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Fantasie senza volto

di TAWNY WEBER

Durante una festa in costume, la timida Zoe Gaston scopre un lato di se stessa che non credeva di possedere. Con il volto celato da una maschera, è più facile realizzare le proprie fantasie, così tra le braccia di uno sconosciuto si regala inconfessabili quanto superbi momenti di passione. Come dice il proverbio, però, il bel gioco dura poco: quando ogni inganno viene a cadere, scopre che quell'uomo irresistibile è proprio "lui", il suo...

4

Nell'affollata sala da pranzo, rimbombante di chiacchiericci e risatine, la mattina successiva Zoe stava facendo colazione da sola. Addentando un cornetto, si guardò attorno. Il fatto che tutti la evitassero non le era nuovo e, molto probabilmente, il costume indossato la sera precedente aveva reso più ampio e più profondo il baratro fra lei e gli altri studenti. Chi se ne frega. Lei sapeva quanto valeva. Con un filo d'irritazione, sorseggiò il suo tè.
    Gli stupidi e ipocriti ex compagni non contavano niente, per lei. Ciò che invece rappresentava una faccenda sgradevole e seccante era quanto successo in giardino la sera prima. Un attimo prima si trovava tra le braccia di un sexy dio greco, pronta a qualunque pazzia, e l'attimo dopo lui le dava il benservito. Una scusa banale, un bacio sulla guancia e... puff... svanito nel nulla.     Il fatto l'aveva così disorientata che non era riuscita nemmeno a rintracciare Gandalf, sprecando un'intera serata. In tutti i sensi. Quando era rientrata nella sala, la festa si era spostata in un bar locale. Informatasi presso i pochi rimasti, aveva saputo che Brad, con il suo costume da mago, se l'era squagliata piuttosto presto.
    Sconfortata e frustrata, Zoe non sapeva cosa fare. Cosa avrebbe raccontato a sua cognata? In quel momento, il cellulare appoggiato sul tavolo vibrò. Messaggio in arrivo. Quando parli del diavolo... Era di Meghan.
Ciao, Zoe. Come va la caccia al mago? Zach ha un incontro con i pezzi grossi della Microsoft questa settimana. Dice che sta solo valutando altre opzioni, ma è evidente che è turbato. Gli ho chiesto cosa avrebbe chiesto a Gandalf se mai l'avesse incontrato, e mi ha accennato alcune cose. Ti manderò la lista via mail, nel caso tu trovassi quel tizio.
    Povero Zach. Un tremendo senso di colpa le provocò una dolorosa fitta al cuore. Non poteva mollare. Drizzò le spalle, risoluta a non andarsene da lì senza prima aver ottenuto valide informazioni su quello stramaledetto Gandalf. Basta distrazioni e deliranti fantasticherie su quello che avrebbe potuto accadere con quel meraviglioso uomo misterioso, il cui sapore persisteva ancora sulla sua bocca. E quel corpo...     Con un sospiro, spinse un tasto sul cellulare e chiuse la cartella dei messaggi. L'immagine del bellissimo fusto non voleva saperne di lasciare la sua mente. Benché lui l'avesse respinta, Zoe sperava comunque di ritrovarlo per tentare di riprendere il discorso bruscamente interrotto la notte precedente.     «Mi scusi, signor Drake.»
    Udendo quel nome, Zoe si girò di scatto cercando il padre di Dex o, ancora meglio, Dex stesso. Un qualunque viso amico sarebbe stato ben accetto in quel momento di sconforto ma, facendo vagare lo sguardo in giro, non vide nessuno. Un momento... ma il tizio che stava parlando con il capo cameriere era il fusto che aveva adocchiato nella hall il giorno prima.
    I suoi capelli castani scuri erano sempre scarmigliati, il suo bel sedere era sempre degno di un applauso e le sue spalle erano talmente perfette e virili da desiderare di strappargli gli abiti di dosso.
    Il capo cameriere lo aveva chiamato Drake. Quel tipo era Dex? Impossibile.
