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Soul

di SILVIA CARBONE

A grande richiesta pubblichiamo il prequel inedito di The Pleasure, il romanzo scritto a quattro mani da Silvia Carbone e Michela Marrucci.

Soul racconterà la struggente e delicata storia d’amore tra Aamir e Hannah, i genitori di Shad Blaine, il protagonista, insieme a Madison, di The Pleasure.

Buona lettura!

1.

“L’incontro tra le nostre anime destinate a non lasciarsi più”
Aamir Shad El Alì

Il party che la compagnia teatrale aveva organizzato al Chicago Theatre dopo la “prima” di Romeo e Giulietta, era elegante ed esclusivo. Naturalmente Aamir Shad El Alì, Principe dell’isola di Takei, era stato invitato insieme al fratello, il sultano Khalid El Alì e la sua scorta personale.
Aamir continuava a guardarsi intorno aspettando l’entrata della ragazza che aveva notato sul palco. Recitava in una parte minore e l’avrebbe ignorata se all’ultimo atto non avesse alzato lo sguardo verso la platea dove sedeva la delegazione di Takei. Il suo sguardo, nonostante le luci, lo aveva lasciato senza fiato: il loro colore gli ricordava l’azzurro terso di un pomeriggio d’estate. Solo dopo aveva notato anche il suo aspetto: il corpo sinuoso si muoveva con una grazia innata nonostante l’abito di scena che indossava, con drappeggi di tessuto pesante, ne limitasse i movimenti. Si era ritrovato attratto da quella figura femminile come una falena dinanzi a una fonte di calore. Il suo stato d’animo da quel momento era diventato sofferente. Sentiva il bisogno di conoscerla e, dannazione, non sapeva neanche lui a che scopo. Aveva questa necessità di guardare in fondo a quell’abisso azzurro e capire cosa celasse. Per quel motivo aveva chiesto al direttore di scena di presentargliela.  E in quel momento una voce gentile lo riscosse portando l’attenzione sull’uomo ma soprattutto sulla ragazza al suo fianco. «Sua Altezza, posso presentarle Hannah?»
Aamir rimase senza parole. Era alto, muscoloso tanto da sembrare enorme, e nonostante quel fisico imponente emanasse potere, davanti a quella donna si sentì “nulla”.  La ragazza spostava lo sguardo da un lato all’altro evitando di fermarlo su di se e negandogli il piacere di osservare i suoi occhi. I capelli lunghi neri le ricadevano in morbide ciocche ai lati del seno e si stropicciava le mani davanti al grembo; un chiaro atteggiamento di nervosismo. Certo, il “kandura” e il copricapo non aiutavano a sembrare una persona qualunque, quindi Aamir decise di schiarirsi la voce e uscire da quello stato di ebetismo prima di vederla fuggire. «Molto lieto, sono il Principe Aamir.»
A quel punto Hannah alzò timidamente lo sguardo verso di lui e con un filo di voce si presentò: «Lieta d’incontrarla, Signor Aamir.»
«Principe Aamir, Hannah» l’ammonizione del direttore fece sussultare la ragazza provocando in lui un senso di fastidio.  Voltò la testa verso l’uomo e lo liquidò seccamente. «Aamir va benissimo. Può lasciarci ora.» Il tono autoritario non lasciò dubbi a nessuno. La sua non era una richiesta ma un ordine. Imbarazzato, l’uomo fece un piccolo inchino con la testa e andò via. E a quel punto Aamir spostò la sua completa attenzione sulla giovane donna. «Hannah... e hai anche un cognome?»
Hannah sorrise e mosse la testa in segno affermativo. «Blein. Il mio nome è Hannah Blein.»
«Hai un bellissimo nome, Hannah Blein» lo ripeté assaporandone il suono sulle sue labbra. «E da dove vieni?» sussurrò Aamir per evitare di farsi sentire dagli altri ospiti e rendere l’incontro più privato possibile.
La ragazza iniziò a giocare con una ciocca di capelli arrotolandola sul dito. «Seattle.»
Aamir non riusciva a staccarle gli occhi da dosso. Era adorabile e incantato dalle sue movenze, da quella voce sensuale. La sua timidezza e quell’aura di purezza lo rendeva privo di ogni pensiero nobile perché l’unica cosa a cui riusciva a pensare era di averla. Ma non sessualmente, no. O almeno, diamine, non solo quello. No l’emozione che provava era qualcosa di più profondo.
«Sei stata molto brava stasera sul palco» provò a intavolare un discorso.
Il volto della ragazza assunse una tonalità più rosea a quel complimento e Aamir avvertì una stretta allo stomaco che si accentuò quando la sentì ridere tradendo un certo imbarazzo. Una risata cristallina che lo contagiò all’istante facendolo sorridere a sua volta.
Quella donna era stata una folgorazione. Un colpo di fulmine? La chiamavano così gli occidentali, giusto? Un sentimento che arriva improvviso e che capovolge il tuo mondo mettendo in discussione tutto. «Ti ringrazio, ma non ho fatto granché. Il mio è solo un personaggio secondario. Non fraintendere le mie parole. Sono molto felice perché si tratta del mio primo spettacolo importante, ma sto ancora studiando per realizzare il mio sogno e un giorno so che riuscirò a ottenere il ruolo di protagonista. Il teatro è la mia vita.»
