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Chiudi gli occhi

di JACKIE ASHENDEN

Da tre anni Lincoln e Grace hanno una storia basata unicamente sul piacere.

Concorrenti nel mondo degli affari di giorno, di notte hanno trovato il modo di sfogare lo stress incontrandosi ogni tre mesi nelle salette appartate del Club dei Milionari.

Ma ora Linc vuole qualcosa di più da Grace, e intende rischiare il tutto per tutto per averlo. Sa che lei stenta a fidarsi, perciò per raggiungere il suo scopo dovrà dimostrarle che può fidarsi di lui… e per cominciare dovrà convincerla a mettersi completamente nelle sue mani e ad abbandonarsi al suo seducente dominio.

 

 

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Grace

Naturalmente aveva ragione. Avevo sempre voluto essere sua. E più insisteva a provocarmi, più lo desideravo. Emisi un gemito quando affondò più profondamente le dita gelide. Il freddo richiamò l’esaltante sensazione di dolore e piacere che avevo provato quando avevo sentito il cubetto di ghiaccio sulla carne surriscaldata.
All’inizio non avevo capito se era caldo o freddo, ma poi mi ero resa conto che era ghiaccio, quando me l’aveva passato più volte sulla pelle. L’intinto mi aveva spinto a scostarmi, come se mi fossi scottata, ma Lincoln mi aveva bloccato, costringendomi ad assaporare fino in fondo quella sensazione intensa.
Solo allora avevo capito che non provavo dolore, ma piacere. Ed era bellissimo. Lincoln mi aveva fatto fare un’esperienza senza precedenti che non credevo di apprezzare, e l’aveva trasformata in un’estasi indicibile.

Volevo ancora quel piacere. Ne volevo di più. Volevo Lincoln di più.


Ero curiosa di scoprire che cos’altro poteva farmi provare, cose che pensavo non mi piacessero e invece avrei finito per trovare esaltanti.
Sotto la benda percepivo solo l’oscurità e il calore di Lincoln, le sue dita dentro di me che mi davano piacere mentre l’altra mano mi accarezzava la schiena, il suo corpo che mi premeva addosso, bloccandomi. Dandomi un punto fermo.


Ero cresciuta in affido e non avevo mai avuto legami, perciò mi ero fatta da sola. Per anni mi era bastato non appartenere a nessuno. Michael ci aveva provato, ma l’avevo trovato soffocante. Voleva che rinunciassi a troppe cose.
Con Lincoln non mi ero mai sentita soffocata. Neppure quella sera quando mi aveva chiesto di affidargli il controllo del mio piacere. Anzi, mi sentivo stranamente… libera.


Sfilò le dita dal mio corpo e si scostò. Poi sentii le sue mani sui fianchi. Mi fece girare supina, mi allargò le cosce e io ansimai, avvertendo un profondo desiderio che pulsava tra le gambe.


Non parlai, non chiesi niente. Stavolta no.


Invece attesi, con il fiato corto, che mi desse tutto quello che voleva.


Udii un fruscio e un tonfo sommesso. Poi un involucro che si strappava. Oh, grazie a Dio! Finalmente l’avrei sentito dentro di me.

Attesi, fremente.

Poi mi tirò verso il fondo del letto con le natiche proprio sul bordo del materasso, e di colpo sentii il calore della sua pelle contro la mia. Era nudo anche lui. Come me.

Si era piazzato tra le mie cosce aperte. Sentii le sue dita sul mio sesso, che allargavano le pieghe della carne. «Rispondimi» mormorò. «Avevo ragione? Sei mia, Gracie?»

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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