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Chiudi gli occhi

di JACKIE ASHENDEN

Da tre anni Lincoln e Grace hanno una storia basata unicamente sul piacere.

Concorrenti nel mondo degli affari di giorno, di notte hanno trovato il modo di sfogare lo stress incontrandosi ogni tre mesi nelle salette appartate del Club dei Milionari.

Ma ora Linc vuole qualcosa di più da Grace, e intende rischiare il tutto per tutto per averlo. Sa che lei stenta a fidarsi, perciò per raggiungere il suo scopo dovrà dimostrarle che può fidarsi di lui… e per cominciare dovrà convincerla a mettersi completamente nelle sue mani e ad abbandonarsi al suo seducente dominio.

 

 

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Lincoln

Era bellissima, così distesa supina con le gambe spalancate e la pelle arrossata. I capelli biondi erano sparsi sul copriletto di velluto e i capezzoli erano due punte turgide. Era ferma, con le labbra socchiuse, ansante.

In attesa. Aspettava che le dessi tutto quello che volevo.

Si fidava di me, sicura che le avrei dato ciò di cui aveva bisogno.

Sì. Oh, sì!

Mi ero spogliato ma non le avrei dato quello che voleva. Non ancora. Perché prima volevo sentirle dire quelle parole. Si stava rivelando un baratto, ma essere spietato negli affari era sempre stato l’unico modo di ottenere quello che volevo. Ed era anche l’unico modo di avere ciò che volevo da lei.

Avanzai e strofinai il pene contro la sua carne calda e bagnata, godendo dello spettacolo di Grace che tremava e si contorceva. «Allora, Gracie?» la incalzai.

«Allora, in pratica mi ricatti con un orgasmo che mi neghi finché non farò quello che vuoi» disse con voce roca, scossa da brividi.

Sorrisi, anche se non poteva vedermi. «Ovvio. Sono un uomo d’affari. Non faccio qualcosa in cambio di niente.»

Lei non sorrise, invece. «Voi che mi fidi di te, ma tu non ti fidi di me.»

Di colpo fui molto meno divertito. «Ma che dici?»

«Vuoi che sia tua. Ma non ti fidi del fatto che io possa donarmi a te senza usare qualcosa a tuo vantaggio.»

Fui invaso da un gelo improvviso. «E’ così che funzionano gli affari.»

«Questa non è una trattativa di affari, Linc.»

Ha ragione.

Però non mi piaceva la piega che aveva preso il discorso, perciò mi slanciai in avanti improvvisamente per affondare nel suo calore umido.

Grace gemette, e sollevò il busto sul letto protendendo i seni, mentre emettevo un mugolio roco nel sentire il suo sesso che mi racchiudeva. Era bello. Bellissimo. Era calda e mi serrava forte, e mi sembrava di essere tornato a casa.

«Se mi vuoi perché non me lo chiedi e basta?» Aveva la voce tesa, tremula. «Non hai bisogno di bendarmi e legarmi. Ti basta chiedermelo.»

Lo disse come se fosse stato semplice. Invece non lo era. Niente era mai semplice con lei. Per avere ciò che volevo nella vita e negli affari ero sempre stato costretto a contrattare, manipolare. Era così che funzionava.

Dai… Non gliel’hai chiesto perché hai paura quanto lei.

La guardai mentre ero dentro di lei. E di colpo capii quanto era alta la posta in gioco. Perché se fosse andata via ora, tra noi sarebbe finita. Non sarebbe più tornata, e lo sapevo.

Mi ritrassi poi riaffondai in lei, tenendola stretta, e lei gemette e si morse il labbro. Il piacere si diffuse lungo la mia spina dorsale con lentezza, come un serpente incandescente.

Ti basta chiederglielo. L’ha detto lei.

Però non potevo correre il rischio. Se avesse deciso di andarsene, avrei dovuto fermarla.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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