    «Dex?» pronunciò ad alta voce Zoe, con tono strabiliato.     Lui si voltò con aria interrogativa, passandosi una mano tra i lungi ricci ribelli. Non era più il goffo secchione con gli occhiali di un tempo, ma un alto, atletico e seducente uomo. Solo i suoi occhi erano gli stessi. Due profondi laghi blu, dalla luce ipnotizzante.
    «Dex...» ripeté Zoe con un filo di voce, sconcertata.
    Con uno strano lampo negli occhi e un compassato sorriso, lui si congedò dal capo cameriere prima di dirigersi verso di lei.
    Zoe si accasciò, avvilita, contro lo schienale della sedia. Anche il suo unico amico la trattava con indifferenza come gli altri ex compagni? Impossibile. Quello era Dex e le aveva anche scritto una mail la sera precedente. Stava diventando paranoica. Lisciandosi la gonna di pelle nera, spinse indietro la sedia e si alzò per salutarlo.
    Ancora una volta divorò con lo sguardo lo scultoreo fisico di lui. I jeans sembravano dipinti sui quei fianchi stretti e su quelle gambe lunghe. Un leggero e morbido maglione blu aderiva al forte torace e alle ampie spalle.
    Oh, sì. Era decisamente eccitante rivedere Dex.
    «Ehi» esclamò Zoe, quando fu a un passo di distanza, mettendo in mostra, con un movimento provocante e studiato, la sua esuberante scollatura. «Quando ho ricevuto la tua mail, non ci potevo credere! Sono felice che anche tu sia qui!»
    Le ultime parole le pronunciò gettandogli le braccia al collo e stringendolo a sé. Solidi, conturbanti e afrodisiaci muscoli di marmo. Il fiato le si spezzò in gola e una violenta ondata di eccitazione le annodò lo stomaco.     Dex, invece, non le concesse nemmeno un buffetto o un'amichevole pacca sulla schiena. Raggelata, Zoe si allontanò con finta noncuranza, cercando anche di ignorare i fischi di scherno e di disapprovazione provenienti dagli ex compagni che avevano assistito alla scena.
    «Ciao, Zoe» la salutò Dex, con tono indecifrabile.
    «Che bello rivederti» ribatté lei, tentando un sorriso.     Zoe non sapeva se era più sbalordita per il suo atteggiamento rigoroso o per l'incredibile cambiamento fisico. Lo studiò, gli occhi due fessure inquisitrici, notando la mascella forte e volitiva, le labbra carnose e ben disegnate che avrebbe voluto assaggiare.
    L'aria intorno a loro era carica di elettricità e di tensione. Occhi negli occhi, Zoe percepì che anche lui era destabilizzato da un violento turbamento e da un'inaspettata vampata di eccitazione erotica. Lei si inumidì le labbra, tentando di riportare alla normalità il battito cardiaco.
    «Sei cambiato parecchio in questi anni» asserì Zoe, la voce incerta. «E quanto sei cresciuto!»
    «Salutiamoci come si deve prima di discutere dei miei... centimetri» ribatté Dex, increspando un angolo della bocca in una smorfia maliziosa.
    «Hai perfettamente ragione!» convenne lei, sorridendo un po' confusa, domandandosi se cogliere o meno il doppio senso della battuta di Dex.     Mentre si scambiavano un abbraccio contenuto e compassati baci sulle guance, Zoe colse la fragranza della sua acqua di colonia. Un campanello suonò nel fondo della sua mente.
    Afferrandole le mani, Dex fece un brusco passo indietro e la esaminò compiaciuto. «Sei in gran forma» commentò con calore e affetto.
    Più calore che affetto, percepì Zoe, sentendosi investire da una divorante vampata di tensione erotica.
    «Grazie! Sei gentile.» Zoe lo prese per un braccio, incredula che quel gran pezzo di ragazzo fosse il suo scialbo e imbranato amico di sempre. «Sediamoci e prendiamo una tazza di caffè, così mi racconti tutto di te.»     «Allora, come te la passi?» le domandò Dex con tono casuale, accomodandosi accanto a lei, e ordinando del caffè al cameriere di passaggio con un gesto della mano.
    Che sicurezza di sé, che disinvolta autorità ostentava, notò Zoe, compiaciuta. Prima ancora che lei potesse replicare, alcuni ex studenti salutarono Dex con cordialità e lo invitarono a giocare a golf il giorno successivo. A lei, non riservarono nemmeno uno sguardo.
