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Fantasie senza volto

di TAWNY WEBER

Durante una festa in costume, la timida Zoe Gaston scopre un lato di se stessa che non credeva di possedere. Con il volto celato da una maschera, è più facile realizzare le proprie fantasie, così tra le braccia di uno sconosciuto si regala inconfessabili quanto superbi momenti di passione. Come dice il proverbio, però, il bel gioco dura poco: quando ogni inganno viene a cadere, scopre che quell'uomo irresistibile è proprio "lui", il suo...

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«Non posso credere che io stia facendo una cosa simile» borbottò Zoe, tirando e strattonando la striminzita minigonna di pelle che l'avvolgeva come una guaina, cercando di coprire il più possibile il sedere. Si fermò almeno tre volte durante il tragitto verso l'ascensore, raddrizzando la riga delle calze a rete. «Avrei dovuto presentarmi in pigiama e spacciarmi per una strizzacervelli.»
    Le porte dell'ascensore si aprirono davanti a lei con un fruscio. L'ultima chance per tirarsi indietro. Esalò un profondo respiro e scrollò le spalle. In fin dei conti, lei se ne fregava del giudizio degli altri. Entrò con aria determinata e spinse il bottone del piano terra.     Si voltò per esaminare il suo abbigliamento nel grande specchio alle sue spalle. L'aderente corpetto, sfacciatamente scollato, si allacciava con sottili strisce al collare con i chiodi e le borchie e all'inesistente paio di calzoncini, nascosti dalla minigonna. Si era rifiutata di calzare gli stivali di vernice nera che arrivavano a mezza coscia e aveva optato per i propri stivaletti, dal vertiginoso tacco a spillo. Manette borchiate e frustino completavano il tutto.
    Bel colpo, commentò fra sé, immaginando l'espressione scioccata ed esterrefatta sui volti dei suoi compagni. In fin dei conti, si era vestita da dark per ben tre lunghi anni, alla Central High. Dov'era la differenza? Semplicemente, adesso aveva meno stoffa addosso e impugnava uno scudiscio per punire qualche eventuale cattivello.
    Ridacchiando all'idea, tastò il BlackBerry agganciato in vita. Unico indizio della sua reale professione.
    Considerando di fuggire il prima possibile dalla festa, confidò sulla tempestività di Dex che, nella mail, le aveva promesso di contattarla durante la serata per incontrarsi con lei. Picchiettando il frustino contro una gamba, Zoe fece il proprio trionfale ingresso nella caotica e affollata hall.
    «Quanto vuoi, pupa?» domandò scherzosamente un ex giocatore della squadra di football, senza riconoscerla, mentre lei si dirigeva verso il tavolo del comitato.
    «Non potresti permettertelo» rimbeccò lei, ammiccando e facendo sibilare, con un colpo brusco, il frustino.
    Quando raggiunse l'altro lato della sala, era già stata palpata cinque volte e insultata otto. Sebbene nessuno l'avesse identificata, era stata comunque trattata con lo stesso disprezzo di allora.
    «Zoe Gaston» si presentò alla registrazione dei partecipanti.     «Gaston?» ripeté la donna che indossava un costume da gigantesco cucciolo di cane, con enormi orecchie flosce e lunghi baffi sul naso nero. Dopo averla squadrata, con espressione sconcertata, scorse la lista, ed infine le porse il suo cartellino. «Ora puoi andare alla cabina nello stand laggiù, per la foto.»
    «Che foto?»
    «Tutti i costumi devono essere fotografati per la gara.»
    Il fotografo era il suo vecchio professore di educazione fisica. «Il tuo costume è il più bello, dopo quello di Brad» commentò lui, dopo averle preso qualche scatto su uno scomodo e alto sgabello.
    «Che costume ha?» s'informò Zoe, rizzando le antenne.
    «Da mago. Con un grande cappello a punta» accennò con indifferenza e si occupò della maschera successiva.
