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Emergenza: ex in corsia!

di CAROL MARINELLI

Ogni medico del Pronto Soccorso trema all'idea di poter riconoscere qualche paziente in questo reparto, persino il razionale ed efficiente dottor James Morrell. Rimane quindi doppiamente scioccato quando si imbatte in una donna priva di sensi identica alla sua ex moglie!

Lorna McClelland non sopporta di essere bloccata in un letto d'ospedale e di dover dipendere proprio dall'uomo che l'ha ferita di più. Tuttavia, una volta guarita, si rende conto che la passione che la lega a James è tutt'altro che sbiadita.

 

20

Pauline stava passando l'aspirapolvere, quando James rientrò. Le bastò un'occhiata, per comprendere la situazione. Accanto a lui c'era anche Lorna, pallida, gli occhi bassi, stretta nel soprabito.

«Buongiorno, dottor Morrell...» mormorò Pauline, spegnendo subito l'elettrodomestico. «Ho un fortissimo mal di testa, credo che dovrò andare a casa.»

«Vada pure.»

«Ho avviato la lavastoviglie.»

«Grazie, Pauline.»

Specialmente per la discrezione, pensò James.

Lorna avanzò nel soggiorno, sedette sul divano. «Non è giusto» mormorò di nuovo. «Perché il nostro bambino non poteva vivere?»

James le strinse le mani gelate. «Non poteva, non era possibile.»

«Lo so che è passato molto tempo, che dovrei aver superato il dolore, ma...» Lorna cercò le parole, per dire ciò che provava. «Vedere quel bambino, oggi...»

«Tutti ne abbiamo sofferto» disse James. «Come si può non amare le proprie creature?»

Lorna scoppiò in lacrime, pianse a lungo, come se non dovesse più smettere, tra le braccia di James. Piangeva per il bambino morto in ospedale, per il loro bambino mai nato, che non avevano potuto tenere tra le braccia. «Non so neanche cosa sarebbe stato» mormorò, piegata in avanti. «Mi è mancato il coraggio di chiedere.»

«Era una bambina, ciò che abbiamo perduto» riuscì a dire James, commosso. Un segreto svelato dopo dieci anni.

Terribile, tristissimo, piangere insieme, e nello stesso tempo confortante, consolatorio. Pensare a quella bambina, che adesso poteva correre, saltare, e andare a scuola, amatissima dai genitori, se solo fosse vissuta. Era giusto che Lorna sapesse quanto ne aveva sofferto anche lui. Un dolore profondo, mai superato, racchiuso per anni in fondo all'animo.

Lorna tacque, senza più lacrime, senza più pensieri. Nel silenzio improvviso della casa, solo il ritmico fruscio della lavastoviglie, il ticchettio della pendola sul caminetto.

«Ti amo, Lorna. Ti ho sempre amato, e ti amerò per sempre.» James la sentì irrigidirsi tra le sue braccia.

«Ma hai detto che non mi amavi...»

«No, lascia che ti spieghi» replicò James. Stavolta doveva assolutamente dire ciò che Lorna non aveva voluto ascoltare. «Stavamo discutendo, e io ho detto che mi sentivo in trappola. La vera ragione? Avevo venticinque anni, stavamo cominciando a frequentarci, e i tuoi genitori insistevano perché ci sposassimo. E poi hai perduto il bambino, e hai cominciato a odiarmi.»

«Non è vero...»

«Sì, invece. E durante un litigio ho detto che non ti amavo, anche nel giorno del matrimonio! Accidenti, Lorna, non ti conoscevo ancora bene, allora» ammise James, deciso a essere sincero fino in fondo. «E non sapevo come avvicinarti, ricominciare a volerti bene, dopo la perdita del bambino. Quando sei andata via, e ho capito che ti avevo perduto, volevo dirti quanto ti amavo, ma tu non hai mai voluto ascoltarmi. Sei tornata dai tuoi, hai lasciato che ti lavassero ancora il cervello.»

«Ti sbagli, James.»

«Vuoi dire che non è così?»

«No» replicò lei, decisa. «Sono tornata in Scozia, ho affrontato mio padre. Gli ho detto che non ero una figlia indegna, perché avevo fatto l'amore fuori del matrimonio. Gli ho detto che tu eri onesto, e il divorzio non era un peccato, se la nostra vita in comune non era possibile.»

