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Titanic: appuntamento col destino

di MARGUERITE KAYE

Jennifer Spencer sta per attraversare l’oceano sul Titanic per cominciare una nuova vita in America. Sola. O almeno così crede, fino a quando non scopre che la sua irresponsabile gemella, Maud, è salita a bordo clandestinamente. Pur essendo un’azione sconsiderata, Jennifer è contenta che la sorella abbia corso quel rischio. In fondo lei ha bisogno che qualcuno le ricordi di tenere a distanza l'affascinante uomo d’affari Max Blakely per cui ha perso la testa. Ancora prima di salpare, però, apre la porta di una cabina e…

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RMS Titanic, Queenstown, Giovedì, 11 Aprile, 1912

Jennifer incontrò Max nel Cortile delle Palme. La caffetteria era arredata come una serra, con un pavimento a scacchi, mobili di giunco bianco e tralicci di legno alle pareti. Jennifer si era sentita oltraggiata quel mattino dovendo indossare l’uniforme della sorella, ma aveva mantenuto la parola lasciando libero accesso a Jennifer a una formidabile collezione di abiti, che era riuscita a portare a bordo dando una generosa mancia a uno degli inservienti. Il vestito che Jennifer aveva scelto per quel giorno era di un cotone rosso scuro bordato di seta, la scollatura quadrata ornata di un profilo di pizzo in cui serpeggiava un nastro color crema. Non aveva osato chiedere a Maud come aveva fatto a procurarsi un capo così squisito.

Quando Max si alzò per salutarla, lei agitò una mano oltre il tavolo come se avesse tutti i diritti di trovarsi lì. Vedendolo, il suo cuore aveva fatto un balzo. Indossava una giacca grigio-blu a doppio petto che gli fasciava alla perfezione le spalle, rendendola acutamente conscia dell’uomo che vi stava dentro.

Bevvero caffè nero in sottili tazze di porcellana e ripresero a parlare come se non si fossero mai interrotti dal giorno precedente. Il primo argomento furono le idee di Max per il lavoro che lei voleva avviare, poi Jennifer investigò gentilmente su quale fosse l’attività di lui.

Finirono il caffè e continuarono la conversazione mentre passeggiavano sul ponte esterno, troppo assorti per accorgersi degli altri passeggeri di prima classe che prendevano una boccata d’aria nei loro abiti di seta sotto le mantelle di pelliccia. Jennifer e Max avanzavano vicini, le braccia che quasi si sfioravano. Il bordo della mantellina che lei indossava sopra l’abito si era avviluppato alla lana del cappotto di lui. Poi Max le passò una mano sopra le spalle per scostarla da un bambino che giocava con un cerchio, e continuarono a camminare così. Lei finse di ignorare il gesto, ma era intensamente consapevole di lui, del contatto con la sua coscia, della sua mano sulla spalla, del profumo del suo sapone e della sua pelle.

«Così produce locomotive e automobili» osservò. «E non ha mai pensato di costruire anche navi come questa?»

Max rise. «Assolutamente no. Questa nave è tutta scena e poco risultato. Inoltre, credo che in pochi anni sarà possibile volare sopra l’Atlantico. Aeroplani, è lì che intendo investire il mio denaro in futuro.»

Erano giunti sulla balconata dove si incontravano due ampie scalinate riservate alla prima classe. Come tutto il resto del Titanic, c’era una curiosa mescolanza di stili, una combinazione di pannelli di legno e vetro, lavori di intagli, strutture di ferro battuto e ottone con cherubini che reggevano lampade lungo tutto il percorso verso il ponte D. «Guarda questo» le suggerì Max facendo un ampio gesto alla scala. «Quando ero un ragazzino, mi sarebbe piaciuto scivolare giù a cavallo di questo corrimano.»

Jennifer ridacchiò. «Penso che lei sia un pochino troppo cresciuto per questo.»

«Probabilmente hai ragione, ma c’è qualcosa in questa nave, non credi? È così dannatamente austera, non ti fa venire voglia di trasgredire?

Lei fece a malapena in tempo a notare il suo sorriso malizioso, che lui l’afferrò per la mano e la tirò giù per la scalinata ricurva, sogghignando alle vecchie signore infagottate nelle loro pellicce lungo il ponte che li osservavano stralunate. La luce del sole riverberava attraverso i vetri colorati della serra, danzando sui gradini di legno lucido. La mantellina di Jennifer e il bordo del suo vestito volteggiarono nella luce mentre correvano giù.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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