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Esperimento d’amore

di LOUISE ALLEN

Convinta di non poter mai ricevere un’offerta di matrimonio come si deve, l’anticonformista Lady Chloe Albright prende al volo l’opportunità di fingere un fidanzamento con Lord Christopher – Kit – Fellingham, Conte di Twyford. Avendo amato Kit per anni e in segreto, ha imparato a nascondere le sue pene d’amore. Per lui non può essere più della sorella minore del suo migliore amico e compagno di studi. Ora deve mettere in pratica le sue tecniche di consumata attrice dei sentimenti per un esperimento d’amore. Funzionerà?

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Amare (verbo). Chloe fece scorrere il dito sulla pagina del dizionario. Uno scienziato che si rispetti comincia sempre dalle definizioni, e quale dizionario migliore di quello del dottor Johnson? Considerare qualcuno senza aver intenzione di fargli del male. No. Considerare qualcuno con affetto genitoriale. No, questa proprio no. Voler molto bene a un amico. Nemmeno questa. Essere interessati a qualcuno. Meglio.

“A, ecco!” esclamò Chloe infine. Tenere in grande considerazione qualcuno, farne il proprio oggetto del desiderio.

Quindi grande considerazione e desiderio. La definizione era perfetta. Per desiderio s’intendeva sicuramente la lussuria. Come faceva a indurre Kit a provare un sentimento tanto forte nei suoi confronti? Lei lo provava di certo per Kit: la sua voce, i suoi modi, il suo sguardo, il tocco delle sue dita sulla sua pelle... ripensò a quando lui le aveva accarezzato il mento e alla miriade di sensazioni che quel tocco, seppur lieve, le aveva procurato in più parti del suo corpo.

Dunque, come si faceva a indurre un uomo a provare attrazione fisica nei confronti di una donna? Chloe aprì il suo quaderno degli appunti e scrisse: Attrazione sessuale maschile. Che cosa la provoca? Quali sono gli effetti?

Come fa una femmina ad attirare un maschio della sua specie in natura? Quali lezioni si possono imparare dall’osservazione del comportamento animale?

Rilesse la definizione del dizionario... oggetto del desiderio. Che cosa dovrebbe fare una femmina per diventare l’oggetto del desiderio maschile? Scrisse: Bei vestiti? Acconciature? Occhi? Arrossire? (perché poi bisogna arrossire?) Fisico in forma? Seno prosperoso? Flirtare? (Come?).

Poi c’era anche la questione del carattere. Chloe era certa che la mancanza di una delle doti fisiche di cui aveva preso nota, avrebbe potuto essere sopperita da un’attrazione fisica dovuta anche alla personalità. Spesso il piacere poteva venir meno a causa delle cattive abitudini, delle differenti prospettive, della maleducazione, dalle pessime amicizie, dal russare quando si dorme, dalla maniere troppo affettate e così via. L’amore non era solo un fatto sessuale.

Sfortunatamente sembrava che agli uomini piacessero le donne sciocche, ovvero quelle convinte che il genere maschile sia l’ottava meraviglia del mondo e che si debba sempre assecondare un uomo, a discapito dei propri desideri. Inoltre Chloe aveva conosciuto troppi uomini convinti che le donne siano prive di intelletto, che le escludono da dibattiti su politica, arte e letteratura. Uomini che si prendono troppo seriamente e che considerano un’opinione contraria alla propria come una dichiarazione di guerra.

Persino James pretendeva di essere obbedito, in quanto rappresentate maschile della famiglia. Lui badava alle finanze e dava l’approvazione alle nozze delle sue sorelle. Per non parlare degli uomini che hanno il pieno controllo sulle loro mogli e decidono tutto loro.

Questa faccenda era da chiarire e subito. Chloe scrisse sul quaderno, a caratteri cubitali: IO SONO UGUALE A UN UOMO. Be’, Isaac Newton a parte, s’intende. O l’ammiraglio Nelson. O... Cancellò e scrisse: IO HO GLI STESSI DIRITTI DI MIO MARITO.

Sorrise nel riporre il dizionario sullo scaffale. Non c’era tempo, ora, di preoc­cuparsi dell’uguaglianza e dei diritti fra coniugi quando l’uomo in questione non era nemmeno innamorato di lei.

Le basi, prima di tutto. Aprì la porta della biblioteca, e si diresse a passo deciso verso la sua camera: doveva rinnovare il suo guardaroba.

“Ehi!”. Kit la fermò, posandole le mani sulle spalle. “C’è un incendio in casa? Dove corri?” domandò.

“Nessun incendio!” rispose Chloe. O meglio, sì: dentro di me si è scatenato l’inferno. Che cosa singolare... la reazione del suo corpo. Si impose di stare calma e di non farsi da parte e scusarsi. Le mani di Kit stringevano ancora, forti e protettive, le sue spalle. Si accorse di non volersi affatto staccare da lui, per farsi da parte. Rimase immobile per qualche secondo, poi fece un passo verso di lui, alzò il capo e attese.

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