    Con un'impercettibile smorfia di trionfo, Zoe si domandò se avesse bisogno di ulteriori prove. Tutti gli indizi conducevano a Brad. E si era anche vestito da mago! Se poi, una volta avvicinato – magari flirtando un po', giusto per prendersi la rivincita – avesse avuto la certezza che lui fosse Gandalf, avrebbe contattato suo fratello e organizzato un incontro tra loro. E finalmente se ne sarebbe andata, lasciando Brad Young a bocca aperta a ingoiare la polvere. Perfetto.
    Scrutando tra la folla alla ricerca di un vistoso cappello a punta, Zoe elencò mentalmente il programma della serata. Punto primo, avvicinare Brad. Punto secondo, godersi l'espressione esterrefatta sulla sua faccia quando avrebbe realizzato cosa si fosse perso per correre dietro a qualche squallida bambolina.
    Comunque, non era ancora sicura che Brad potesse essere Gandalf, per cui lei si guardò attorno e prese in considerazione gli altri tre ragazzi che aveva inserito nella propria lista.
    «Guarda, guarda. Non hai ancora trovato nessun altro colore da indossare oltre il nero?»
    Conosceva quella voce. Zoe irrigidì la mascella, alzò il mento, e si girò con un'espressione di altezzosa superiorità. Candice Love. La reginetta della Central High, capo delle cheerleader, che riteneva che tutto il mondo fosse ai suoi piedi.     «Julie mi aveva annunciato la tua presenza. Non ci potevo credere. Zoe Gaston, la secchiona vergine» ridacchiò Candice, caustica. «Sapevi, vero, che il costume doveva suggerire indizi riguardo la propria attività?»
    Zoe fulminò la bionda, dai perfidi occhi azzurri, con uno sguardo inceneritore. «Davvero? La vita è stata così orribile per te in questi ultimi dieci anni che ancora vivi nel passato?»
    Candice indossava un completo da cheerleader, con un'ape regina stampata sul maglioncino, che metteva in mostra un bel fisico ancora asciutto e atletico. Che rabbia!
    «Sono in maschera» tagliò corto l'altra. «E tu?»
    Sempre simpatica, considerò Zoe e, non volendo sprecare un solo altro istante del suo prezioso tempo facendosi insultare, si congedò sventolando lo scudiscio. «Se mi vuoi scusare, devo vedere una persona.»
    Lasciandosi alle spalle una stupita e interrogativa Candice, Zoe attraversò la sala affollata e chiassosa per uscire in giardino, dove le ombre fresche della sera l'avvolsero e la rilassarono. Assorbendo la serenità di quella notte stellata, respirò profondamente. Al diavolo quella stupida ragazza, si incoraggiò. Doveva occuparsi di Gandalf, non farsi sconfortare da vecchi rancori.
    «Frustami, colpiscimi, ma fammi partecipare alla festa?»
    Zoe si voltò di scatto, verso quella suadente e roca voce virile. Nell'oscurità riuscì solo a scorgere la sagoma di una figura maschile, il cui viso era quasi completamente celato dalle tenebre. Le sue labbra si incurvarono in un ampio sorriso di apprezzamento mentre la guardava, e una vampata di intenso calore la infiammò con violenza.     Col fiato sospeso, lei cercò di scrutare nel buio. Lo sconosciuto, appoggiato pigramente contro il muro, emanava puro fascino sessuale. Attillati pantaloni in pelle, una morbida camicia bianca, un ampio mantello nero e una gigantesca spada. Qualcosa di simile alla maschera di Zorro gli copriva il viso. Intrigante...
    Quel corpo, poi, era superbo. Un'autentica opera d'arte. Alto, asciutto e muscoloso, sembrava invitarla ad avvicinarsi, per toccare e stringere quel meraviglioso torace.
    «Ti diverti?»
    «Per niente» ammise Zoe. «Mi toccherà prendermi a frustate da sola per costringermi a rimanere.»
    «Il tempo non ha rimarginato le ferite?» la stuzzicò lo sconosciuto, con un tono di amarezza.
    «Peggio. Ha affilato gli artigli.»
    «Immagine interessante, soprattutto se proviene da una donna in tenuta sadomaso» sottolineò lui, con tono sempre più basso, come se volesse contraffare la propria voce.     Quell'accento camuffato e roco fece scattare un campanello nella mente di Zoe. Dove aveva già sentito quella voce? In effetti, doveva conoscerlo, visto che presenziava alla riunione. Tuttavia, non riusciva a intuire chi fosse.
