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Il tesoro nascosto

di SOPHIA JAMES

Inghilterra, 1822 - Durante un ricevimento Asher Wellingham, nono Duca di Carisbrook, rimane folgorato dalla bellezza esotica di una sconosciuta che ha un'aria stranamente familiare. Si tratta di Emerald Sanford, figlia di un pirata dei Caraibi, giunta a Londra dalla Giamaica sotto mentite spoglie per recuperare un raffinato bastone da passeggio nel quale suo padre ha nascosto la mappa di un tesoro. Purtroppo, o forse per sua fortuna, il prezioso bastone è nelle mani di Asher, l'uomo che le ha ucciso il padre. Nessuno dei due ha previsto, però, di innamorarsi perdutamente. E adesso?

17

Emerald salpò una sera con l'alta marea e, mentre l'Inghilterra spariva all'orizzonte, la voce di Asher interruppe i suoi pensieri.
    «Saremo in Giamaica prima della fine del mese prossimo.»
    Il vento soffiò e le vele si gonfiarono.
    In Giamaica come amante di Asher. Lui non aveva più parlato di matrimonio, stare al suo fianco doveva bastarle.
    La giovane sorrise quando lui la prese per ma¬no e la condusse verso l'alloggio che avrebbero diviso durante il viaggio. Il Nautilus era una bella nave e aveva un buon equipaggio, una cambusa ben for-nita e una cassapanca piena di medicinali, per ogni evenienza.
    «Chiudi gli occhi» le chiese Asher quando ar-rivarono davanti alla pesante porta di quercia del loro alloggio.
    Emerald gli obbedì ed entrò insieme a lui. Quando lui le disse di riaprirli, vide che la cabina era piena di abiti e di biancheria finissima.
    «Madame Berenger era sicura che ti sarebbero andati bene» le disse Asher mentre lei ammirava da vicino un favoloso abito da giorno di seta rossa.
    «Hai comprato per me tutti questi indumenti?»
    Asher sembrava imbarazzato.
    «Pensavo che ne avessi bisogno.»
    «E Madame Berenger ha preparato i vestiti senza avere le mie misure?»
    «Ti ho descritta molto bene. Nei particolari» aggiunse Asher, dandole un'occhiata da cui Eme-rald si sentì denudata.
    Era quello il destino dell'amante? Doni a profu-sione per pagare le sue grazie?
    Non poteva accettarli, almeno non fino a quando Asher non avesse conosciuto la verità, tutta la veri-tà.
    «Asher, ci sono altre cose che devi sapere» gli confidò.
    «Che cosa?»
    Non era facile dirlo. Asher taceva e la guardava, mentre lei moriva per l'imbarazzo.
    «Io e la mia famiglia non eravamo accettati in Giamaica. Socialmente, intendo dire. Nessuno ci invitava o ammetteva di conoscerci.»
    «Ma vivevate a Kingston, quando non eravate per mare» obiettò Asher facendosi avanti e pren-dendole una mano.
    «Eravamo come degli intoccabili» affermò lei con un tono così addolorato che Asher capì quanto doveva aver desiderato di essere come tutti gli altri. Di far parte della congregazione della chiesa, di essere invitata ai picnic, alle feste per la Pasqua.
    «Anche con questi abiti nuovi mi riconosceran¬no e sapranno chi sono» aggiunse sconsolata.
    «Allora sposami, Emerald» sussurrò Asher così piano che lei dovette alzare gli occhi e guardarlo per essere sicura che avesse parlato.
    «Sposarti?»
    «Nessuno oserà criticare la Duchessa di Cari-sbrook. Mi sono preso la libertà di portare un prete a bordo. Sposami e io ti proteggerò.»
    «Perché?»
    «Perché ti amo.»
    Aveva sentito bene? La speranza era come una droga che le impediva di pensare. Asher aveva davvero detto di amarla?
    «Ti amo da quando ho visto, al ricevimento del vescovo di Kingseat, che sotto il vestito non avevi altro che il tuo tatuaggio con la farfalla.»
    Le pagliuzze d'oro brillarono nei suoi occhi.
    «Da quel giorno ci ho pensato molte volte, spe-cialmente la notte.»
    Emerald rise, mentre Asher infilava una mano nella giacca e tirava fuori un piccolo astuccio.
    Lo aprì per rivelare un magnifico anello con smeraldo che lasciò Emerald a bocca aperta, men-tre lui glielo infilava delicatamente nel terzo dito della mano sinistra.
    «Sposami, Emerald Sandford, qui sulla nave pri-ma che arriviamo in Giamaica.»
    Improvvisamente tutto sembrò facile mentre lui la baciava e la stringeva forte.
    Sì, l'avrebbe sposato quel giorno stesso. I suoi occhi brillavano di desiderio.
    «Ho un'altra cosa per te, qualcosa che hai perso a Londra.»
    Si piegò verso lo scrittoio accanto e ne estrasse lo scrigno con l'incisione E. S. 1801.
    «Le mie perle!» esclamò Emerald ancora prima di vederle. «Come hai fatto a sapere che erano mie?»
    «L'ho indovinato. Le iniziali, il biglietto da visita di tua zia Miriam...»
    «Mia madre le comprò quando io ero una neo-nata.»
    «Adesso saranno il tuo regalo di nozze.»
    Le mise al collo di Emerald, che si chinò per prendere qualcosa dalla propria bisaccia appoggiata sul pavimento.
    Era la mappa che aveva cercato per tanto tem-po.
    «Dato che fra di noi ricomincia tutto daccapo, penso che questa ti spetti di diritto.»
    «Non ho intenzione di perdere né tempo né de-naro per inseguire un tesoro così incerto» fu la ri-sposta di Asher dopo un attimo di sorpresa.
    Emerald si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e fece a pezzi la mappa dicendo: «Lo sapevo».
    Finalmente era finita. La sua vecchia vita se n'era andata per sempre e dalle sue ceneri sorgeva la possibilità di un futuro con Asher. Un futuro in cui all'incertezza si sarebbe sostituita la gioia.
    Accarezzò lo smeraldo. Non un anello qualsiasi, bensì il suo anello.
    «È splendido. Dove lo hai preso?»
    «Ero andato a Londra, in un bordello di Curzon Street» ammise lui sinceramente. «Un posto in cui gli uomini possono dimenticare ogni difficoltà. Ci sono rimasto il tempo strettamente necessario per bere un brandy, poi sono andato dal mio gioielliere a comperare l'anello per te.»
    Emerald sorrise e, quando gli prese le mani, si accorse che non c'era più l'anello con lo zaffiro.
    Mentre lei accarezzava il segno bianco rimasto sul suo dito, Asher sospirò dicendo: «Quando Melanie è morta, sapevo che, in un modo o nell'altro, sarei riuscito a sopravvivere. Ma, se succedesse qualcosa a te, Emerald, io...».
    Lei gli posò un dito sulle labbra per farlo tacere e Asher l'abbracciò, mentre insieme cadevano sul letto morbido, il loro mondo.
    «Vorrei restare qui per sempre» disse Emerald.
    «In questo letto?»
    «Qui con te.»
    Cominciò ad abbassare il corpetto del vestito e lui smise di ridere.
    «Mariposa...» mormorò, sfiorandole con le lab-bra il tatuaggio. «Farfalla in spagnolo, avrei dovuto capirlo subito che eri tu. La figlia del pirata che adesso sarà mia moglie.»
    L'abbracciò e la tenne stretta sotto di sé.
    «Non ti lascerò mai andare via, Emerald. Sta-remo insieme per sempre.»
    «Per sempre» ripeté lei, prima che lui la zittisse con un bacio.

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