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Tra vizi e virtù

di CHRISTINE MERRILL

Miss Paulette Montaigne è venuta dalla Francia per cantare nello scandaloso Vitium et Virtus, il circolo per gentiluomini più peccaminoso dell’alta società inglese. Però sa che la sua illibatezza la rende diversa… e come potrà fidarsi di quell'orso del suo protettore, Ben Snyder? 

I tempi del pugilato sono finiti per lui, e Ben ha imparato a usare più il cervello che i muscoli. Ma non per questo l’angelica Miss Montaigne è alla sua portata. Potrà proteggere Paulette e anche il proprio cuore?

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Le suore non avrebbero mai approvato.

Il quadro che accoglieva gli ospiti nell'atrio del Vitium et Virtus era uno scandaloso dipinto a olio che ritraeva dei e dee dell’Olimpo aggrovigliati in un’orgia. Se era indicativo del resto degli arredi, quel posto non alludeva al peccato, lo sbatteva in faccia. 

Le suore che avevano allevato l’orfana Paulette Montaigne erano piene di ottime intenzioni e pessimi consigli. Prima volevano che si facesse suora, ma, per quanto potesse pregare lei non sentiva la vocazione. Poi volevano che si sposasse. Ma dopo anni di guerra, a Saint-Suliac non era rimasto neanche uno scapolo sotto i cinquanta. Se non si serviva né Dio né un marito, bisognava comunque guadagnarsi da vivere in qualche modo. 

«Al secondo piano ci sono le camere per le artiste.» Il suo nuovo datore di lavoro indicò il retro dell’edificio. Mr. Gregory era un uomo dalla pelle scura, con un sorriso affascinante e maniere impeccabili. «L’ingresso è privato e ci si arriva dai camerini.» Poi si girò e allargò un braccio verso la scalinata. «Le stanze sopra questa parte del club sono per… gli incontri intimi.»   

Significava che era come sospettava, e quel circolo non era migliore del club Plaisirs Nocturnes. Era stata sciocca a lasciare la Francia per sfuggire al disonore, se doveva finire a fare la putain per un inglese. Guardò le ragazze che l’attorniavano. 

Lui notò la sua occhiata allarmata e si affrettò a dire: «Ma non preoccupatevi di doverlo fare. Ve l’ho promesso prima di partire da Parigi, da voi vogliamo solo che cantiate meravigliosamente come facevate lì». Poi scrollò le spalle. «Quello che fate nel resto del vostro tempo sono affari vostri.» 

«Merci» disse, cercando di non fargli capire quanto fosse sollevata. Non ignorava quali attività si svolgessero in quei club di piacere. Canzoni sconce e costumi succinti al pianterreno, e tresche e donnine allegre al piano di sopra. Ma nel locale in cui lavorava a Parigi, il proprietario continuava ad alludere al fatto che avrebbe potuto guadagnare più fuori scena che in scena. Per sfuggirgli era venuta a Londra. Non avrebbe mai voluto allontanarsi così tanto da casa, ma ancor meno avrebbe voluto trasferirsi di nuovo. 

«I vostri ospiti sono al corrente di queste regole?» 

Mr. Gregory parve sorpreso da quell'allusione. Forse gli inglesi erano veramente diversi dai francesi, e il clima del nord raffreddava il loro sangue. «Non avete niente da temere, ve l’assicuro. Il club è frequentato da uomini e donne. Se qualcuno pretende più di quanto siate disposta a dare, parlate con uno dei proprietari, e verrà bandito. A Mr. Challenger interessa molto che il locale sia gestito senza problemi. Il nostro amico, il Duca di Westmoor, non sarebbe mai proprietario di un circolo in cui le donne ricevono approcci indesiderati. Tutti e tre vogliamo che chi lavora qui sia felice come gli ospiti.» 

«E voi siete qui ogni sera?» gli chiese, ancora dubbiosa. 

«Non sempre» ammise lui. «Ma il custode, Mr. Snyder, è in servizio tutte le sere e spesso anche di giorno. Aspettate, ora lo chiamo.» Andò a tirare il cordone di un campanello. 

Poco dopo Paulette sentì dei passi pesanti alle sue spalle. Si girò e non vide un uomo, ma una montagna ambulante di muscoli che stava per investirla. Il viso sarebbe stato bello se non fosse stato brutalmente massacrato. Aveva il naso storto per diverse fratture, e una cicatrice sul sopracciglio e la fronte, fino all'attaccatura dei folti capelli neri. 

«Mr. Gregory?» tuonò quell'orco. Poi la notò e si girò lentamente per fissarla con i suoi occhi scuri. 

Quando i loro occhi sì incrociarono, Paulette fu invasa da un’improvvisa emozione inspiegabile. Era terrorizzata dal suo fisico imponente, ma non poteva distogliere lo sguardo. Aveva l’impressione che dovesse insegnarle qualcosa d’importante, indipendentemente dalle conseguenze della conoscenza che ne avrebbe ricavato. 

Improvvisamente ebbe un’illuminazione, come Eva nel giardino dell’Eden. 

E, anche se non l’aveva mai fatto in vita sua, cadde a terra svenuta.

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