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Fantasie senza volto

di TAWNY WEBER

Durante una festa in costume, la timida Zoe Gaston scopre un lato di se stessa che non credeva di possedere. Con il volto celato da una maschera, è più facile realizzare le proprie fantasie, così tra le braccia di uno sconosciuto si regala inconfessabili quanto superbi momenti di passione. Come dice il proverbio, però, il bel gioco dura poco: quando ogni inganno viene a cadere, scopre che quell'uomo irresistibile è proprio "lui", il suo...

11

Dex si svegliò con un sussulto. Gli ci volle qualche istante prima di riuscire a orientarsi. Non doveva aver dormito molto. Quindici, venti minuti al massimo. Malgrado ciò, era irritato. Dormire significava perdere tempo utile da trascorrere con Zoe. Quando lei fosse stata esausta dalla passione e dall'appagamento, le avrebbe rivelato la sua identità.

   Fissò l'oscurità e si domandò se quanto accaduto non fosse solo il frutto della sua fantasia. Prova inconfutabile che non era stato un sogno fu sentire il respiro leggero di Zoe, raggomitolata contro la spalla. La bandana per coprirle gli occhi giaceva ora sopra il suo petto.

   «Mmh...» Zoe mugolò con beata soddisfazione.

   Dex sorrise di gioia fra sé. Le passò una mano lungo la schiena, indugiando sui fianchi. «Ancora?»

   «Oh, sì» sussurrò lentamente.

   Con naturalezza e incredibile agilità, Zoe lo scostò e, ancor prima che lui realizzasse cosa stesse accadendo, si pose a cavalcioni sopra di lui. Gli sfiorò il petto con le unghie. Desiderava poterlo guardare in volto, ma l'oscurità che li avvolgeva rendeva il tutto ancora più eccitante.

   «Questa volta, prendo io il controllo.»

   Lui restò in silente attesa, col fiato sospeso per l'eccitazione. Zoe iniziò la tortura assestandogli qualche umido bacio sulla base del collo, sul mento, poi puntò decisa verso quelle labbra che conosceva così bene.

   Esitò, a pochi millimetri dal suo respiro, tremando per l'anticipazione. Quell'istante di attesa era ineguagliabile per l'intensità, mentre gli ormoni impazzivano in corpo. Gli prese il viso tra le mani e si impadronì della sua bocca.

   Era come un tuffo nel vuoto. Eccitante, irresistibile. Zoe mosse con sapienza le labbra, come per assaggiare quelle di lui. Poi gliele dischiuse con la lingua, senza incertezza. A quel punto, il baciò mutò facendosi infuocato e prepotente, dando a entrambi l'impressione di sprofondare in una voragine di appagamento.

   Dex emise un sordo ruggito e lei si scostò, lasciando che il suo corpo nudo e bollente strusciasse contro quello di lui, nella sua tormentosa discesa verso il basso. Zoe allungò una mano e trovò la sua prorompente erezione. Richiuse le dita attorno a essa, spinse verso il basso e verso l'alto, poi si fermò e ne sfiorò la lunghezza. Era duro, teso, palpitante. Perfetto.

   Non contenta, si chinò e accarezzò con la lingua la punta liscia e soda, prima di prenderlo in bocca.

   Dex ansimò, perso in un mare di piacere inarrestabile, mentre lei lo titillava, succhiandolo con ardore.

   «Cosa mi stai facendo...» gemette lui, contorcendosi. «Fermati, non resisto.»

   Emozionata, quasi esaltata, di avere il potere di fargli perdere il controllo, Zoe si sollevò. «Voglio che tu venga.»

   «Lo farò, ma dentro di te. Insieme a te.»

   «Guastafeste» brontolò lei, scivolando via e ritrovandosi con la schiena sul materasso, avvolta dalle sue braccia calde e forti.

   «Guarda che l'accordo era che fossi tu a ottenere dodici ore di orgasmi cosmici» sussurrò lui, tentando di rimettere le briglie alla propria libido.

   «Scherzavo.»

   «Io no. L'ho presa come una vera e propria sfida.»

   «Ti piacciono le sfide, quindi.»

   Il buio totale apportò un grado di intimità più intenso alle loro parole, come se esistessero solo loro due al mondo.