«Hai detto questo?» Deve esserle costato molto, pensò James, stupito.

«Sì, e lo penso ancora. E vorrei dirti ancora una cosa» aggiunse Lorna, a fatica. «Ti ho amato fin da quando ti ho visto, all'università, e quella sera, a quella festa...»

«Lorna...»

«No, ascolta. Quella sera ho fatto di tutto per farmi notare da te. Abito, trucco, profumo...»

«Ma è normale, cercare di piacere a qualcuno che ci interessa» replicò James, intuendo in Lorna le tenaci tracce residue di un'educazione repressiva. «Succede a tutti. Non penserai di avermi stregato, tu già mi piacevi molto.»

«Ma io non mi aspettavo che fosse così... Non avrei mai immaginato un tale desiderio reciproco.»

Era vero. James comprese, in quel momento, l'aspetto più vero della loro vicenda. Avevano semplicemente saltato i classici momenti iniziali. Corteggiamento, prime uscite insieme. Un incontro folgorante a un livello inaspettato, uno stadio di comprensione profonda che lui aveva cercato invano di riconquistare, negli anni. Mai raggiunto, con nessuna altra donna.

Da quella sera, Lorna e James avevano costruito un mondo tutto loro, fuori da linguaggi e codici abituali.

La snella, flessuosa studentessa dai capelli rossi, libera finalmente di essere se stessa, si era stupita della forza della propria sensibilità, della grande ricchezza interiore, e se ne sentiva in colpa.

«Volevo conquistarti, James, e ci sono riuscita. Mi hai sposato, perché ero incinta. E all'improvviso non lo ero più.»

«Sì, è stato un matrimonio imposto, ma ho sempre creduto nella nostra intesa, e sperato di ritrovarla.» Lei lo guardò, quasi vedesse finalmente la realtà, oltre le nebbie del passato. «Solo tu mi hai reso felice, Lorna. Non abbiamo più parlato del nostro bambino, ma adesso possiamo... Ne avremo degli altri. Sei ancora così giovane!»

Forse non era la cosa migliore da dire, a una donna che ha perduto un figlio, ma era passato tanto tempo... Però l'espressione di Lorna lo gelò all'istante.

«Non ci saranno altri bambini» dichiarò, rassegnata. «Mio padre mi ha predetto che i miei peccati mi sarebbero ricaduti addosso. Non gli ho creduto, sono un medico, dopotutto. Ma quando ho cominciato a stare male, ho pensato che forse era possibile. Visite ripetute, aderenze per l'appendicite, endometriosi. Sono un disastro, James. Non posso più avere figli.»

«Come puoi esserne sicura?»

«Lo so e basta. Perché il dolore non mi lascia vivere, e tra alcune settimane subirò un'isterectomia.»

Ecco, lo aveva detto, mentre James la teneva ancora tra le braccia. In silenzio, lui la strinse più forte, un turbine di pensieri nella mente. Rabbia, rimpianto, per gli anni perduti, il futuro distrutto, il danno inflitto alla donna che amava. Decise di tacere, di non dire nulla, senza aver prima riflettuto bene.

Si alzò dal divano, aiutò Lorna a rimettersi in piedi. La baciò sulla fronte, e disse l'unica cosa che lei si aspettava di udire. «Andiamo a dormire.»

Salirono di sopra. James le tolse il soprabito, i vestiti, si spogliò anche lui. In silenzio, si distesero nel letto, sotto la trapunta morbida e calda. James tenne Lorna abbracciata, come la sera in cui il padre l'aveva insultata urlando, perché aspettava un figlio, come la sera dopo l'intervento, e la perdita del bambino.

Sarebbe stata una bambina.

Anche Lorna stava pensandoci.

«È lei, la elle d'argento del tuo portachiavi?»

«Sì, è lei.»

«Lily.»

Niente più lacrime, solo un mesto sollievo. Adesso Lorna poteva rimpiangere Lily, e il bambino morto quella mattina. C'era James, accanto a lei.

James, che in qualche modo le dimostrava di amare quel suo corpo imperfetto. Come se, in qualche modo, amasse ancora anche lei.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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