    «Chi sei?» si arrese a domandargli.
    «Aragorn.»
    Un personaggio del film Il Signore degli Anelli. «E il tuo vero nome?»
    «È una festa in maschera. Preferisco mantenere ancora un po' questo alone di mistero» asserì lui, con tono subdolo. «Che ne dici di una pausa, prima di gettarti di nuovo nella mischia per sottomettere qualcuno a scudisciate?» Con un sorrisetto furbesco, alzò un braccio e indicò il sentiero che conduceva al pergolato di rose. «Una passeggiata al chiaro di luna?»
    Con quel gesto aveva fatto ricadere indietro il mantello, mettendo in mostra i bicipiti, il forte torace e le ampie spalle.
    Zoe deglutì a fatica, inumidendo le labbra con la punta della lingua. Tutto il suo corpo vibrò, in allerta. Il suo seno, turgido per la tensione erotica, premeva contro il corpetto di pelle.
    «Mi sembra una proposta allettante» sospirò lei, ponendo una mano sul suo gomito. Cosa poteva desiderare di più?
    Gli lanciò un'occhiata di traverso per tentare di carpire, senza che lui se ne avvedesse, qualche lineamento. La notte era troppo scura e sia la maschera a fascia che il cappello rivelavano assai poco. Non decifrava nemmeno il colore o la lunghezza dei capelli. Chi era, dunque? Di certo non poteva trattarsi Brad, che non aveva mai avuto un fisico così snello e proporzionato.     La frizzante aria della sera investì il suo corpo poco coperto, insinuandosi tra le strisce di pelle e Zoe rabbrividì. D'istinto, si avvicinò allo sconosciuto, alla ricerca del suo calore.     «Tieni.» Le offrì lui, slacciandosi il mantello e avvolgendolo attorno alle sue spalle.
    «Grazie» mormorò Zoe, un po' delusa. Aveva sperato di condividere con lui quella calda cappa, magari stretti in un abbraccio appassionato.
    «Non mi sembri molto a tuo agio.»
    «Non credevo facesse così freddo qui fuori.»
    «Intendevo là dentro» specificò lui, indicando la sala da ballo, dalla quale giungevano suoni, voci e risate smorzate.
    «Non ricordavo più cosa significasse sentirsi esclusa, un'estranea.»
    «Si sono comportati in modo offensivo?» domandò lo sconosciuto con una punta di malcelata collera che fece voltare Zoe di colpo. La sua mandibola si era irrigidita, come se lui stesse valutando di tornare indietro, estrarre la spada, e fare pagare a qualcuno l'impertinente mancanza di considerazione che le avevano rivolto.     Zoe represse una risatina, causata dalla sua fervida immaginazione e scrollò le spalle. «Niente di particolare. Qualche graffio, un paio di toccate, ma nessuna ferita. Capisci cosa intendo?»
    «Ci credo che qualche ragazzo abbia tentato di metterti le mani addosso, con quell'abbigliamento!» scherzò lui con una rauca risata. «Voglio dire, guardati. Sei stupenda! Il tuo costume aizza ogni maschio presente in sala e fa sembrare tutte le altre ragazze scialbe e insulse, come la carta da parati.»
    Col fiato sospeso, Zoe rimase senza parole. Questo tipo era davvero incredibile. Gentile e galante, stillava fascino da tutti i pori. Era una potente ed erotica macchina da guerra, costruita per dare piacere, che faceva pensare a lunghe notti ardenti e corpi gloriosamente nudi. E la riteneva stupenda...
    Mentre lei lo fissava, persa nelle proprie considerazioni, lui aveva smesso di ridere e le si era avvicinato, fin quasi a sfiorarla. «Sembra che tu non mi creda.»
    «Sono stata definita carina. A volte, persino provocante» ammise Zoe, colta da un insolito senso di vertigine per la sua vicinanza. «Ma stupenda... mai.»
    «Lo sei» mormorò il misterioso Aragorn, accarezzandole il viso delicatamente con le nocche delle dita e facendole quasi emettere fusa di piacere.
