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Il principe playboy

di KATE HEWITT

Ella Jamison farebbe quasi qualsiasi cosa per il suo lavoro. Dopo che il suo capo, l’architetto Chase Bryant, l’ha salvata in una situazione umiliante, Ella cerca di sdebitarsi in tutti i modi. Ora, però, il capo le chiede di scortare in giro per New York City il principe Playboy. Lei detesta gli uomini arroganti e presuntuosi come Philippe Montvidant. Ma il lavoro viene prima di ogni altra cosa, e il lavoro ha bisogno di lei.
* * *
 Philippe sa tutto riguardo i doveri. La sua fama di playboy ha portato al suo piccolo paese la pubblicità di cui ha bisogno. Purtroppo la stampa e le persone come Ella vedono solo i titoli altisonanti, e non si sforzano di conoscere l’uomo vero. Ma per qualche ragione Philippe desidera disperatamente che Ella sappia chi è davvero. Ma se riuscisse a farle aprire gli occhi, a lei piacerebbe quello che vedrebbe?

14

Ella entrò nella famosa torre a spirale del Guggenheim e si sentì la gola secca. Era circondata da ospiti elegantissimi che reggevano coppe di champagne tra lo scintillare dei gioielli. Nel suo semplice tubino aderente color argento si sentiva appena presentabile. Guardò Philippe, che indossava gli abiti formali del suo stato – cravatta bianca e giacca da smoking con fusciacca rossa intorno al petto. Era bello e regale, in qualche modo remoto, e più che mai appariva come un principe, in procinto di diventare re.
La mano di lui scivolò intorno alla sua vita, mentre con l’altra mano sollevava due flute di champagne da un vassoio, porgendogliene uno. «Sospetto che sarà una serata molto noiosa» le sussurrò in un orecchio. «Che è il motivo per il quale ti ho chiesto di accompagnarmi.»
Era per metà girata verso di lui, conscia di come i seni aderissero al suo braccio. «Oh? Sono la tua distrazione, allora?»
«Sei la mia salvezza» ripose lui, poi la guidò in mezzo alla folla.
Le ore seguenti trascorsero in un baleno. Philippe era affascinante con tutti, e sembrava conoscere chiunque incontrasse. La presentava con noncuranza, e lei vide la curiosità negli occhi della gente, che certo si chiedeva che tipo di relazione ci fosse tra loro. Ella non spiegò nulla, né lo fece Philippe. Che cosa avrebbero potuto dire, in ogni caso? Si erano incontrati soli ventiquattro ore prima, e il tempo che restava loro era limitato.
Tuttavia Ella non voleva che terminasse. Non era ancora pronta a dirgli addio, anche se riteneva che lui lo fosse. E anche lei avrebbe dovuto esserlo, considerato il proprio passato. Anche se Philippe avesse deciso di volere un qualche genere di relazione con lei, che futuro potevano avere? Lei non era certo adatta a diventare regina, e non avrebbe mai più cambiato se stessa per adeguarsi all’ideale di un uomo.
Verso la fine della serata il suo telefono suonò. Ella vide che si trattava di Chase e si appartò per rispondere.
«Chase? Va tutto bene?»
«Sto bene.» Però non suonava come uno che stava bene. Suonava esausto e persino depresso.
«Che cosa succede? Incontrerai Philippe e...»
«Lo vedrò al ballo domani sera.»
«Il ballo...» Ella aveva completamente dimenticato il Bryant Ball, offerto da Chase e dai suoi due fratelli. I Bryant erano una famiglia molto in vista a New York, e il Bryant Ball era un evento sociale particolarmente ambito. «E domani mattina?»
«Sarò ancora occupato.»
«C’è qualcosa che non va?» Non aveva mai visto Chase assentarsi dal lavoro, soprattutto quando c’era un progetto tanto importante in ballo.
Chase sospirò. «Niente che non va. È solo accaduto qualcosa di... inaspettato. Puoi tenere occupato Philippe per un altro giorno?»
Un altro giorno. Ella deglutì. «Sì.»
«Grazie, Ella. Lo apprezzo veramente.»
Alcuni secondi più tardi si salutarono ed Ella rimase ferma per un attimo, la mente che spaziava. Poi sentì la mano di Philippe su una spalla.
«Va tutto bene?»
«Sì, certo.»
«Allora che ne dici di andarcene?»
«Per andare dove?»
Philippe la fece girare verso di sé. «Potresti venire con me al mio hotel.»

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