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La notte dei misteri

di CHRISTINE MERRILL

Cornovaglia, ottobre 1814. Con una tempesta in arrivo dalla costa e le tenebre che stanno calando, Jack Kendall si sente fortunato quando scorge una locanda in lontananza. Man mano che si avvicina, però, comincia a ricredersi e avvertendo qualcosa che non va in quel luogo. Qualcosa che potrebbe mettere in pericolo la sua stessa vita. Per un attimo valuta l’opportunità di rimontare in sella al suo fedele Ajax e galoppare fino alla prossima locanda, ma scorge una pallida e splendida donna, affacciata alla finestra. Decide così di sfidare il fato, entrando nel locale.

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Jack con una mano bloccò il braccio dell’uomo e con l’altra afferrò la ragazza per la vita, allontanandola dal locandiere. “Suvvia, signore. Non c’è bisogno di usare la violenza.” Sorrise, ma il volto del locandiere rimase cupo. “Non tutto il male viene per nuocere. È tardi e sono stanco. Non ho bisogno di un’altra birra per dormire.”

Jack avvertì sotto le dita che i muscoli dell’uomo stavano allentando la tensione e così gli lasciò il braccio. Frugò nella sua tasca fino a trovare una moneta per buttarla sulla tavola. Era più che sufficiente per pagare quella birra.

Decise di continuare a fingersi ubriaco, si girò verso la ragazza che ancora stringeva a sé, la avvicinò ancora di più e disse: “Posso mai essere ancora arrabbiato con una cameriera così bella? Dammi un bacio, Joy, e dimenticherò tutto.”

Si era aspettato uno schiaffo per quella richiesta, o magari una risatina, invece vide solo gli occhi di Joy girarsi verso il locandiere come per ricevere l’assenso che lui immancabilmente diede, con un piccolo cenno del capo. Solo allora lei si girò verso Jack per dargli un freddo bacio sulla guancia.

Gli dava la nausea che lei dovesse chiedere l’assenso di quel bruto, che prima la stava per colpire in pieno viso. Quale potere aveva su di lei? Perché in sua presenza Joy si comportava in modo così strano? E come poteva essere sicuro che il suo intervento non le avesse reso le cose più difficili?

Per ora sarebbe stato meglio lasciare le cose come stavano. Jack rise e lasciò la ragazza. “Bene.” all’improvviso avvertì la tensione calare nella locanda e tutto sembrò tornare normale. “Vai a fare quello che devi fare, adesso, cara.”

Con uno sguardo preoccupato Joy andò dietro il bancone, lasciandolo da solo con il locandiere.

L’uomo era in piedi davanti a lui e si puliva le mani su uno straccio unto, ergendosi compiaciuto in tutta la sua stazza.

Jack sogghignò. Era chiaro che l’uomo era ancora arrabbiato: i suoi occhi erano in fiamme, perché evidentemente non era abituato a farsi dare ordini da nessuno nella sua locanda, tanto meno da uno straniero. Se il locandiere desiderava una rivincita, perché Jack gliela doveva negare? “Non c’è problema, buonuomo, ti assicuro che va bene così,” disse.

Jack intravide un lampo negli occhi dell’uomo, quel congedo era quasi un insulto: “Avete gradito il servizio stasera, signore?” gli chiese.

Jack pensò alla birra annacquata, al cibo pessimo e al fatto che sarebbe stato meglio dormire con Ajax piuttosto che in uno dei letti della locanda. Tuttavia fece un cenno di assenso: “Lo sono eccome. In una notte come questa è meglio evitare il temporale. Grazie per la vostra ospitalità, signore.”

“Mi dispiace di non poter fare di meglio, ma non passano molti forestieri da queste parti. Sono trascorsi ormai diversi mesi dall’ultima volta che abbiamo avuto un ospite come voi.” L’uomo accennò un sorrisetto. “Ma c’è altro che potrebbe rendere il vostro soggiorno più confortevole, signore, ne sono certo. Vi darò qualcosa per scaldare lo stomaco, anche se forse siete più interessato a qualcosa che riscaldi il vostro letto…” Strizzò l’occhio e diresse lo sguardo verso Joy. “È vostra per una ghinea.”

Prima che Jack potesse rispondere alla volgare offerta del locandiere, l’uomo aggiunse in tono conciliante: “Per una ghinea potete avere sia la ragazza che la stanza. La cena è inclusa, naturalmente.”

Non stava dicendo sul serio?

Jack avvertì una morsa allo stomaco. Il suo sguardo si soffermò su Joy che, dietro al bancone, fingeva indifferenza per quella conversazione. Era solo una magra consolazione pensare che quella locanda non avesse molti clienti, e che il padrone non avesse molte occasioni di offrire Joy come intrattenimento per gli avventori…

Che rapporto c’era fra lei e quell’uomo? Di lavoro? Era suo padre? O forse era il suo amante…

Più ci pensava e più ci stava male. Il suo primo impulso era stato quello di picchiare l’uomo e di dirgli che la sua offerta era ripugnante come la sua locanda. Avrebbe voluto abbandonare quel posto e lasciare che la pioggia fredda ne cancellasse il fetore.