    «Forse hai solo un debole per la pelle nera e il frustino» suggerì lei, maliziosa.
    «È un invito a provare alcune tecniche sadomaso per vedere cosa si prova?» replicò lui, con tono sempre più roco e intenso.
    La mente di Zoe fu folgorata dall'immagine dei loro corpi allacciati e privi di ogni indumento, o quasi... Lei avrebbe tenuto i suoi stivaletti con tacco a spillo, e lui non si sarebbe tolto la maschera. Sì, molto meglio.
    Trasalì, i battiti cardiaci accelerati allo spasimo, la mente totalmente assorbita dal violento desiderio carnale.     Abbandonato con riluttanza il suo viso, le mani di lui scivolarono sulle sue spalle e, afferrando i lati del mantello, la attirò più vicino a sé.
    «Ti desidererei anche senza tutta questa pelle addosso.» La sua voce era bassa e cupa come il rombo di un tuono.
    «Completamente nuda, vuoi dire?»
    L'affascinante sconosciuto si lasciò sfuggire un impercettibile grugnito, quindi rise scuotendo la testa.
    Senza darle il tempo di respirare né permetterle di opporre resistenza, abbassò il viso e le sue labbra si impossessarono di quelle di lei.     Avviluppata da quella vampata di animalesca attrazione, Zoe si avvinghiò alla sua vita, gettando indietro la testa, mentre i suoi capezzoli si inturgidivano e le gambe le tremavano.
    Il bacio si fece sempre più intenso. La lingua di lui s'insinuò tra le sue labbra e raggiunse il calore umido della sua bocca.     Nessuno l'aveva mai baciata così. Chi avrebbe immaginato che il costume sbagliato le avrebbe fatto vincere un tale premio?
    Dex interruppe il contatto delle loro bocche, lo sguardo selvaggio e scuro, la mente disintegrata dall'impetuosità della passione.     «Andiamo in camera mia» proruppe ma, un istante dopo, si maledisse. Era la prima volta che rivedeva Zoe dopo dieci anni e, senza nemmeno rivelarle chi fosse, stava già tentando di approfittare di lei in modo subdolo e vergognoso, solo per sfogare i suoi repressi istinti animaleschi.
    Con una confusa espressione di sgomento e febbrile bramosia, Zoe lo fissava in silenzio con i suoi grandi occhi verdi.
    Dio, quanto la desiderava! Così sexy, sfrontata e dannatamente eccitante. Occhi d'angelo e un corpo da diavolo. E la sua bocca, il suo sapore. Pura ambrosia con cui ubriacarsi. Tutto di lei era perfetto, scoprì Dex, muovendo le mani sotto il mantello, per accarezzare la pelle vellutata della schiena e poi più su, fino alla morbida rotondità dei seni. Voleva sentire di più, vedere di più.
    Dex aveva ideato la grintosa supereroina del suo più famoso videogioco ispirandosi a Zoe. Battagliera, risoluta e con un fisico da urlo, SweetCheeks lottava contro i cattivi per salvare il mondo.
    Tuttavia, la donna in carne e ossa che stava stringendo tra le braccia era qualcosa di più, molto di più. Con lei desiderava trascorrere lunghe e intense ore nel proprio letto, per adorare ogni singolo centimetro di quel corpo voluttuoso.     Non avrebbe mai creduto di arrivare fino a quel punto. Aveva pensato che, travestendosi, sarebbe riuscito ad avvicinarla e conquistarla con maggiore facilità. Poi a cose fatte, le avrebbe rivelato la sua identità. Ora, però, sentiva di averla tradita.
    «Non posso.»
    Dex aggrottò la fronte, riportato alla realtà dall'asciutta risposta di lei. «Non puoi?»
    Certo che poteva! Dannazione! Il suo corpo ansimante, ancora incollato al proprio, gridava pretendendo di essere liberato dalla crescente tensione. Poteva sentire le punte dure dei capezzoli attraverso la pelle nera che li ricopriva, e quelle dita affusolate sembravano incapaci di abbandonare la presa delle sue possenti spalle, accarezzando smaniose la setosa stoffa della camicia. Ma le sue labbra avevano detto no.
