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La notte dei misteri

di CHRISTINE MERRILL

Cornovaglia, ottobre 1814. Con una tempesta in arrivo dalla costa e le tenebre che stanno calando, Jack Kendall si sente fortunato quando scorge una locanda in lontananza. Man mano che si avvicina, però, comincia a ricredersi e avvertendo qualcosa che non va in quel luogo. Qualcosa che potrebbe mettere in pericolo la sua stessa vita. Per un attimo valuta l’opportunità di rimontare in sella al suo fedele Ajax e galoppare fino alla prossima locanda, ma scorge una pallida e splendida donna, affacciata alla finestra. Decide così di sfidare il fato, entrando nel locale.

8

Mentre attraversava il bosco, Joy udì il proiettile sfiorare il suo capo e andarsi a incagliare nel tronco di un albero. Fu sopraffatta dal terrore ma cercò di rimanere lucida. Inciampò ma riuscì ad aggrapparsi ai rami di un albero per non cadere e proseguire nella sua folle corsa.

Un rovo le ferì la mano, ma fu una benedizione. Il dolore le fece riprendere il controllo di sé agendo come un tonico sui suoi nervi. D’un tratto si accorse che l’erba sotto i suoi piedi nudi era bagnata e scivolosa, mentre l’aria pungente penetrava nei suoi polmoni. I suoi sensi si affinarono. Il mondo intorno a lei sembrò diventare più reale dell’incubo che aveva lasciato alle sue spalle.

Sorrise. Non le importava cosa sarebbe accaduto quella notte, il peggio era passato. Avrebbe corso fino alla collina e si sarebbe buttata di sotto prima che quei bastardi la raggiungessero.

Sentiva ancora gli spari dietro di sé e le grida di Tallack che incitava i suoi uomini a prendere Jack.

Un altro sparo.

Le imprecazioni di Tallack sembravano più vicine, ora.

Se avesse voluto, Joy avrebbe potuto aspettarlo, aggrapparsi a lui e farlo precipitare dalla collina insieme a lei. Si sarebbe così vendicata. In ogni caso, il suo volo nel vuoto avrebbe distratto i farabutti e Jack avrebbe avuto modo di salvarsi. Era sicura che lui ce l’avrebbe fatta.

Provò per un attimo un forte rammarico perché, morendo, non avrebbe mai saputo cosa sarebbe accaduto a Jack. Immaginò che lui avesse la meglio sui malviventi e che riuscisse a fuggire via senza intoppi. Dopo averlo visto in azione, le era impossibile credere che si sarebbe fatto sopraffare da gente simile.

Mentre continuava correre, Joy immaginò anche la loro ipotetica vita insieme. Fin da quando aveva posato gli occhi su di lui, affacciata alla finestra della sua camera, aveva iniziato a fantasticare…

Aveva immaginato di incontrarlo a un ballo. Lui l’avrebbe scelta fra tutte le altre e l’avrebbe sedotta con la sua sfacciata galanteria, proprio come aveva fatto quella sera. L’avrebbe riempita di complimenti fino a farla arrossire e le avrebbe fatto da guida e da cavaliere per tutta la stagione dei balli a Londra, conquistandola.

Joy si chiese se Jack fosse un buon ballerino… Non lo avrebbe mai saputo. Ma immaginò che lo fosse. Poteva mai un tipo come lui calpestarle i piedi mentre danzavano? Joy sorrise e pensò che Jack corrispondeva perfettamente all’uomo che avrebbe sognato durante la sua notte di Ognissanti.

Certo, nei suoi sogni non era incluso alcun bacio…

Smise di sognare a occhi aperti e ritornò in sé rapidamente. Era ormai quasi alle soglie del bosco, verso la collina, ma sentiva che Tallack le era ancora alle calcagna. Le facevano male i piedi per i taglietti procurati dai rami caduti a terra, che le avevano graffiato le piante e le dita. Anche la milza le doleva a causa della corsa lunga e affannosa. Tuttavia non aveva scelta: o raggiungeva al più presto la collina oppure Tallack l’avrebbe presa.