   Era giunto il momento di giocare, decise Dex e, spostandosi su un fianco, aprì il cassetto del comodino.

   «Cosa fai?» domandò Zoe, incuriosita dai suoni sordi e indecifrabili che udiva.

   «Ho qui qualcosa che si adatta alla perfezione al tuo costume da dominatrice.»

   «Lo sai che la scelta di quella mascherata è stata un caso, vero? Io non sono affatto...» La voce le si strozzò in gola, quando lui pose nelle sue mani delle strisce di pelle. «Cosa diavolo...»

   «La pelle è morbida» garantì Dex. «Ti legherò i polsi alla testata del letto.»

   Incapace di rispondere, lei lasciò che lui percorresse delicatamente la lunghezza del suo braccio per trovare la mano. Quindi fece quanto aveva detto.

   Elettrizzata e nervosa, Zoe trattenne il respiro.

   «Voglio farti impazzire» affermò lui, la voce sempre più arrochita dal desiderio. «Avere il totale controllo del tuo corpo. Toccarti e assaggiarti e farti gridare di piacere.»

   «Mi rimetterò la benda» si offrì Zoe, fremendo. «Ma non so se mi piace l'idea di essere legata.»

   «Ti fidi di me?» le chiese in un sussurro.

   Lunghi secondi trascorsero in silenzio e Dex si sentì raggelare il sangue.

   «Sì» rispose, infine, lei.

   Sollevato, Dex si chinò a prendere in bocca uno dei suoi capezzoli già turgidi.

   Con uno spasmo per l'inaspettato contatto, lei inarcò la schiena.

   «Alzati» mormorò lui, continuando a tracciare cerchi con la lingua attorno alla punta indurita.

   «Che uomo esigente...» replicò lei, intrigata, scendendo dal materasso. Lui le prese la mano e la guidò dietro il letto.

   Afferrandola per i fianchi, Dex la posizionò con il viso rivolto verso la spalliera e le legò il polso rimasto libero con la seconda striscia di pelle.

   Da quando avevano sedici anni, e lei si era fatta tatuare due ali da angelo fra le scapole, aveva fantasticato su quella posizione. In piedi, dietro di lei, prima si limitò a baciarle la base del collo, la nuca. Poi si piegò in ginocchio, facendo scorrere il palmo rovente delle mani lungo le sue gambe e scostandogliele con un gesto delicato.

   Le passò la lingua sulla pelle tenera e vulnerabile dietro le ginocchia per poi risalire, lento e inesorabile, all'interno delle cosce.

   Con i sensi all'erta fino allo spasimo, Zoe emise un gemito. Quando lui le premette il clitoride gonfio e turgido, mancò poco che gridasse per il piacere travolgente. Le sue dita esperte si insinuarono dentro di lei, poi si ritrassero per tornare a insinuarsi di nuovo.

   Incapace di trattenersi, lei si inarcò strusciando i glutei sodi contro la sua prepotente erezione. Dex ruggì di eccitazione. Non aveva mai desiderato niente e nessuno a quel modo.

   Affondando le dita sempre più in profondità e muovendole in circolo, pose le sue labbra infuocate sul punto della schiena ricoperto dalle ali tatuate. Con l'altra mano sosteneva e carezzava il seno turgido.

   Riluttante, Dex si staccò da lei per afferrare un preservativo, che indossò subito. Riportò le mani sui suoi seni, tormentandone le punte, stringendole e pizzicandole. Zoe gemette rauca, naufragando in un mare di godimento inarrestabile.

   Dex emise un singulto arrochito e l'afferrò deciso per i fianchi, permettendole di arcuare di più la schiena, e la penetrò, riempiendola completamente con la propria pulsante erezione. Quindi iniziò a muoversi allontanandola e avvicinandola con un ritmo incalzante. Zoe, affannata e frenetica, gettò la testa indietro e rispose ai suoi movimenti. Spinta dopo spinta.

   Aggrappandosi alla spalliera del letto come sostegno e col respiro sempre più affannato, Dex si lasciò travolgere dagli istinti primordiali e dai sensi impazziti per catapultare entrambi in un'estasi senza fine.