«La luce che vedo nei tuoi occhi, proprio adesso che stai parlando del tuo futuro e delle tue aspettative, è la conferma che riuscirai a ottenere tutto ciò che desideri. Io posso solo assicurarti che quando sei entrata in scena ogni uomo, donna e tutto il resto delle persone all’interno del teatro sono scomparsi davanti ai miei occhi. La tua bellezza ha offuscato la mia mente.»
Hannah fermò quel movimento sinuoso della mano e lasciò ricadere il braccio lungo il corpo. Inclinò la testa da un lato e per la prima volta osservò quell’uomo senza timore. «È una cosa molto dolce da dire, Aamir. Ma non capisco dove tu voglia arrivare. Insomma, io sono solo un’attrice e per giunta neppure tra le più importanti. Probabilmente non dovrei neppure parlare con te perché la mia presenza scenica sarebbe dovuta restare nell’ombra dell’anonimato e perdona la mia insistenza ma non riesco a capire quello che sta accadendo. Che cosa vuoi esattamente da me?»
Aamir rimase fermo a osservarla. Una domanda a cui sapeva dare una risposta? Proprio no. Sapeva di avere degli obblighi, ma per quella sera voleva stare con lei.
«Desidero solo trascorrere del tempo con te per conoscerti. Posso accompagnarti a casa?» mormorò Aamir.
Hannah corrucciò la fronte e Aamir vide il suo respiro farsi più veloce. «Io… non sono sicura che sia… non sono quel genere di ragazza…»
Aamir si accorse subito dell’agitazione della donna e cercò di rassicurarla immediatamente. Le sorrise sincero e si chinò in avanti porgendole la mano. «Non potrei e non vorrei mai danneggiare la tua purezza. Il mio unico desiderio è di prolungare questo incontro e scoprire qualcosa più» e dopo sospirò. «Ti prego, habi, non negarmi qualche ora ancora con te.»
Hannah spostò lo sguardo dai suoi occhi alla mana protesa di fronte a lei. Per una frazione di secondi, ripensò a tutte le raccomandazioni che aveva ricevuto dai genitori prima di trasferirsi a Chicago ma quell’uomo, che la guardava come nessuno l’aveva guardata mai, la stava facendo vacillare. L’intensità di quelle pozze scure le faceva tremare le gambe e accelerare il battito del cuore. Devozione. Ecco il termine che le ronzava in testa. «Solo fino a casa» si ritrovò a rispondere e per la prima volta toccò la sua mano. Pelle contro pelle e una scarica elettrica che nasceva da quel contatto irradiandosi nel corpo e fermandosi sul cuore.
Aamir strinse la mano nella sua e lesse nei suoi occhi la stessa sensazione che l’aveva stordito. Si riscosse e la accompagnò a casa con la sua limousine.
Il quartiere dove viveva la ragazza era tranquillo e poteva scorgere dai vialetti, giardini ben tenuti e recinti che chiudevano cortili sul retro dove giochi di bambini facevano capolino.
«È un bel quartiere questo» Aamir diede voce ai suoi pensieri.
Hannah, che aveva il viso girato verso il finestrino, si voltò per parlare con lui. «I miei genitori hanno insistito molto. Non mi avrebbero permesso di trasferirmi se non avessi vissuto in un quartiere adeguato, quindi il North Side è stata la scelta finale.»
«I tuoi genitori vivono a Seattle?»
«Sì, li raggiungerò per Natale.»
Aamir allungò il braccio e strinse la sua mano. Quando ristabilì il contatto, chiuse gli occhi per rivivere la forte emozione che aveva provato prima. E al sussulto di Hannah, si girò. «Domani partirò, ma prometto di tornare a trovarti se sei d’accordo. Mi piacerebbe molto conoscerti.»
Hannah prese la borsa che aveva appoggiato sul sedile davanti estraendo una penna. Si avvicinò al braccio dell’uomo e tirò su la manica del kandura. Aamir osservò ogni gesto fino a quando non si rese conto che le aveva lasciato il suo numero di telefono. Alzò la testa e incontrò lo sguardo divertito di Hannah. E si sentì morire. Quegli occhi l’avevano stregato.
«Chiamami quando torni in America» aprì la porta e una folata di vento la fece rabbrividire. Mise una gamba fuori ma quando toccò il marciapiede, si voltò e si piegò all’indietro per baciare Aamir. Un bacio leggero, casto, sulla guancia, ma un bacio che diede il colpo di grazia al principe. Quando la vide uscire la bloccò stringendole il polso e costringendola a voltarsi.
«È una cosa strana quella che ti sto per dire, ma ho come la certezza che la mia anima riconosca la tua, Hannah Blein di Seattle.»
Hannah sgranò gli occhi e sorrise. «Torna presto, Principe Aamir.»
E con quelle parole iniziò la loro storia d’amore.

Soul

© 2018 Silvia Carbone e Michela Marrucci

© 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano

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