    Con un doloroso e profondo sospiro, Dex allentò la stretta. Stava per fare un passo indietro, quando lei lo fermò.
    «Ho detto che non posso» precisò Zoe, inclinando la testa per cercare il suo sguardo. «Non che non voglio.» Fece una breve pausa percependo un suo sospiro di sollievo. «Mi devo occupare di una faccenda urgente. E se tu mi aiuterai, mi sbrigherò più velocemente. Poi potremo andare via di qua, toglierci la maschera e conoscerci meglio.»
    Con le labbra increspate in un sorriso di rinnovato interesse, lui annuì riavvicinando i loro corpi, stringendo Zoe per la vita. Si immaginò di portarla nella propria stanza, di spogliarla con torturante lentezza e farla impazzire di godimento, assaggiando con la lingua ogni centimetro di lei.     «Qualunque cosa» acconsentì lui, ritornato alla realtà. Diede un'ulteriore occhiata al suo conturbante abbigliamento e si fece sfuggire un risolino. «Sarò il tuo schiavo.»
    «Devo trovare un uomo.»
    «Non basto io?» scherzò lui. «Vuoi che te lo dimostri?»
    Zoe lo fissò per un lungo momento, avvertendo l'erezione di lui strusciare contro il basso ventre. Ammiccò e iniziò a strofinare il proprio seno turgido contro il suo torace possente. «Tu basti, eccome. E ho intenzione di scoprirlo con una lenta e accurata esplorazione.»
    A un respiro di distanza, Dex percepiva i capezzoli duri, il calore del suo corpo che l'avviluppava e il profumo della sua pelle che agiva come una droga sui suoi sensi già accesi.     «Chi è questo tizio?»
    «Non conosco il suo vero nome» ammise Zoe, incapace di staccare il palmo delle mani da quel ventre piatto e muscoloso.
    «Cerchi uno che non sai nemmeno come si chiama?» domandò Dex, confuso e leggermente ingelosito, irrigidendo i muscoli.
    A Zoe sfuggì una risatina divertita, e con naturalezza infilò le dita dentro la cintura dei suoi pantaloni, toccando la punta del suo membro turgido e facendolo impazzire di desiderio. «No, no. So chi è ma non so che aspetto abbia.»
    «Una storia strana» commentò lui con la poca lucidità rimastagli, intanto che la sua erezione si faceva esplosiva contro la punta delle esperte dita di lei. «Mi sembra di capire che hai un debole per i tipi misteriosi.»
    «Sono abbastanza sicura di sapere chi tu sia» affermò lei, fulminandolo con un'occhiata sensuale.
    «Oh, davvero?» scherzò, incredulo. Aveva tra le braccia la donna che aveva sempre desiderato. E ora lei era lì e lo voleva. Voleva proprio lui.
    «Se ne avessimo approfittato allora...» mormorò Zoe, con dolcezza.
    «Già» sospirò Dex, insinuando le sue labbra nell'invitante curva tra il collo e la spalla, dove si sprigionava la fragranza del suo profumo alla vaniglia e agrumi. «Mi domando come abbiamo potuto non provarci prima.»
    «Ci abbiamo provato» esclamò lei. «Al drivein è stato un disastro completo, è vero, ma avremmo almeno potuto ritentare, magari in un luogo in cui non ci saremmo imbattuti nei tuoi genitori.»
    Dex si irrigidì, quasi incapace di respirare. Drivein? Genitori? Poi, d'improvviso, la sua mente riprese a funzionare e si allontanò bruscamente da Zoe.
    Pur indossando una maschera, era sempre lui. L'uomo che apprezzava la sua intelligenza superiore, il suo senso dell'umorismo, che la considerava la donna più desiderabile e sexy del mondo, anche quando indossava orribili abiti sformati e grossi stivali militari.
    Una parte di lui, e non solo quella intima che pulsava ancora nei pantaloni, aveva sperato che lei l'avesse riconosciuto, in qualche modo.
    Invece no. Era saltata alla più ovvia, stupida e ottusa conclusione.
    Zoe credeva che lui fosse Brad Young.

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