James si appoggiò allo schienale della sedia, nascose per un secondo il viso fra le mani e poi si ravviò i capelli con un gesto impaziente.
Il volo da Kuala Lumpur era atterrato poco dopo le cinque di quel mattino, dall'aeroporto si era recato direttamente in ufficio, dove aveva fatto una doccia veloce e si era cambiato d'abito. Aveva già sbrigato gran parte delle pratiche che aveva trovato ad attenderlo, e ora aveva un disperato bisogno di un caffè oltre che di mettere nello stomaco qualcosa di più sostanzioso della ciambella che gli avevano servito in aereo.
In quel momento, sentì dei rumori provenire da dietro la porta chiusa. Bene. La sua segretaria doveva essere arrivata. Un po' in ritardo, ma non era un problema. Lei era la migliore nel suo campo. Almeno, lo era di solito.
Prese i documenti che aveva già esaminato, si alzò e fece capolino dall'ufficio.
«Bridge, per caso ti sei fratturata tutte le dita delle mani? Ci sono tanti di quegli errori di battitura in queste carte che quasi non sono riuscito a leggerle!» Sollevò lo sguardo dai fogli che aveva sventolato e si fermò sulla soglia della porta, sorpreso nel vedere una sconosciuta che si stava alzando dalla poltrona posta dietro la scrivania.
Era alta, bruna, affascinante. Non era...
«Non sei Bridget» affermò.
«No.»
La voce di lei era bassa ma limpida, con un accento straniero, velata da un ovvio senso di colpa.
In quel breve istante, James perse ogni capacità razionale. Riusciva solo a guardare la donna più bella che avesse mai visto. Gli sembrò che il suo cuore impiegasse un'eternità per riprendere a battere a un ritmo regolare, e quando finalmente successe mosse un passo in avanti. Le gote della donna diventavano più rosse man mano che lui le si avvicinava.
«Io sono...»
«La principessa Elissa.» Ora che il suo cervello aveva ricominciato a funzionare, ricordava. Aveva detto al fratello di lei che l'avrebbe assunta ma, assorto nelle conferenze cui aveva partecipato, non aveva più pensato a quella promessa. Ormai la principessa doveva essere a Sydney da almeno un mese. La stava fissando, si rese conto James, ma non poteva evitare di farlo. Aveva visto innumerevoli foto di lei sui giornali, quella però era la prima volta che la incontrava di persona. Non avrebbe mai creduto che potesse essere una creatura così assolutamente... perfetta. Spesso le celebrità da vicino erano una delusione, senza il beneficio di tonnellate di cosmetici, pettinature elaborate e abiti sfavillanti. Ma in verità nessuno scatto avrebbe potuto catturare la luce che danzava negli occhi scuri della principessa, o la ricchezza delle sfumature di colore dei suoi lunghi capelli castani. Capelli che dovevano essere morbidi come la seta, decise. E nessuna istantanea avrebbe potuto preparare un uomo allo splendore del suo corpo snello, ma dotato delle giuste curve, così squisitamente femminile e provocante.
«Bridget è in vacanza. Mi è stato detto di sostituirla durante la sua assenza.»
Ancora troppo impegnato nel suo scrutinio, James si limitò ad annuire.
«Scriverò di nuovo quel rapporto.»
Il viso di lei ora era davvero in fiamme, e quando tese la mano per recuperare i fogli James notò che tremava leggermente. Un dettaglio che lo riportò alla realtà, e che lo indusse a fare qualcosa per attenuare il suo imbarazzo. «È possibile che la tastiera del computer sia diversa da quelle europee» ipotizzò. Lei alzò lo sguardo solo per un istante, sufficiente però affinché lui notasse nei suoi occhi un'espressione che tradiva dispiacere... oltre che panico.