    Zoe li ignorò, come d'abitudine. Aveva un incantevole e intrigante rompicapo, seduto davanti a lei, al quale dedicare la sua totale attenzione.
    «Scusa l'interruzione» borbottò Dex, appoggiando le muscolose braccia sul tavolo e intrecciando le mani. «Mi dicevi, quindi, di te...»
    «Io? Be', niente di particolare» buttò lì Zoe, vaga, incapace di distogliere lo sguardo dalle sue dita lunghe ed eleganti, immaginando il loro tocco sulla sua pelle. «Sono una consulente aziendale, specializzata nel campo della comunicazione. In pratica, studio e analizzo una situazione, quindi individuo e suggerisco soluzioni per risolvere le eventuali problematiche. Fine.»
    «Come si traduce tutto ciò nella tenuta in pelle nera, borchie e frustino?» la punzecchiò lui strizzando l'occhio e sorseggiando l'aromatico caffè bollente, appena servito.
    Oddio! Chissà cosa avrà pensato vedendola conciata a quel modo...
    «Non sapevo che tu fossi presente alla festa» mormorò Zoe, a disagio.
    Dex armeggiò maldestramente col bricco del latte, rovesciandolo. «Non c'ero. Ho sentito parlare del tuo costume da qualcuno dei ragazzi» bofonchiò in modo goffo.
    «Immagino che si sia scatenata una caccia al migliore pettegolezzo» commentò lei con amarezza, lanciando occhiatacce malevole ai tavoli attorno.
    Nonostante si sentisse ferita e mortificata, la questione delle indiscrezioni e delle voci di corridoio le accese una luce nella mente. Tutti parlavano con Dex. Il che significava che lui poteva essere a conoscenza di qualcosa di interessante a proposito di Gandalf.
    «Devo ammettere che è proprio una sorpresa trovarti qui» iniziò Zoe, appoggiandosi allo schienale mentre l'ardente sguardo di lui le accarezzava la piena curva del seno, seguendo l'alzarsi e l'abbassarsi del suo respiro. «Pensavo che, a parte la sottoscritta, la sola persona che volesse rimanere il più lontano da questa odiosa città fossi tu.»
    «Non vivo qui» replicò Dex. «Rimango solo per questa settimana per occuparmi dell'albergo, mentre i miei sono in vacanza.»
    «Caspita, è bello che possano contare sul tuo aiuto. Quindi, dove vivi?»
    «Ecco, mi trovo diviso tra due posti, in questo periodo...» rispose lui, in modo sibillino.
    «Ti stai trasferendo in un altro appartamento?»
    «No. Forse mi trasferisco in un altro Stato. Vivevo a Boston, occupandomi di informatica, ma non ho ancora deciso dove voglio andare di preciso.»
    Zoe strinse gli occhi, perplessa. Che Dex avesse perso il lavoro? Forse era meglio cambiare argomento.
    «Comunque sia, è davvero una fortuna per me che tu sia capitato qui questa settimana!»     Lei avrebbe desiderato allungare un braccio per posare la mano sopra la sua. Ma qualcosa era cambiato fra loro. La disinvoltura, la confidenza di un tempo erano svanite. Si rammaricò di non essere rimasta in contatto con lui, in quegli anni. Era il suo unico vero amico e non era stata in grado di scrivergli nemmeno una mail. Inoltre, si sarebbe evitata il rischio di essere ricoverata come malata terminale di libidine...     Irritata per l'imbarazzo che provava, Zoe si sforzò di non avvicinarsi troppo a Dex e di non sfiorare i suoi bicipiti forti, il suo petto e le parti proibite del suo magnifico corpo, per testarne grandezza e solidità.
    «È una fortuna per tutti e due» replicò lui, inclinando il capo con un sorrisetto furbesco.     Zoe alzò un sopracciglio. Magari anche lui stava facendo le stesse erotiche elucubrazioni. Basta fantasticare! Doveva concentrarsi. Era lì per un motivo.
    «Hai riallacciato qualche vecchia amicizia?»