Cosa avrebbe fatto però Joy? Sarebbe stata venduta al prossimo avventore? O forse sarebbe stata punita per aver fatto perdere un cliente? Per lo meno se avesse passato la notte con lui, Jack sarebbe stato sicuro che non le sarebbe accaduto niente di brutto, almeno finché lui fosse rimasto sotto quel tetto.

Così combatté contro la sua repulsione e rivolse lo sguardo verso Joy; lasciò che il desiderio che provava per lei fosse così palese da convincere il locandiere delle sue intenzioni. La osservò con occhio critico, come se dovesse comprare un cavallo – ammirò le sue forme, il candore della sua pelle e la linea delle sue labbra. Si girò quindi verso il locandiere e disse: “Mezza ghinea. La ragazza è giovane e tenera, ma il pasticcio di carne era vecchio e stoppaccioso, non valeva uno scellino.”

Il locandiere scoppiò a ridere e Jack vide Joy trasalire. Fu colto dalla nausea: era certo che lei non avesse perso una parola di quella conversazione.

Quando Joy alzò lo sguardo e lo posò su di lui, nei suoi occhi c’era disappunto, come se lui le avesse confermato le sue paure: tutti gli uomini erano dei bruti. Qualsiasi sogno romantico avesse avuto quella sera, dormendo con una mela sotto il cuscino, si sarebbe scontrato con quella verità da incubo.

Il locandiere valutò l’offerta di Jack ed esclamò: “Per una sterlina includo anche una bottiglia. La migliore della casa: ne vale la pena, signore. Tutto incluso.” Prese una bottiglia di cognac, troppo raffinata per quel locale, proprio come Joy.

Jack gli sorrise e disse: “Come posso resistere a tanta generosità?” E poi, non riuscendo a trattenersi, aggiunse: “Ma solo se la ragazza è consenziente, naturalmente.” Jack quasi sperava che lei si ribellasse e fuggisse via.

Ma il locandiere fu più veloce ed esclamò: “Lei fa tutto ciò che le viene ordinato, vero ragazza?”

***

Joy non rispose, ma un impercettibile movimento della sua mascella fece capire a Jack che ciò che stava accadendo aveva poca importanza per lei.

“Forza, su! Fai vedere al signore quanto apprezzi la sua compagnia.” Gridò il locandiere attraversando la stanza e raggiungendo Joy dietro al bancone. Le diede uno strattone per farla andare verso Jack. Joy inciampò e gli cadde addosso. Jack la prese prima che cadesse a terra, tenendola stretta a sé come per rassicurarla. La scenetta provocò le risa di tutti gli uomini nella locanda.

Joy si divincolò dalla stretta e si sistemò la gonna. Lo guardò dritto negli occhi, con uno sguardo fiero che non aveva nulla in comune con quello di una semplice serva. Il portamento della donna davanti a lui era quello di una signora e l’espressione del suo viso lasciava trasparire solo rabbia e gelo. Lo guardava come se stesse cercando un insulto appropriato per rispondere all’affronto che aveva subito. Ritornò dietro al bancone, afferrò la bottiglia di cognac dalle mani del locandiere e si girò verso Jack con un atteggiamento di sfida.

Jack sorrise debolmente, cercando di non tradirsi.

Quel sorriso fu il colpo di grazia per Joy. Abbassò il viso e si strinse nelle spalle. Appariva chiaro che passare la notte con lui era l’ultima cosa che voleva, tuttavia fece un cenno d’assenso col capo.

Jack sorrise al locandiere ed esclamò: “Affare fatto.” Sbadigliò ostentatamente. “E ora posso anche andarmene a dormire. All’improvviso mi sento tanto stanco…”

Le risate degli astanti echeggiarono in tutta la locanda.

Il locandiere disse: “La vostra stanza è l’ultima a sinistra.”

Joy protestò: “Ma quella è la mia stanza!”

“È quella più pulita, zitta!” replicò l’uomo.

Jack si accorse che gli occhi di Joy lanciavano fiamme d’ira per l’indignazione. Qualche attimo dopo, però, la ragazza si inchinò e sorrise debolmente: “Molto bene, allora. Immagino che milord voglia lenzuola pulite…”

Il viso del locandiere si incupì; era chiaro che voleva punirla per quell’impudenza, ma non voleva farlo davanti a tanti testimoni. Con un sorriso forzato si rivolse a Jack: “Vi raggiungerà appena avrà terminato le sue faccende qui.”

Jack salutò tutti gli avventori, spinse la sedia e attraversò la stanza per salire al piano di sopra. Mentre saliva i gradini sentì tutti gli sguardi su di lui.

C’erano degli uomini senza scrupoli in quella stanza e Jack sapeva bene che la sola presenza dei testimoni l’aveva tenuto in vita fino a quel momento. Comunque sapeva anche che a loro non importava nulla di quello che sarebbe successo a un viaggiatore solitario una volta salito al piano di sopra, lontano dai loro sguardi. Era però un vantaggio essersi accordato con il proprietario per una notte con Joy.

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