   Quella fantasia, coltivata per anni dentro di sé, era stata di gran lunga superata dalla realtà. Dex stentava a credere che il sesso potesse essere così appagante, così travolgente. Sfinito e senza fiato, abbandonò la testa sulla schiena di lei, ancora tremante per l'esplosione di piacere.

   «E siamo a cinque...»

 

   «Non abbiamo ancora usato il mio costume» asserì Zoe strascicando le parole, esausta, due ore più tardi, accoccolata fra le sue braccia.

   Avevano fatto l'amore altre due volte, una volta sotto la doccia e di nuovo sul pavimento della stanza, ancora bagnati e odorosi della fragranza del bagnoschiuma agli agrumi.

   Qualche accenno di luce filtrava dai pesanti tendaggi alle finestre. Doveva essere l'alba.

   «Al diavolo la pelle nera e il frustino. Mi hai dominato alla grande anche senza» esclamò lui, la voce arrochita dalla spossatezza, accarezzandole con gesti assonnati la schiena.

   Orgogliosa ed emozionata per il proprio trionfo, lei si lasciò sfuggire un sorrisetto soddisfatto.

   «Dex?»

   «Sì, tesoro?»

   Zoe attese, trattenendo il fiato. Due, cinque secondi. Poi lui realizzò. Si irrigidì e imprecò.

   «Da quanto lo sai?» le chiese col tono lugubre di un condannato a morte.

   «Dalla casetta sull'albero.»

   Lui capì subito e grugnì. «Il mio cellulare?»

   «Già.»

   Il silenzio era carico di tensione. Zoe poteva giurare di sentire il lavorio del cervello di lui.

   «Sei arrabbiata?» le chiese, infine.

   Lei non poté evitare un tenero sorriso. Non era arrabbiata. Era confusa, e incuriosita riguardo la strana piega che aveva preso la loro storica amicizia.

   «Sono qui, no? Ti sono sembrata irritata o stizzita durante questa maratona di sesso?»

   «Visto che non me lo hai staccato a morsi, direi di no» scherzò lui, con una risata nervosa.

   Esalando un profondo sospiro di sollievo, Dex la strinse ancora più forte a sé. «Non volevo ferirti, né farti del male in alcun modo» si giustificò, pieno di rincrescimento. «Ero solo spaventato.»

   Zoe non riusciva a credere che lui potesse essere intimorito da qualcosa. Ma come poteva non perdonarlo? Si era mascherato, è vero, ma solo per avere la possibilità di averla. Nessuno si era spinto così oltre per lei. E lei non aveva mai smaniato tanto per qualcuno. Era l'uomo che aveva sempre sognato, in grado di esaudire tutti i suoi più arditi desideri sessuali. Semplicemente perfetto.

   «Di cosa avevi paura?» dovette chiedergli, per sopire ogni sua incertezza.

   Dex esitò il breve spazio di un istante. «Di rovinare la nostra amicizia» mormorò con un tono così basso che le fece comprendere quanto fosse arduo per lui ammetterlo. «Rovinare i ricordi di ciò che eravamo o, ancor peggio, di non poter competere con tali ricordi.»

   Non volendolo interrompere, Zoe si limitò a sospirare lievemente e a scuotere la testa.

   «In seguito, avevo paura che ti infuriassi con me perché avresti potuto pensare che ti volessi prendere in giro, come un idiota qualunque. E che, una volta saputa la mia vera identità, mi avresti rifiutato.»

   Zoe aggrottò la fronte, stupita. «Perché mai avrei dovuto rifiutarti?» Si issò su un gomito nel tentativo di scrutare i suoi lineamenti nella semioscurità. «Però, capisco cosa intendi dire. So cosa significa sentirsi rifiutati.» Fece una breve pausa, quindi aprì il proprio cuore in modo totale. «Mi è capitato con tutti, tranne te. Mi fido di te, Dexter.»

   «Non ti darò mai più un motivo per dubitare di me» le assicurò lui, posandole un bacio sulla fronte.

   «Lo so» mormorò lei, mentre il languore e la spossatezza per quella lunga notte d'amore iniziavano a prendere il sopravvento. «Se tu mi dici che non ci sono altri segreti, ti credo.»

   Dex si irrigidì ed emise un gemito roco. Ma Zoe crollò addormentata prima ancora che la mente potesse registrare il suo terribile disagio.

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