    «No, ho solo scambiato quattro chiacchiere con alcuni ragazzi e ricevuto avance oscene da diverse ragazze.»
    Zoe ridacchiò, considerando che anche lei aveva meditato di avanzargli proposte piccanti e licenziose.     «E non hai saputo nulla sulla loro vita o la loro attività?»
    Dex si rabbuiò. Appoggiandosi indietro, incrociò le braccia sul petto. «Perché? Sei alla ricerca della giusta combinazione uomocarriera?»
    «No. Non per me, almeno» precisò lei, sospirando. «Ho sentito dire che nella nostra classe si cela una celebrità e vorrei parlargli.»
    «Non vedo dove sia la difficoltà. Trovalo e parlargli.»
    «Fosse facile. Usa uno pseudonimo.»
    Dex s'irrigidì, il viso una maschera di ghiaccio. «Tipo uno scrittore o qualcosa del genere?»
    «Più o meno.» Zoe lanciò un'occhiata guardinga attorno a sé, poi si chinò verso di lui. «È un designer di videogiochi.»
    Dex rimase immobile cercando di non far trapelare nulla dalla sua espressione, ma il suo cervello era in fermento. Cosa diavolo voleva Zoe dal suo alter ego?
    Per proteggere la propria carriera, Dex era obbligato a tenere segreta la vera identità di Gandalf, ma anche se gli fosse stato possibile parlarne con lei, in ogni caso non l'avrebbe fatto. La notte scorsa Zoe lo aveva confuso con Brad, e ora era alla ricerca del suo alter ego. Cosa stava succedendo?     Numerosi flashback della serata precedente gli affollarono la mente. Okay, si era comportato da idiota con lei, decidendo di mascherarsi e celando tutto di sé. Capelli, occhi... Aveva persino camuffato il proprio accento per non farsi scoprire e Zoe non avrebbe mai potuto riconoscerlo. Tuttavia, il fatto che l'avesse scambiato per quel farabutto di Brad lo infastidiva da morire.     Durante gli anni trascorsi alla Central High aveva dovuto sorbirsi nei minimi dettagli la cotta di Zoe per l'aitante giocatore di football. E quando, finalmente, era riuscito a strapparle il bacio più profondo, più sensuale che lui avesse mai ricevuto, cosa succedeva? Lei lo chiamava col nome di quella carogna. Sì, era geloso. Era giunto il momento che Zoe lo vedesse come uomo. Come maschio. Le avrebbe detto che il misterioso individuo della notte precedente era lui. Probabilmente lei si sarebbe infuriata. Tuttavia, dall'eccitazione erotica che illuminava il suo sguardo, lui era certo che le sarebbe passata subito, in vista di una voluttuosa sessione di sesso. Prima, però, doveva sapere il motivo per cui lei era interessata a Gandalf.
    «Non ho idea di chi possa essere» ribatté Dex, scuotendo la testa con noncuranza. «Sei una consulente, non una cacciatrice di teste. Perché cerchi questo tizio?»
    Delusa e sconfortata, Zoe lanciò un'occhiata al suo cellulare. «Non è una questione di lavoro. È personale.»
    Prima che lui, perplesso, potesse chiederle delucidazioni, un ex studente si avvicinò al loro tavolo.
    «Dex, è bene che tu sappia che c'è un po' di confusione nel salone. Un gruppo di ragazzi sta organizzando una gara di limbo per questo pomeriggio e qualche spiritoso ha proposto di renderla più piccante, suggerendo di farla nudi.» Il ragazzo, con almeno venti chili di troppo, scoccò a Zoe un'occhiata ammiccante. «Ehi, se tu partecipi, lo farò anch'io.»
    Dex roteò gli occhi e sbuffò. Limbo? Nudi? Credevano di avere ancora quindici anni? Congedò l'ex compagno con la promessa di andare a controllare più tardi.
    «Che faccia tosta!» esordì Zoe, battendo la mano sul tavolo. «Ieri sera sparlava di me e oggi tenta di sedurmi! Non è proprio cambiato niente da allora.»