Cercò di vincere le sue paure e, per farsi coraggio, prese il coltello che aveva avvolto nel grembiule.

 

***

Una volta addentratosi nel bosco, Jack cercò di capire quale direzione avesse potuto prendere Joy. Non vi era alcun sentiero, ma pure se vi fosse stato, era del tutto improbabile che lei lo avesse seguito.

Scacciò via i dubbi: Joy era troppo intelligente e non si sarebbe fatta prendere nel sacco così facilmente. Ed era forte come nessun’altra. Avrebbe evitato di finire nelle grinfie di Tallack almeno fino al suo arrivo, quando lui l’avrebbe raggiunta, caricata in sella e portata al galoppo via da quell’incubo. Avrebbero cavalcato fino alla fine del mondo, se fosse stato necessario.

Pregò Iddio che facesse tornare il sorriso sulle labbra di Joy. Solo allora Jack si sarebbe ritenuto un uomo fortunato; l’avrebbe baciata ancora come aveva fatto prima di scendere dalla finestra. E se era scritto che combattere contro i demoni del suo passato era ciò che doveva fare, per Joy lui l’avrebbe fatto.

Ma prima doveva trovarla.

Forse si era andata a nascondere al margine della foresta, in attesa che Tallack si stancasse di cercarla. Jack rallentò la corsa e la chiamò sottovoce nell’oscurità, aspettando poi una risposta che non arrivò.

Udì, poco distante, lo scalpiccio di qualcuno che correva. Passi lievi, da donna. Se fosse stato giorno avrebbe pensato al cinguettio di un uccello, ma quale uccello avrebbe mai cantato di notte e durante una simile tempesta? Spronò così il cavallo in direzione di quel flebile rumore di passi.

Mentre procedeva, inoltrandosi nella fitta boscaglia, Jack sentiva distintamente anche il rumore delle onde che si infrangevano sulla costa. Il vento e la pioggia gli impedivano di vedere bene e ben presto si trovò in bocca anche la salsedine che proveniva dal mare.

Doveva essere cauto. Non conoscendo la zona, non poteva sapere se all’improvviso gli alberi si sarebbero aperti in una radura, lasciandogli le spalle scoperte.

Ancora quel suono. Stavolta più nitido. Non si sbagliava: era il lamento di una donna in pericolo. Una donna spaventata, frustrata e sola. Un sinistro grido di terrore che esplodeva ora in mille singhiozzi.

Gli venne la pelle d’oca e rabbrividì. Doveva correre ad aiutarla, subito, prima che fosse troppo tardi.

Se non era già troppo tardi…

Combatté contro un improvviso e irrazionale terrore ragionando: se Joy aveva gridato era ancora viva benché fosse in pericolo mortale e avesse bisogno del suo aiuto.

Incitò il cavallo al galoppo in direzione delle urla della ragazza, che sembravano avvicinarsi man mano che Ajax procedeva sempre più veloce. Jack sperò di non impazzire per la frustrazione.

Non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato se non fosse arrivato in tempo per salvare Joy da quei farabutti. Il solo pensiero che il suo comportamento potesse causarle la morte lo faceva impazzire. Doveva mantenere la promessa che le aveva fatto a qualsiasi costo.

Ajax galoppava frenetico verso la collina. Il vento contrario sembrava schiaffeggiare entrambi, respingendoli indietro, verso il bosco. Il cavallo lottò strenuamente contro gli elementi e guadagnò la cima della collina nonostante la faticosa salita. Jack bestemmiò contro tutto e tutti: dovevano sbrigarsi, era questione di vita o di morte. Doveva raggiungere Joy…

E se non ci fosse riuscito? Allora, Dio testimone, si sarebbe vendicato.

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