggio, quando la maggior parte degli uffici erano ormai chiusi, Serena aspettava nell'atrio dell'edificio che ospitava l'azienda di Ethan, pronta all'attacco. Il viso truccato alla perfezione, un vestito nero che le aderiva come una seconda pelle, scarpe dal tacco assassino e - tocco finale - avvolta in una nuvola di profumo francese.

Sfogliò una rivista con aria distratta, notando appena le fotografie delle modelle magrissime che sfilavano con gli ultimi modelli dei più famosi sarti di Europa. Aveva i nervi tesi all'impossibile, al pensiero della reazione che Ethan avrebbe avuto rivedendola ma, non importava quanto si sentisse a disagio – in genere era una appassionata sostenitrice di jeans e maglietta – avrebbe sopportato tutto pur di mettere le mani sul quadro.

Il suo datore di lavoro, Godfrey, sarebbe stato così contento e forse, una volta riavuto il ritratto che amava tanto, anche la sua salute si sarebbe ristabilita.

Le porte dell'ascensore si aprirono e quattro o cinque persone ne emersero per incamminarsi sulla moquette marrone che copriva il pavimento della hall. Serena si sporse un po' in avanti per esaminare i loro visi; quando riconobbe quello di Ethan, il suo cuore ebbe un tuffo. Respirò a fondo e si alzò.

"Salve."

Anche se si sforzava di apparire calma e controllata, dentro tremava come se una mano gigante l'avesse scossa con furia. Negli occhi verdi di Ethan apparve un'espressione sorpresa, sostituita subito dopo dall'abituale sguardo glaciale. Poi quegli stessi occhi poi la squadrarono da capo a piedi, soppesando come previsto l'abbigliamento decisamente poco consono per quell'ora del pomeriggio, inducendo Serena ad ammettere a se stessa di aver accettato il suggerimento di Jenny perché, per un momento, si era lasciata prendere dalla disperazione. Ora, però, desiderava essersi concessa un po' di tempo per escogitare un altro piano...

Ethan aspettò che le altre persone uscissero dall'edificio prima di rivolgere la parola a Serena. "Non le avevo detto di prendere un regolare appuntamento, se davvero desiderava così tanto parlarmi, signorina Hammond?" sbottò.

Aveva denti bianchi e regolari, e un naso aquilino, quasi affilato. La linea della mascella era dritta, gli occhi verdi scintillavano come smeraldi immersi in una fontana di cristallo. Era talmente bello che Serena fu sul punto di scoppiare a ridere, tanto era assurdo per lei ritrovarsi insieme a un uomo simile. Poi notò i muscoli possenti che tendevano la stoffa della giacca dal taglio perfetto, e fu quel dettaglio a conquistarla definitivamente. Un brivido le corse lungo la schiena. Ma non doveva lasciarsi distrarre così! Quello che doveva fare al momento era concentrarsi sul suo scopo... Niente altro aveva importanza.

"Sì, me l'ha detto, signor Galbraith, ma lei sapeva già che era praticamente impossibile ottenere un appuntamento con lei. A meno che, ovviamente, io non fossi il principe Carlo o il sultano del Brunei... Ai quali non assomiglio nemmeno!"

Una scintilla di divertimento illuminò gli occhi di Ethan. "Ha assolutamente ragione, signorina Hammond. Solo un folle potrebbe confonderla con qualcosa di diverso dalla estremamente femminile e seducente creatura che lei è."

Già lusingata dal complimento, Serena fu messa completamente fuori gioco dal modo sensuale con cui l'uomo le accarezzò il corpo con lo sguardo. Come immediata reazione, sentì i seni inturgidirsi e premere contro il pizzo del reggiseno che indossava.

"Così elegante e nessun posto dove andare, signorina Hammond? Oppure è passata da qui intenzionalmente, magari con lo scopo di aspettarmi al varco e tendermi una trappola? Chissà perché, ma io non credo che lei sia una persona che si affidi troppo al caso. Se è venuta per chiedermi di nuovo di cederle il quadro, allora io le dirò di nuovo che sta solo sprecando il suo tempo. D'altro canto, se volesse bere qualcosa con me... Non sarei avverso a questo progetto."

Ethan stentava a credere alle sue stesse parole. Era perfettamente consapevole che la donna era lì con l'unico scopo di convincerlo a venderle il quadro, eppure desiderava davvero prolungare il loro incontro.

Il suo corpo sensuale avvolto in quel vestito sexy era un'esca sufficiente per un uomo che, come lui, aveva un appetito sessuale decisamente notevole; oltre a questo, la donna stava in qualche modo cominciando a conquistarlo. Non sapeva perché, ma che male poteva fare incoraggiandola un po’ si chiese. Lo attendevano solo una casa vuota e una cena riscaldata nel forno a microonde, e dovendo decidere fra quella prospettiva e quei magnifici occhi nocciola... Be', la scelta era quasi obbligata.

"Bere qualcosa?"

Era ovvio che il suo invito l'avesse messa in imbarazzo, notò Ethan, di conseguenza provò un moto di pura soddisfazione maschile.

"Sì, signorina Hammond... Ma direi di lasciar perdere le formalità. Non posso continuare a chiamarti signorina Hammond per tutta la sera. Qual è il tuo nome?"

"Serena."

"Hmm... Ti si addice. Allora, andiamo?"

Le mise una mano sotto il gomito e sorprendentemente percepì la sua esitazione. "Suppongo che ora mi dirai di avere un marito o un fidanzato che ti aspetta a casa, non è così?"

Non era così, perché Serena non aveva né l'uno, né l'altro. In realtà, era da un pezzo che non frequentava nessuno, era stata così impegnata prendendosi cura di Godfrey e di tutto ciò che lo riguardava. Triste, ma vero. La sua incertezza era dovuta solo alla sorpresa, perché le sembrava impossibile che Ethan Galbraith avesse abbassato la guardia tanto repentinamente, arrivando persino a invitarla a bere qualcosa.

Era uno stupendo e ricco uomo di affari, lei era una semplice, banale ragazza di Dartmoor. Non aveva mai aspirato a trasferirsi a Londra, come aveva fatto sua cugina, e nulla la rendeva più felice di una passeggiata fra i campi, o su per le colline, con il vento che le spettinava i capelli e i raggi del sole che le accarezzavano il viso. Non c'era nulla di sofisticato in lei. Persino Godfrey l'aveva presa in giro per il suo persistente atteggiamento di ragazza di campagna!

"No" rispose infine; subito l'espressione del viso di Ethan si rilassò. "Sono single ma, signor Galbraith..."

"Ethan."

"Ethan" confermò Serena. "Non posso nascondere che desidero parlare del dipinto. Ritengo che tu questo già l'abbia già capito."

"Puoi parlare del dipinto se, ti fa piacere, ma non otterrai nulla. Non riuscirai a convincermi, anche se vederti con questo minuscolo vestito addosso sta mettendo a dura prova il mio autocontrollo."

Il cuore che le batteva all'impazzata, Serena impiegò qualche istante per assorbire il senso di quel complimento. "Cosa?" replicò con tono incredulo.

Per tutta risposta, Ethan le regalò un sorriso mozzafiato.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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