    Stringendosi nelle spalle, Dex intuì che lei si riferisse non solo a quel ragazzo, ma anche alla famosa storia del drivein. Quando si era sparsa la voce che Zoe sarebbe uscita con Brad, i ragazzi, all'improvviso, iniziarono a trattarla come un'amica. Quando si seppe che l'appuntamento era stato un fiasco, tutti si sentirono autorizzati a prenderla in giro. Bastardi! Sbuffò. Lui odiava vedere quell'ombra di sconforto nei suoi occhi. Forse non era il momento adatto per rivelarle la verità riguardo se stesso.
    «La cosa che ho sempre apprezzato di più in te, Dex, è la tua onestà» affermò Zoe, chinandosi per offrirgli una più ampia visione della sua intrigante scollatura. «Diversamente da qualche stupido di mia conoscenza, tu sei una persona corretta. Non mi mentiresti mai, vero?»
    Dex, totalmente assorbito dalla contemplazione dei suoi seni a malapena trattenuti dal leggero maglioncino, non registrò esattamente le sue parole. Dalla scorsa notte, non aveva fatto altro che immaginare di stare con lei a chiacchierare e passeggiare... oltre che a fare sesso. Bollente, estenuante, straordinario sesso.
    L'erezione che ebbe in quel momento, nascosta dal tavolino davanti a sé, gli confermò che il suo unico desiderio era quello di spogliarla e scoprire in quanti modi l'avrebbe fatta godere, prima di perdersi lui stesso nel caldo e umido piacere del suo corpo stupendo.
    Di colpo, tra le nebbie delle proprie fantasie erotiche, recepì il senso del discorso. Onesto? Corretto?
    Senso di colpa ed eccitazione scatenarono in una battaglia all'ultimo sangue all'interno della sua coscienza.
    «Signor Drake?» La voce compassata del direttore dell'albergo lo riportò alla realtà. «Abbiamo un problema in piscina.»
    «In piscina?» Dex, con un sospiro di sollievo, ringraziò quel diversivo che gli permetteva di non rispondere alla domanda di Zoe.
    «La signora Drake aveva riunito il club della pinnacola. Non so come, la riunione si è trasformata in una... seduta spiritica. Sembra che qualcuno dei partecipanti, spaventatosi, sia caduto dentro la piscina. L'accaduto ha scatenato una reazione a catena e altre persone si sono tuffate.» L'uomo strinse le labbra per mascherare il sorriso. «Ora la piscina è piena di vecchietti intirizziti e bluastri.»
    Dex scosse la testa, portandosi una mano sugli occhi. Nana! Ne aveva combinata un'altra delle sue.
    Zoe si lasciò sfuggire un risolino divertito. «Mi ero dimenticata che tipo imprevedibile e divertente fosse tua nonna!»
    «Immagino che sia meglio che io vada a ripescare qualche nonnetto» si congedò lui, con rammarico. «Mi dispiace dover interrompere la nostra conversazione.»
    «Devo andare anch'io» lo rassicurò Zoe, posando una mano su quella di lui.     Un caldo brivido s'insinuò lungo il suo corpo, raggiungendo il basso ventre e provocandogli l'ennesima erezione. Con un dolore quasi fisico, Dex sentì la mano di lei allontanarsi.
    Zoe si alzò lentamente mostrandogli, centimetro dopo centimetro, il suo fisico da urlo. Dannazione! Era bellissima. Lui desiderava accarezzare e mordicchiare ogni sua più piccola e dolce curva. I fianchi, il ventre piatto, il suo...
    «È stato bello rivederti, Dex» lo salutò lei, con tono affettuoso, interrompendo i suoi sogni a occhi aperti. «Sono felice di avere avuto questa occasione per ritrovarci. Sei l'unico amico che abbia avuto qui.»
    Dex aggrottò la fronte. Il messaggio era chiaro e inequivocabile. Zoe non aveva alcuna intenzione di portare la loro amicizia su un altro livello. Eppure aveva visto l'eccitazione e l'attrazione aleggiare nel suo sguardo. Ne era certo. Ma la lasciò andare, osservandola mentre attraversava la sala da pranzo con la sua camminata ondeggiante e sensuale. La sua bocca diceva no, il suo corpo gridava sì. Avrebbe meditato con calma la prossima mossa da compiere.     La partita non era ancora conclusa.

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