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Chiudi gli occhi

di JACKIE ASHENDEN

Da tre anni Lincoln e Grace hanno una storia basata unicamente sul piacere.

Concorrenti nel mondo degli affari di giorno, di notte hanno trovato il modo di sfogare lo stress incontrandosi ogni tre mesi nelle salette appartate del Club dei Milionari.

Ma ora Linc vuole qualcosa di più da Grace, e intende rischiare il tutto per tutto per averlo. Sa che lei stenta a fidarsi, perciò per raggiungere il suo scopo dovrà dimostrarle che può fidarsi di lui… e per cominciare dovrà convincerla a mettersi completamente nelle sue mani e ad abbandonarsi al suo seducente dominio.

 

 

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Grace

Le sue parole mi riecheggiarono dentro come un grido in una casa vuota. Voleva di più?
Dai, lo sai che è così. Però non volevi vederlo.
Forse sì, lo sapevo. E forse avevo ignorato l’espressione dei suoi occhi quando mi guardava. L’ultima volta in cui eravamo stati insieme, quando mi ero alzata dal letto la mattina dopo mi aveva preso la mano come per trattenermi. E mi aveva abbracciato forte quando mi aveva salutato con un bacio.
Forse non avevo voluto accorgermi della stretta al cuore che avevo avvertito e della sensazione di desiderare quello che avevo letto nei suoi occhi scuri. Così possessivi, imperiosi, che mi volevano. Che volevano me.
Rabbrividii, e non per il freddo, nonostante fossi nuda.
La benda che aveva in mano rappresentava una promessa e una minaccia. Se l’avessi messa sugli occhi non avrei visto quello che faceva. Avrei dovuto fidarmi.
Ma avrei potuto farlo dopo Michael? Dopo la mia infanzia difficile e tutto l’impegno che avevo profuso per essere dov’ero ora? Mi era difficile fidarmi, lo era sempre stato, però era ciò che mi chiedeva. E io volevo concedergli la mia fiducia.
Lincoln mi guardava impassibile.

«Che cos’altro vuoi?» lo apostrofai; in parte volevo saperlo, in parte no.

«Tu che dici?» Mi trafisse con i suoi occhi ardenti. «Voglio tutto.»

Deglutii e distolsi lo sguardo, puntandolo di nuovo sulla benda. Avevo il cuore in gola. Dargli tutto… Con Michael non avevo voluto farlo. Ma Lincoln era diverso e… Dio, sarebbe cambiato tutto tra noi.

«Come fa una benda a darti tutto?» dissi, tentando di buttarla sullo scherzo. Però la battuta cadde nel vuoto, nel silenzio della stanza.

Lincoln scosse la testa. «Il punto non è la benda, è che tu ti fidi di me, Gracie.»

Ah, ecco. Era come uno di quegli esercizi sulla fiducia che facevo fare ai miei dipendenti durante il training. Come buttarsi all’indietro, sicuri di essere sorretti dalla persona alle proprie spalle.

Avevo sempre affidato a Lincoln il mio corpo. Ma non ero sicura di volergli dare altro.

«Vuoi che decida io per te?» mi chiese dopo un breve silenzio.

Avevo la bocca riarsa e il respiro corto. Ero invasa dal timore. Non avevo paura di lui, né della benda, ma di quello che comportava dargli ciò che mi chiedeva.

Però non ero mai stata una vigliacca.

«Mettimela tu» lo invitai con voce roca.

Nei suoi occhi scuri si accese un lampo. Strinse la benda e si avvicinò mentre io mi bloccavo come un cervo illuminato dai fari di un’auto. Mi girò intorno, incombendo su di me, così alto, possente e muscoloso, avvolgendomi con il profumo speziato del suo dopobarba e con il calore del suo corpo.

«Alza la testa» mi ordinò.

Obbedii, e la seta nera mi coprì gli occhi mentre legava la benda. Fui percorsa da un brivido e sentii le ginocchia malferme. Non avere più la vista rendeva precario il mio equilibrio.

Il suo respiro all’orecchio mi fece provare un altro brivido quando sussurrò: «Ora fai quello che ti dico».

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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