Sei già registrato? Entra nella tua area personale

Chiudi gli occhi

di JACKIE ASHENDEN

Da tre anni Lincoln e Grace hanno una storia basata unicamente sul piacere.

Concorrenti nel mondo degli affari di giorno, di notte hanno trovato il modo di sfogare lo stress incontrandosi ogni tre mesi nelle salette appartate del Club dei Milionari.

Ma ora Linc vuole qualcosa di più da Grace, e intende rischiare il tutto per tutto per averlo. Sa che lei stenta a fidarsi, perciò per raggiungere il suo scopo dovrà dimostrarle che può fidarsi di lui… e per cominciare dovrà convincerla a mettersi completamente nelle sue mani e ad abbandonarsi al suo seducente dominio.

 

 

15

15

Lincoln

Avevo in mano un cubetto di ghiaccio preso dal secchiello, e il senso di possesso che provavo era ancora più forte e profondo di prima, ma anche il sollievo. Come se non avessi sperato di sentirglielo dire.
Però l’aveva detto, e non poteva più rimangiarselo.
Le sfiorai di nuovo i polpastrelli con il cubetto di ghiaccio, dandole un altro assaggio di quello che doveva aspettarsi. Poi lo passai su una natica e lungo la parte posteriore di una coscia.
Lei trasalì, con la pelle d’oca, e tremò. Però non protestò, perciò lo spostai verso l’interno della coscia e lo feci scorrere sulla sua pelle più sensibile.
Lei rabbrividì e cercò di scostarsi, perciò le strinsi con la mano libera il foulard che le legava i polsi per bloccarli.

«Ferma» mormorai.

Tremando, lei si sforzò di obbedire.

«Brava.» Spostai il cubetto verso l’alto, a sfiorarle le pieghe del sesso.

Lei emise un grido soffocato. «Che cosa fai?»

Non risposi, e feci scorrere il ghiaccio sulla sua carne bollente, poi intorno al clitoride, sapendo che il freddo avrebbe intensificato il piacere. Lei trattenne il fiato, scossa da un altro brivido.

«Ti piace, Gracie?»

«N… non lo so» balbettò.

Bene. Almeno era sincera.

Le strofinai di nuovo il clitoride con il cubetto di ghiaccio, stavolta con maggiore pressione, e lei si contorse sul letto con le cosce che tremavano. «E ora?»

«S… sì.» Le si spezzò la voce. «Mi piace.»

Ero invaso dal piacere che mi provocava la vista di Grace che godeva così, sapendo che ero io a causarle quelle sensazioni. Era più esaltante di aggiudicarmi qualsiasi contratto. E lei si fidava di me e me lo lasciava fare. Le passai di nuovo il cubetto sulla pelle; il suo calore lo faceva sciogliere rapidamente. «Certo che ti piace, e lo sai. Sai che non ti procurerei mai dolore.»

«Allora piantala e fammi venire» mi ordinò, tremando. «Ti prego, Lincoln!»

Ormai il ghiaccio si era sciolto e avevo le dita fredde. Perciò gliele infilai dentro, stavolta due, strappandole un gemito. Grace sollevò i fianchi ma io l’ammonii: «No, non funziona così. Stasera verrai quando voglio io, e non un secondo prima. E certamente non prima che io abbia avuto quello che voglio».

«Non sono costretta» replicò lei, ansante. «Credevo che lo facessi per me, per il mio piacere.»

Ah, come mi provocava! Perché Grace era fatta così. Non concedeva mai niente senza lottare. «Accettare di essere mia sarà per il tuo piacere. Perché è quello che vuoi anche tu.»

«Non puoi saperlo.»

«Oh, sì, invece.» Sorrisi. «Grace Anderson, mi vuoi sin dal primo momento in cui mi hai visto.»

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
< Vai a Capitolo 14 Vai a Capitolo 16 >