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Tra vizi e virtù

di CHRISTINE MERRILL

Miss Paulette Montaigne è venuta dalla Francia per cantare nello scandaloso Vitium et Virtus, il circolo per gentiluomini più peccaminoso dell’alta società inglese. Però sa che la sua illibatezza la rende diversa… e come potrà fidarsi di quell'orso del suo protettore, Ben Snyder? 

I tempi del pugilato sono finiti per lui, e Ben ha imparato a usare più il cervello che i muscoli. Ma non per questo l’angelica Miss Montaigne è alla sua portata. Potrà proteggere Paulette e anche il proprio cuore?

13

«Sorpresa?» disse Danvers con un sorriso da predatore.

«Come avete trovato la mia stanza?» Paulette si chiese quale amica l’avesse tradita.

«Ho aperto tutte le porte finché non ho riconosciuto il vostro profumo.» Inspirò a fondo, come se avvertisse una fragranza che non era solo quella della sua colonia.

«Che cosa fate qui?» lo apostrofò, pur conoscendo la risposta. Strinse di più la cintura della vestaglia, rammaricandosi perché era di seta e non di lana pesante. Non voleva mostrare neanche un lembo di pelle a quell’uomo orrendo.

«Sono venuto a riscuotere il vostro ringraziamento per il dono che vi ho fatto.»

«Siete stato voi.» Certo, doveva essere lui, come aveva temuto. «Non avete lasciato un biglietto.»

Lui le guardò il polso, e persino quello sguardo innocente la fece rabbrividire. «Però non lo portate.»

«Perché non lo voglio. Andiamo in camerino e ve lo restituirò.» Si voltò verso la porta.

Lui scese rapidamente dal letto e si frappose tra lei e la sua via di fuga. «Potrete darmelo dopo, se vorrete ancora.»

«Non ci sarà alcun dopo» disse lei con fermezza. «Così come non c’è un prima. Non succederà niente tra noi perché non voglio.» Non sarebbe successo niente perché Mr. Snyder le aveva promesso che sarebbe stata al sicuro. Però lui era lontano, al pianterreno. Come avrebbe fatto a sapere che aveva bisogno di lui?

Danvers rise. «Siete una forestiera, e non sapete chi sono. Ma non sono abituato a essere respinto, specialmente da una francesina che canta canzoni sguaiate per un pubblico di ubriachi e sgualdrine.»

«Non pensavo che fosse un club del genere, ma voi ne siete socio e sapete che tipo di uomo siete» replicò lei con una smorfia di disprezzo. «E comunque dico di no a qualsiasi cosa abbiate in mente!»

«Mi ringrazierete dopo.» L’afferrò per un polso e la trascinò verso il letto.

Paulette oppose resistenza, cercando di rimanere in piedi, ma lui la tirò forte, poi lasciò la presa improvvisamente, e lei perse l’equilibrio e finì sul materasso. Mentre lui si avvicinava, Paulette gridò, sperando che ci fosse qualcuno vicino a sentirla.

«Non mettete in pericolo la vostra bella voce, mia cara. Se non potete cantare, potrete fare solo quello che fingete di rifiutare.»

«Non fingo affatto.» Paulette si spostò verso la spalliera del letto ma sentì l’angolo delle pareti alle sue spalle. Era in trappola e lui avanzava. «Non voglio. Smettetela, o dirò a Snyder quello che avete fatto.»

«Accomodatevi» replicò lui con un ghigno mefistofelico. «Cercavo giusto una scusa per rimetterlo al suo posto, e questo può essere un buon motivo.»

Chiedere aiuto poteva peggiorare la situazione. Paulette non aveva scelta, doveva lottare. S’irrigidì, pronta a colpirlo, quando lui le afferrò la manica di seta e la lacerò con facilità, come se fosse stata di carta.

E poi Paulette sentì lo schianto della porta.

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